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La mappa di pietra - James Rollins - copertina
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mappa di pietra

Descrizione


Solo la Sigma Force potrà trovare le risposte e svelare un segreto che cambierà per sempre il corso della Storia...

Un gruppo di individui, vestiti da monaci, fa irruzione nella cattedrale di Colonia durante la celebrazione di una messa solenne, uccide tutti i presenti, sacerdoti e fedeli, e s'impadronisce delle preziosissime reliquie custodite in un sarcofago sotto l'altare: le ossa dei re Magi. Per il segretario di Stato vaticano non ci sono dubbi: quella strage è un attacco al cuore stesso della Cristianità e i suoi responsabili vanno fermati prima che altri spaventosi sacrilegi siano compiuti. Ma nessuna forza di polizia ufficiale può risolvere un caso tanto cruento e apparentemente incomprensibile, e infatti il Vaticano incarica delle indagini monsignor Veroni, agente del servizio segreto della Santa Sede, e sua nipote Sara, tenente dei carabinieri esperta nei furti di oggetti sacri, ai quali si affianca la squadra di Grayson Pierce, membro della Sigma, una sezione occulta del dipartimento della Difesa americano. Ben presto, Sara e Grayson si convincono che, per risolvere il mistero, devono ricostruire la vera storia delle reliquie dei Magi e, seguendo un labirinto di indizi, di rivelazioni e di scoperte - che li porterà da Colonia a Milano, da Roma fino ai luoghi mitici delle Sette Meraviglie del mondo -, si mettono sulle tracce di un'antica confraternita di alchimisti eretici, le cui scoperte sono forse la chiave dell'enigma. Tuttavia a ogni tappa della loro ricerca, sospesa tra passato e presente, tra fede e scienza, dovranno confrontarsi con nemici spietati e senza scrupoli, perché il segreto legato al furto delle ossa sacre nasconde interessi e obiettivi che sono all'origine del millenario scontro tra Bene e Male...
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Dettagli

2017
2 febbraio 2017
500 p., Rilegato
Map of bones
9788842929260
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Indice

