Le recensioni di Wuz.it

27 gennaio, Giornata della Memoria

La strada di Levi di Davide Ferrario e Marco Belpoliti

6.000 km. 10 frontiere. 60 anni
Da Auschwitz al postcomunismo. Viaggio alla scoperta di un'Europa sconosciuta


Con un libro di Marco Belpoliti e Andrea Cortellessa. Testimonianze e scritti di Primo Levi e Mario Rigoni Stern

  • La presentazione di Andrea Cortellessa
  • Citazioni da Primo Levi in La strada di Levi
 
La Giornata della Memoria, data che intende ricordare le persecuzioni etniche e politiche compiute dai nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale, è stata fissata il 27 gennaio perché quella è la data (27 gennaio 1945) dell'entrata ad Auschwitz dell'Armata Rossa e della liberazione dei prigionieri sopravvissuti.

Anche per Primo Levi, registrato in quel campo di concentramento con il numero 174 517, quello fu il primo giorno di libertà da quando, il 22 febbraio 1944, con altri 650 ebrei, era giunto ad Auschwitz.
Di quei 650, dopo meno di un anno, solo 20 erano i sopravvissuti.
Come tutti sanno il periodo della prigionia e la tragica realtà di Auschwitz sono al centro di Se questo è un uomo, un libro che è oggi uno dei fondamenti della letteratura concentrazionaria europea.



Il percorso


Dalla fine di gennaio all'ottobre successivo Levi percorre il  viaggio di ritorno a Torino, attraversando la Polonia, l’Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia, l’Austria, la Germania per giungere, finalmente, in Italia. Lungo, travagliato percorso che è al centro de La tregua (che vince il Premio Campiello nel 1963) e che, sessant'anni dopo, Ferrario e Belpoliti ripercorrono, attraversando l'Europa del post-comunismo.



Ucraina

Il film, contenuto nel cofanetto, ricostruisce il percorso di Primo Levi e, attraverso le sue parole, ma con lo sguardo della contemporaneità, osserva le contraddizioni di quell'Europa ancora fresca di un nuovo trauma, il crollo di regimi che per tanti decenni li avevano tenuti in pugno: quelli che vediamo sono le macerie di un impero, quello sovietico.
Ed ecco le parole dei due autori: “Noi, come Primo Levi allora, viviamo oggi al termine di una tregua... Per Levi si trattava della tregua tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della Guerra Fredda; per noi è quella tra la caduta del muro di Berlino e l’11 settembre 2001. Nel nostro film non abbiamo trovato la risposta a cosa ci aspetta. Ci siamo solo messi in viaggio, per incontrare persone,  senza preconcetti, per comprendere i paradossi in cui noi europei stiamo vivendo”  



Chernobyl

Da Auschwitz, inevitabile punto di partenza, lo spettatore viene portato, in compagnia di Andrzej Wajda, a visitare l’immensa acciaieria di Nowa Huta vicino a Cracovia, in Polonia: il senso di abbandono è angosciante tra rovine spettrali e chiese di nuova costruzione.
In Ucraina, a L’viv, il film racconta la morte misteriosa di Igor Bilozir, un  artista ucraino assassinato nel 2000 da giovani russofoni a causa delle sue canzoni popolari. Si segue poi il percorso di Levi a est. A Zmerenka, lo scrittore rimase a lungo cercando qualche possibilità di riprendere il viaggio verso casa. Il cammino ha poi un percorso imprevedibile: punta a nord, verso la Bielorussia e, prima di entrare in questo mondo a parte, viene filmato ciò che resta del gulag di Novograd-Voljinsky.
Qui non sembra che il ""muro"" sia caduto, ecco infatti una fattoria  collettiva, ma il KGB del posto ferma regista e sceneggiatore. Dopo un intervento del Ministero italiano, il clima cambia radicalmente: lo stesso incaricato del KGB accompagna i due in una “visita guidata” del kolkhoz, e la descrizione dell'intero episodio è veramente grottesca.



Romania

Levi non era passato da Chernobyl, ma se ne era solo avvicinato. Il carattere fortemente emblematico di quel luogo però induce Ferrario a introdurlo in questa particolare road movie. Qui, nella città fantasma di Prypiat', c'è l'incontro con un sopravvissuto. Il percorso vira poi a sud: ecco Kazatin e il ricordo della storia d'amore di Levi con una ragazza russa. La Moldavia, il Paese più povero d'Europa, tappa successiva del viaggio, significa anche emigrazione: un autobus pieno di migranti diretti in Italia e la loro storia di miseria e di disperazione. Quindi la Romania e le sue odierne contraddizioni tra povertà e imprenditori italiani che hanno delocalizzato la produzione. 


Mario Rigoni Stern e Davide Ferrario
Ungheria, Slovacchia, Austria, Germania vengono rapidamente attraversate con rapidi cambiamenti di paesaggi e di stati d'animo (rileggendo La tregua, sarà proprio questa l'emozione che sa suscitare nel lettore). La descrizione di un meeting neo-nazista rapportata alle parole di Levi appare davvero sconvolgente. Infine l'Italia, il punto d'arrivo, il luogo a cui lo scrittore aspirava per trovare pace, ma che non ha mai saputo cancellare una tragedia insopportabile, tanto che nel 1987 è stato un suicidio a porre fine al tormento della memoria.  Ad attendere i due autori del film, un vecchio amico di Primo Levi, lo scrittore Mario Rigoni Stern che sarebbe scomparso nel 2008 e che, nonostante tutto, sapeva aprirsi ancora alla speranza.



CREDITS


Davide Ferrario e Marco Belpoliti

Diretto e prodotto da Davide Ferrario
Sceneggiatura: Davide Ferrario e Marco Belpoliti
Montaggio: Claudio Cormio
Direttore della fotografia: Gherardo Gossi, Massimiliano Trevis
Musica: Daniele Sepe
Voce narrante: Umberto Orsini
Suono: Gianni Sardo
Direttori di produzione: Federico Mazzola e Emanuela Minoli
Produttore esecutivo: Ladis Zanini
Produttore associato: Francesca Bocca

Un film di Davide Ferrario e Marco Belpoliti
prodotto da  Rossofuoco e Rai Cinema



Bielorussia - Statue di partigiani


22 gennaio 2010 Di Grazia Casagrande

La strada di Levi. Da Auschwitz al postcomunismo. Viaggio alla scoperta di un'Europa sconosciuta. DVD. Con libro

Il cofanetto raccoglie il documentario "La strada di Levi" del regista Davide Ferrario e del giornalista e scrittore Marco Belpoliti, e il libro "Da una tregua all'altra" di Andrea Cortellessa e Marco Belpoliti. Il documentario dedicato a Primo Levi è un viaggio interminabile: quando nel 1945 l'autore di "Se questo è un uomo" lascia Auschwitz e torna a Torino passando tra le rovine postbelliche dell'Europa dell'Est. Mesi di sofferenza raccontati nel libro "La tregua". Ferrario e Belpoliti hanno fatto lo stesso viaggio e lo hanno ricostruito nel film "La strada di Levi", per recuperare fra le nuove rovine del postcomunismo la memoria e la realtà di quello che siamo. Nel libro allegato, le testimonianze dello stesso Levi e di Mario Rigoni Stern aiutano a mettere a fuoco i sentimenti, la storia e i problemi di questo e di quel viaggio sconvolgente.

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