La cura Schopenhauer

Un romanzo estremamente coinvolgente. Lo stile utilizzato per la narrazione è a dir poco scorrevole; la trama che si interseca con la vita, la filosofia e i pensieri di Schopenhauer paiono insieme l’ordito e l’intreccio di un meraviglioso tessuto, perfettamente fabbricato. Questo romanzo non solo offre degli spunti interessanti, offrendoci uno sguardo sui metodi, le tecniche usate in psicoterapia; non solo permette delle importanti riflessioni sulla vita, sulle relazioni e sul fine vita; non solo ci consente di indagare la diversità dell’essere umano, di come la vita possa incidere sui nostri comportamenti verso noi stessi e verso gli altri e come esistano esperienze che ci rimangono addosso come cicatrici o come in altre situazioni sia possibile riemergere da un mare che poco prima ci affogava; ma, parere strettamente soggettivo, pone un’interessante punto di vista: di solito il medico è una figura che, incalzato il camice, diventa un’entità più che una persona: cosa succede se è lui ad ammalarsi, lui ad avere dei problemi? Cosa succede infine se il medico viene privato dell’aura della sua professione e porta la vita reale all’interno del suo lavoro. Ho cercato lungo queste righe di spiegare i motivi per cui questo libro vada letto, ma senza parlare in senso stretto della trama, perché credo che questo volume vada assunto proprio come una terapia: in cronico, con la giusta posologia, per assorbire al meglio il contenuto delle sedute di Julius, il viaggio nelle menti dei personaggi coinvolti e i loro cambiamenti e ovviamente pensare criticamente alla filosofia di Schopenhauer, se essa possa essere veramente o meno una cura e perché. Da leggere assolutamente.

Yalom continua nel suo viaggio nella filosofia. Questa volta l’ambientazione è la terapia di gruppo. Racconto coinvolgente e sorprendente, affronta un tema pesante come la morte in maniera molto costruttiva.

Ogni personaggio è una storia a sè e, allo stesso tempo, parte di qualcosa di più grande