Le prime pagine del libro

Marzo 1162

Gli uomini dell’arcivescovo fuggivano tra le ombre della vallata. Dietro di loro, in cima al passo innevato, i cavalli nitrivano, lacerati dagli strali, e i soldati gridavano di rabbia e di dolore. L’urto delle spade produceva un suono metallico che ricordava il rintocco argentino delle campane di una chiesa. Quel luogo, però, era teatro di azioni tutt’altro che pie.
La retroguardia doveva resistere.
Lanciato lungo il ripido pendio, fratello Joachim strinse le redini, per non scivolare in avanti. Il carro che trasportava il carico era giunto indenne a fondovalle, ma la vera salvezza si trovava a una lega di distanza.
Se soltanto fossero riusciti a raggiungerla...
Aggrappato alle redini, Joachim incitò la giumenta e si tuffò con essa in un torrente ghiacciato, gettando uno sguardo dietro di sé.
Sebbene la primavera cominciasse a far capolino, sui monti l’inverno dominava ancora, incontrastato. Le vette scintillavano al chiarore del crepuscolo e la neve rifletteva la luce, mentre un’ondata di gelida brina ricopriva i picchi privi di vegetazione. Nelle gole ombrose, tuttavia, il disgelo aveva trasformato il manto nevoso della foresta in un pantano assai pericoloso per i cavalli. Le povere bestie arrancavano, immerse nel fango fino al nodello, rischiando una frattura a ogni passo. Un po’ più avanti, il carro si era fermato con le ruote intrappolate dalla morsa melmosa.
Joachim spronò la giumenta a raggiungere i soldati sul carro.
Mentre alcuni uomini spingevano da dietro, altri avevano attaccato al carro un altro gruppo di cavalli. Bisognava rimettersi subito in cammino e attraversare in fretta il vicino crinale.
«Ehi!» gridò il guidatore, dando un colpo di frustino.
Il cavallo in testa tirò indietro il capo e poi tornò a pesare sul giogo, senza risultato. Sottoposte alla trazione del morso, le bestie ansimavano nell’aria gelida e gli uomini lanciavano imprecazioni.
Pian piano, con incredibile lentezza, il carro si liberò dal fango, producendo una sorta di risucchio simile al rumore di una ferita che squarci il petto. Infine il convoglio si rimise in marcia.
Ogni istante perso era costato una vita. Dal passo dietro di loro si udiva il lamento dell’agonia.
La retroguardia doveva resistere un po’ più a lungo. Il carro riprese a salire, facendo oscillare i tre grandi sarcofagi di pietra, imbragati con le corde.
Se si rompono...
Joachim raggiunse il carro che avanzava lentamente nel fango.
Franz, il suo confratello, avvicinò il cavallo. «Più avanti il sentiero sembra pulito.»
«Non possiamo permettere che le reliquie vengano portate a Roma. Dobbiamo varcare il confine.»
Franz fece un cenno d’assenso. Da quando il legittimo pontefice era stato esiliato in Francia e l’antipapa si era insediato a Roma, le reliquie non erano più al sicuro sul suolo italiano.
Ormai il carro incontrava un terreno via via più solido e quindi s’inerpicava con maggiore facilità, ma non era sufficiente.
Dall’alto della sella, Joachim continuava a scrutare il lontano crinale.
I gemiti e i lamenti della battaglia si diffondevano per la vallata sotto forma di una lugubre eco, ma il tintinnio delle spade era cessato, a indicare la sconfitta della retroguardia.
Joachim cercò di perlustrare con lo sguardo le alture avvolte nel manto dell’oscurità incombente, ma la fitta ramificazione dei pini neri nascondeva la visuale.
Poi, all’improvviso, scorse un bagliore.
Vide una figura solitaria stagliarsi contro un residuo squarcio di sole, che riluceva sull’armatura.
Joachim non ebbe bisogno di vedere l’emblema del drago rosso dipinto sulla corazza per capire che si trattava del luogotenente dell’antipapa. L’empio saraceno era chiamato Fierabras, uno dei paladini di Carlo Magno. Era un vero gigante, di gran lunga più alto di tutti i suoi uomini. Macchiatosi le mani di sangue cristiano più di chiunque altro, il saraceno era stato battezzato l’anno precedente e adesso era schierato al fianco del cardinale Ottaviano, divenuto antipapa col nome di Vittore IV.
Fierabras era immobile.
Sapeva di essere in ritardo.
Il carro era ormai in cima al crinale, su un sentiero asciutto, e prendeva velocità. Ben presto avrebbe raggiunto il suolo germanico, ad appena una lega di distanza.
L’imboscata del saraceno era fallita.
Un movimento improvviso attirò l’attenzione di Joachim.
Fierabras tese sopra la spalla un grande arco, nero come le tenebre. Poi, dopo aver posizionato con cura la freccia, prese la mira e, inclinandosi all’indietro, scagliò lo strale.
Joachim restò interdetto. Che cosa pensa di ottenere lanciando un unico dardo? L’arco liberò la freccia, che descrisse un’ampia parabola sulla vallata, confondendosi per un attimo con la luce del sole in punta al crinale. Joachim perlustrò il cielo con sguardo inquieto. Infine, silenzioso come un falco in picchiata, il dardo si conficcò esattamente al centro di un sarcofago, facendolo a pezzi.
Incredibilmente, il coperchio di pietra s’infranse col fragore di un tuono, aprendo la bara e rompendo l’imbragatura delle corde: a quel punto tutte e tre le casse, non più assicurate, scivolarono verso l’apertura posteriore del carro.
Gli uomini si precipitarono in avanti per cercare d’impedire lo schianto dei sarcofagi e fecero fermare il carro; riuscirono a bloccarne due, ma il terzo, già troppo inclinato, si rovesciò addosso a un soldato, spezzandogli una gamba e il bacino. Le grida del pover uomo si dispersero nell’aria.
Franz smontò in fretta di sella e si precipitò dagli altri per aiutarli a soccorrere il malcapitato e, soprattutto, a rimettere il sarcofago sul carro.
Sollevarono la cassa tanto da liberare il soldato, ma non riuscirono ad alzarla all’altezza del carro.
«Corde! Ci servono corde!» gridò Franz.
Uno degli uomini che reggevano la cassa scivolò, facendo cadere il pesante fardello che, stavolta, atterrò di lato e si scoperchiò.
Da dietro giunse il rumore di zoccoli in rapido avvicinamento sul sentiero. Joachim si voltò e vide ciò che temeva: cavalli schiumanti, con armature lucenti, stavano caricando verso di loro. Anche a un quarto di lega di distanza le cotte nere dei cavalieri rivelavano che si trattava dei rinforzi del saraceno: era un secondo assalto.
Joachim rimase immobile in sella al suo destriero; non c’era via di scampo.
Franz era rimasto a bocca aperta. Non a causa della trappola in cui erano caduti, ma per il contenuto del sarcofago aperto. O, meglio, per l’assenza di contenuto. «Vuoto! È vuoto! » esclamò.
In preda allo sconcerto, Franz si alzò, salì sul vano posteriore del carro e guardò all’interno della cassa lacerata dalla freccia del saraceno. «Anche qui non c’è nulla», disse, accasciandosi sulle ginocchia. «Le reliquie... Che sciagura è mai questa?» Poi, scorgendo l’espressione impassibile sul volto di Joachim, il giovane comprese. «Tu lo sapevi.»
Joachim si voltò a guardare i cavalli in carica.
Il loro convoglio era stato una montatura per sviare gli uomini dell’antipapa; i veri corrieri erano partiti il giorno precedente, trasportando le reliquie a dorso di mulo, avvolte in cenci e infilate in balle di fieno.
Lo sguardo di Joachim, infine, si spinse di nuovo attraverso la valle, verso Fierabras: quel giorno il saraceno avrebbe avuto il suo sangue, ma l’antipapa non avrebbe più messo mano sulle reliquie.
Mai più.

Conosci l'autore

James Rollins

1961, Chicago

Laureatosi nel 1985 all'Università del Missouri, James Rollins è stato per vari anni un apprezzato veterinario.A un certo punto della sua vita ha deciso di anteporre al lavoro le sue tre grandi passioni: la speleologia, le immersioni subacquee e, soprattutto, la scrittura.Fin dal suo esordio, si è dimostrato una delle voci più nuove e convincenti nel campo del romanzo d'avventura. Suoi Amazzonia (2004), Artico (2005), La mappa di pietra (2006), L’ordine del sole nero (2007), Il marchio di Giuda (2007), La città sepolta (2008), L'ultimo oracolo (2009), La chiave dell'apocalisse (2010), L'ombra del re (2010), L'altare dell'Eden (2011), La via d'oro (2011), Il teschio sacro (2011), L'ultima eclissi (2012), Il risveglio della sfinge (2012), L'eredità...

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