Le recensioni di Wuz.it

Lezioni di tenebra di Helena Janeczek

""Mia madre e mio padre erano rimasti vivi, quindi volevano vivere. Quindi volevano me, un bambino. Per quel figlio non è facile fare la parte della vita-che-continua, non è possibile se non al prezzo che quella vita non sia la sua. Eppure anche la voglia di vivere, quella voglia primitiva che emerge dall’azzeramtno, si trasmette. E’ l’unico antidoto che ho ricevuto, ma se lo scopri, è potente.""

LIBRO SCELTO DA WUZ PER IL GIORNO DELLA MEMORIA 2011

C’è una domanda che la scrittrice Helena Janeczek si pone e ci pone all’inizio del libro. Una domanda senza risposta che ricorre lungo tutto il libro Lezioni di tenebra (già pubblicato da Mondadori nel 1997 e ora riproposto da Guanda) e che contiene anche il senso di questo romanzo autobiografico.
Si possono trasmettere conoscenze e esperienze, di madre in figlia, prima ancora che questa venga al mondo, in maniera viscerale?
Perché lei, Helena, ha una fame atavica, una fame da morti di fame.
Ha la fame che aveva sua madre ad Auschwitz.
Esiste una memoria inconsapevole, ereditata insieme al dna? E tuttavia non basta, c’è la necessità di fare sì che questa memoria acquisti consapevolezza e venga espressa in parole con tutto il dolore che ciò comporta, perché resti per sempre, a disposizione di tutti.

È stato solo dopo la sua morte per infarto che Helena ha scoperto che in realtà suo padre non si chiamava Stefan Janeczek. E che neppure la data in cui avevano sempre festeggiato il suo compleanno e per cui lei gli aveva letto l’oroscopo, anno dopo anno, era la sua vera data di nascita.
Ma era così che era registrato sul passaporto che gli aveva salvato la vita, quando la Polonia era stata invasa dai nazisti.
Anche sua madre Nina era sopravvissuta, fuggendo dal ghetto alla vigilia di una grossa deportazione, riuscendo in qualche maniera a cavarsela, mentendo, finchè era stata presa e portata ad Auschwitz. Ma era già il 1944, mancavano pochi mesi alla liberazione del campo, lei era finita al Kanada (la baracca in cui si smistavano gli averi dei prigionieri) - con la sua straordinaria volontà di vita Nina Franziska Lis ce l’aveva fatta. Proprio come l’uomo che avrebbe sposato.



C’è tutta una letteratura sui figli dell’Olocausto (ricordo il bellissimo Sono figlia dell’Olocausto, graphic novel di Bernice Eisenstein pubblicato da Guanda, oppure i romanzi di Lizzie Doron, pubblicati da Giuntina), sulla reticenza dei genitori a parlare dell’indicibile, sul loro desiderio di proteggere i figli, sul fardello di un vissuto che mai si vorrebbe far ricadere sulle spalle di chi rappresenta un futuro diverso.
E così, come delle lezioni si avvvicinano gradualmente al cuore di una spiegazione, Lezioni di tenebra conducono passo dopo passo al cuore di tenebra di memoria conradiana. Letteralmente dentro i gironi di Auschwitz. Perché il libro incomincia come un romanzo di ricordi personali, di un’adolescenza a Monaco di Baviera che sarebbe del tutto comune se non fosse per quel distacco dai tedeschi che i genitori Janeczek sottolineano di continuo - e non perché siano polacchi, non perché siano ebrei polacchi. In casa, dopo tutto, si parla tedesco, non polacco, non yiddish. Ma i tedeschi… è meglio guardarsi dai tedeschi.
Assolutamente proibito, per la giovane Helena, avere un ragazzo tedesco. Helena avverte lo sconcerto del silenzio sul passato, il senso di sradicamento. E poi, nella sua vita come nella narrazione, affiorano stralci di quanto è successo. Fino al grido della madre, nella stanza di un albergo di Varsavia, durante un viaggio di gruppo - il primo dopo cinquant’anni - in Polonia. Un grido che riecheggia nelle nostre orecchie e che sentiremo ancora più forte quando Nina Lis, accompagnata dalla figlia Helena, visita Auschwitz.

Lezioni di tenebra
è una lezione di storia del ‘900, è un libro di memorie di tempi e luoghi che non esistono più (agghiaccianti le parole di chi vive oggi nelle case che una volta erano degli ebrei e che teme qualche rivendicazione), è la storia della vita di una donna indomita e coraggiosa, è l’omaggio della scrittrice a sua madre.
È infine un bellissimo romanzo che ci parla di un rapporto stretto seppure a volte conflittuale tra una madre e una figlia.

Helena Janeczek - Lezioni di tenebra
199 pag., 15,00 € - Edizioni Guanda 2011 (Narratori della Fenice)
ISBN 978-88-6088-266-0


L'autrice


25 gennaio 2011 Di Marilia Piccone

Lezioni di tenebra
Lezioni di tenebra Di Helena Janeczek;

Un libro particolare, un romanzo nutrito di autobiografia, che diventa anche biografia di una generazione. Una narrazione composita, fatta di brani di esistenza, ricordi, che ci portano gradualmente al cuore nero della storia, Auschwitz. "Lezioni di tenebra" racconta il rapporto tra la giovane autrice e la madre, l'unica di due famiglie numerose a essere sopravvissuta all'Olocausto, insieme al padre. Ebrei polacchi, vissuti in Germania, dove la figlia Helena è cresciuta sentendosi completamente estranea al mondo tedesco e alla sua cultura, pur usandone la lingua anche nel suo esordio in poesia. Romanzo sull'eterno tema dell'amore difficile tra madre e figlia, che non è soltanto una memoria sull'Olocausto, ma un resoconto lucido, appassionato e distaccato al tempo stesso, che punta soprattutto a misurare l'intensità del contraccolpo che quella tragedia ha lasciato nella generazione successiva. E il contraccolpo sta nell'impossibilità di avere radici, nella confusione linguistica, nel disperato bisogno di appartenere e nella crudele condanna a sentirsi estranei, comunque e dovunque. Sta nello stupore di fronte al destino, al male, alla sorte: "Paghi per ogni errore, anche il più piccolo, sempre e comunque... Ma che cosa sia un errore non lo sai. A questo non devi mai pensare".

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