I centonovantanove gradini

Il romanzo vuol essere del genere gotico, e nel dubbio di non riuscirci, Faber ambienta la storia nella città inglese di Dracula, giocando con parallelismi tra le due storie e citando spesso l'opera di Stoker. I risultati non si vedono: non c'è davvero nulla che faccia percepire l'affascinante atmosfera gotica. Incubi di morte e tombe risultano soltanto un tentativo malriuscito. La trama stessa è inconcludente. L'autore solleva dubbi, apre porte su situazioni che ci si aspetta verranno riprese, e invece, al finale (che non è un finale), ci si rende conto che molte cose si sono perse per strada. Poi il tema dell'archeologia, che trovo estremamente interessante e che mi ha convinto a scegliere proprio questo libro, viene qui affrontato solo attraverso una metodologia archeologica sterile e noiosa. Una disciplina così affascinante e bella, Faber ha il merito di banalizzarla. I personaggi mi hanno lasciato veramente poco. L'unico ben riuscito sembra il cane di Mack... La stessa scrittura di Faber non mi ha impressionato. A volte un po' macchinosa, spesso noiosa. Non mi ha entusiasmato.

Michel Faber non si smentisce mai! Questo breve romanzo gotico merita sicuramente di essere letto. Se non altro per apprezzare la versatilità di questo autore che, cimentatosi nel romanzo vittoriano, di fantascienza e ora gotico, non delude mai!