Le recensioni di Wuz.it

Sete di giustizia di Anne Holt

""Qual è la percentuale di violenze carnali non denunciate, quando i violentatori sono 'norvegesi'?- Hanne fece un segno per indicare che intendeva la parola tra virgolette. – Gli stupri consumati nei party privati, nelle feste organizzate dalle ditte, oppure perpetuati dai coniugi legittimi…o da qualsiasi altra parte. È lì che trovi i casi non denunciati. Tutte le ragazze sanno benissimo che i responsabili non verranno mai condannati.""

Raramente ci è capitato di provare una sensazione di esultanza come quella che abbiamo sentito terminando la lettura di Sete di giustizia della scrittrice norvegese Anne Holt. 
Raramente siamo stati così contenti che un delitto non fosse perseguito e il colpevole non venisse punito. 
Il perché ha a che fare con il titolo di questo romanzo di indagine poliziesca che abbiamo ricercato dopo che la casa editrice Einaudi ha pubblicato, questa estate, il libro Quello che ti meriti della stessa autrice - sottolineiamo che non è vero, come ha sottotitolato un articolo di un grande quotidiano, che appare “per la prima volta” tradotta in italiano la giallista norvegese, in quanto la Hobby & Work aveva già pubblicato questo “Sete di giustizia” nel 1999.

L’azione di Sete di giustizia si svolge esattamente in un mese, tra il 9 maggio e il 10 giugno di un inizio estate insolitamente caldo - ritmo serrato, dunque, con le date dei capitoli che si incalzano rincorrendosi. Anche perché si sta rincorrendo un uomo violento, che probabilmente colpirà ancora e deve essere fermato. In apparenza si tratta di due diversi crimini, uno perfin troppo chiaro e l’altro molto oscuro: una studentessa di medicina ventiquattrenne viene violentata sadicamente per una notte intera da un uomo che è entrato a forza con lei nel suo appartamento in una bella zona di Oslo; un sabato dopo l’altro - tranne il sabato dello stupro della ragazza - vengono trovate tracce di sangue in capanni o rimesse abbandonate (più che tracce, è come se quei luoghi fossero degli scannatoi), e c’è sempre un numero tracciato su un muro col sangue. Finché salta fuori anche il cadavere di una ragazza, un’immigrata straniera, sgozzata…
Anche le indagini sono, in certo qual modo, duplici, perché da una parte è la polizia di Oslo che cerca di venire a capo dei crimini e finisce per trovare il collegamento tra di loro, dall’altra sono il padre della ragazza violentata e la ragazza stessa che si mettono sulle tracce del colpevole, chiedendo in giro nella zona dell’appartamento, arrivando ad una conclusione prima della polizia stessa.

Un’indagine pubblica e un’indagine privata: è in questa doppia indagine la novità e la curiosa tensione del romanzo della Holt. Con il doppio interrogativo: verrà fermato il colpevole prima che ci siano altri massacri del sabato? E chi arriverà per primo a fermarlo? Inoltre il pubblico e il privato offrono anche la possibilità di esplorare psicologicamente l’impatto di uno stupro - un tipo di violenza particolarmente odioso - sia sull’ispettrice di polizia Hanne Wilhelmsen sia sulla vittima e sulla persona che più di tutti le è vicino, il padre. 

Il personaggio di Hanne Wilhelmsen non riappare nel romanzo pubblicato da Einaudi: giovane, bella, inavvicinabile dai colleghi che la corteggiano tutti un poco. È lesbica, ma non vuole che si sappia - e questo è causa di liti con la sua compagna. E indubbiamente le sue inclinazioni sessuali aggiungono urgenza al desiderio di catturare l’uomo che ha infierito sulla studentessa. Così come la studentessa vuole poter rimuovere la faccia di lui dai suoi ricordi e suo padre dare una punizione esemplare a chi ha spezzato la vita di sua figlia. C’è poi l’altro filone, quello delle donne immigrate che vengono assassinate - e i temi della discriminazione e del razzismo sono quanto mai attuali.

Il romanzo, edito dalla Hobby & Work, si trova ancora nelle librerie (certamente su IBS.it). Vale la pena di leggerlo (anche se quasi certamente verrà ristampato) - teso, agile, inquietante.  

Titolo originale: Salige er de som tørster
Traduzione di Maria Teresa Cattaneo


Le prime pagine

Era così presto che albeggiava appena. A occidente, la volta si era tinta di quel colore intenso che impreziosisce solo i cieli scandinavi in primavera, blu cobalto all'orizzonte e più sfumato verso lo zenit, per poi stemperarsi in coltri rosa a est, dove un sole ancora assonnato aveva iniziato a stiracchiarsi.
   Per il momento, l'aria sembrava inconsapevole del sorgere imminente di un nuovo giorno, e possedeva ancora quella strana trasparenza tipica delle mattine primaverili a circa sessanta gradi di latitudine nord. Anche se era presto per prevedere la temperatura, tutto lasciava presagire che pure quel giorno, a Oslo, avrebbe fatto molto caldo,
   L'ispettrice di polizia Manne Wilhelmsen, comunque, aveva ben altro per la testa. Se ne stava immobile, rimuginando sul da farsi. C'era sangue dappertutto. Sul pavimento. Sui muri. Persino sul soffitto non intonacato, dove si notavano delle macchie scure, simili a disegni astratti di un qualche test psicologico. Alzò il capo e ne fissò una proprio sopra di lei: assomigliava a un bue color rosso porpora, con tre coma e la parte posteriore del corpo deformata.
   La donna rimase lì, come pietrificata, sia per lo sconcerto, sia per la paura di scivolare sul pavimento liscio.
   — Stai fermo! — ordinò bruscamente a un poliziotto più giovane, il cui colore di capelli si intonava alla perfezione con quell'ambiente bizzarro, mentre questi si accingeva a toccare il muro. Un raggio di luce polveroso filtrò da una piccola fessura nel tetto diroccato e illuminò la parete sul fondo, imbrattata di sangue in modo così copioso da far pensare, più che a disegni, a un maldestro lavoro di tinteggiatura.
   — Vai fuori! — intimò poi all'inesperto collega, reo di aver stampigliato le proprie orme su ampi tratti del pavimenta, e si morse la lingua per non caricare la dose. — Cerca di non lasciare altre tracce, uscendo...
   Qualche minuto più tardi, anche lei rifece il percorso a ritroso, con estrema cautela. Mandò il collega a procurarsi una torcia elettrica, quindi si fermò un attimo sulla soglia.
   — Volevo solo pisciare — piagnucolò l'uomo che aveva dato l'allarme.
   Se n'era rimasto fuori dalla legnaia, buono buono ad aspettare, ma ora pareva così irrequieto che ad Manne Wilhelmsen venne il sospetto che non fosse ancora riuscito a soddisfare i propri bisogni.
   — Il cesso si trova lì — le disse lui, fornendole un'indicazione del tutto superflua. Le esalazioni che provenivano da uno dei troppi vespasiani ancora in servizio a Oslo avevano la meglio persino sull'odore dolciastro e nauseabondo del sangue. La porta col cuoricino intagliato si trovava proprio lì di fianco.

© 2008, Hobby & Work Publishing

Sete di giustizia – Anne Holt
278 pag., 5,90 € – Edizioni Hobby & Work Publishing 1999 (Mystery Pocket)
ISBN 978-88-71-33886-6


L'autrice



11 settembre 2008 Di Marilia Piccone

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