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La rimozione. Storia di Giuseppe Tavecchio, vittima dimenticata degli anni di piombo
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La rimozione. Storia di Giuseppe Tavecchio, vittima dimenticata degli anni di piombo - Andrea Kerbaker - copertina
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rimozione. Storia di Giuseppe Tavecchio, vittima dimenticata degli anni di piombo

Descrizione



Una storia che tra i suoi comprimari vede anche tanti protagonisti di quell’epoca - dal commissario Calabresi a Pasolini - ma al centro ha solo lui, il pensionato Tavecchio, con la sua vita dall’esito drammatico che questa ricognizione a tappeto ha permesso di ripescare dall’anonimato.

"Quando una vittima non serve a nessuno non è più una vittima".

Nel marzo del 1972, un pomeriggio di sabato, Giuseppe Tavecchio, milanese, sessant’anni, pensionato, se ne esce a fare una commissione. A Milano è una giornata di scontri violentissimi tra i manifestanti dell’ultrasinistra e la polizia, con disordini che si protraggono per ore e devastazioni diffuse, incluso l’incendio di alcuni locali della sede del «Corriere della Sera» in via Solferino. Tavecchio passa dal centro durante una pausa dei tumulti; quando, alle cinque e dieci, insieme ad altri pedoni attraversa piazza della Scala, pare un momento di calma. Se non fosse che all’improvviso, senza alcuna ragione comprensibile, da una camionetta della polizia partono alcuni lacrimogeni verso quel gruppetto di persone inermi. Un candelotto, sparato ad altezza d’uomo, raggiunge al collo Tavecchio, che morirà tre giorni dopo senza aver ripreso conoscenza. È una vicenda tragica, che tutti dovremmo conoscere e ricordare. E invece no; perché uno che muore in questo modo non trova nessuno che abbia interesse a perpetuarne la memoria: ovviamente non lo Stato, che, per averne causato la morte, vuole soprattutto farlo dimenticare; non la politica, perché - se i militanti caduti negli scontri si onorano continuamente nel ricordo - sui passanti ammazzati per sbaglio, inutili alla causa, si sorvola con elegante indifferenza; e non i media, visto che un morto così fa ben poca notizia. Sicché ancora oggi il nome di Tavecchio è pressoché assente nelle cronache di quei giorni, comprese quelle in rete; e a ricordarlo non c’è neppure una lapide, di quelle che a Milano rievocano tutte le vittime del periodo, in un lungo cammino di lutti, rimpianti e dolori che l’autore percorre senza eccezioni. È una storia che tra i suoi comprimari vede anche tanti protagonisti di quell’epoca - dal commissario Calabresi a Giovanni Spadolini, da Pasolini a Marco Bellocchio - ma al centro ha solo lui, il pensionato Tavecchio, con la sua vita dall’esito drammatico che questa ricognizione a tappeto ha permesso di ripescare dall’anonimato.
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Dettagli

2016
10 marzo 2016
125 p., Brossura
9788831723725

Conosci l'autore

Andrea Kerbaker

1960, Milano

Andrea Kerbaker ha lavorato per vent’anni nella comunicazione dell’industria privata, prima per la Pirelli poi per Telecom, dove ha ideato e diretto per anni Progetto Italia, una società con lo scopo di contribuire alla crescita culturale del Paese. Ha sintetizzato la sua esperienza nel saggio Lo Stato dell’arte (Bompiani, Milano 2007) e ora insegna Istituzioni e Politiche Culturali all’Università Cattolica di Milano. E’ autore apprezzato di opere di narrativa tradotte in tutto il mondo. Nel 1998 ha vinto il premio Bagutta Opera Prima.Ha scritto, fra gli altri, il romanzo Coincidenze (Bompiani, Milano 2008), Lo scaffale infinito (2013) e Breve storia del libro (2014).Vive a Milano con la moglie e i tre figli che considerano le bufale una squisita...

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