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La casa dei ragazzi speciali. Miss Peregrine
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La casa dei ragazzi speciali. Miss Peregrine - Ransom Riggs - copertina
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casa dei ragazzi speciali. Miss Peregrine

Descrizione


Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Su "Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali", è basato l'omonimo film, prodotto dalla Twentieth Century Fox, scritto e diretto da Tim Burton.
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Dettagli

2016
383 p., ill. , Rilegato
Miss Peregrine's home for peculiar children
9788817090018
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Indice


Le prime frasi del romanzo

Prologo

Mi ero appena rassegnato a un’esistenza noiosa, quando iniziarono a succedere cose straordinarie. La prima fu davvero traumatica. E come tutto ciò che ti cambia per sempre, spaccò la mia vita in due metà: il Prima e il Dopo. Anche questo, al pari di molti altri eventi incredibili che sarebbero accaduti in seguito, aveva a che fare con mio nonno, Abraham Portman.
Fin da bambino, il nonno era per me la persona più affascinante al mondo. Era cresciuto in un orfanotrofio, aveva combattuto in guerra, aveva attraversato gli oceani in piroscafo e i deserti a cavallo, si era esibito in un circo, sapeva tutto sulle armi da fuoco, l’autodifesa e la sopravvivenza in condizioni estreme. Parlava almeno tre lingue oltre l’inglese. Tutto ciò appariva insondabilmente esotico a un ragazzino mai uscito dalla Florida, e ogni volta che lo vedevo lo scongiuravo di raccontarmi una storia. Lui mi accontentava sempre, dandomi l’illusione che quelle storie fossero segreti riservati esclusivamente a me.
A sei anni decisi: se volevo una vita emozionante anche solo la metà di quella del nonno, dovevo per forza diventare un esploratore. Il nonno mi dava corda. Passavamo pomeriggi chini sulle carte geografiche, pianificando spedizioni immaginarie con lunghe file di puntine da disegno rosse, mentre lui mi narrava delle terre fantastiche che un giorno avrei scoperto.
Quando tornavo a casa, mi aggiravo con un tubo di cartone appoggiato sull’occhio, gridando «Terra!» e «Prepariamoci allo sbarco!» finché mamma e papà mi spedivano a giocare fuori. Temevano, credo, che il nonno mi infettasse con qualche incurabile fantasticheria da cui non mi sarei più ripreso; che quelle illusioni, in qualche modo, potessero vaccinarmi contro ambizioni più pragmatiche. Così, un giorno, mia madre mi fece sedere e mi spiegò che non potevo diventare un esploratore perché al mondo tutto era già stato scoperto. Ero nato nel secolo sbagliato, e mi sentii tradito.
Mi sentii ancor più tradito quando capii che le storie migliori del nonno non potevano essere vere. Quelle più assurde riguardavano la sua infanzia: per esempio, diceva di essere nato in Polonia e che a dodici anni l’avevano spedito in un orfanotrofio su un’isoletta al largo del Galles. Se gli chiedevo per quale ragione avesse dovuto lasciare i genitori, la risposta era sempre la stessa. I mostri, diceva, gli davano la caccia. All’epoca la Polonia sosteneva lui. Con il tempo, inevitabilmente, iniziai a nutrire qualche dubbio.
«Che tipo di uccello?» gli domandai un pomeriggio – avevo sette anni – fissandolo con aria scettica dall’altra parte del tavolino su cui mi stava lasciando vincere a Monopoli.
«Un grande falco che fumava la pipa.»
«Tu mi prendi per scemo, nonno.»
Sfogliò il suo misero mazzetto di banconote arancioni e azzurre. «Non penserei mai questo di te, Yakob.» Sapevo di averlo offeso, perché nella sua voce era riaffiorato l’accento polacco che non era mai riuscito a eliminare del tutto, sicché aveva detto penzerei e qvesto. Mi sentivo in colpa, e decisi di concedergli il beneficio del dubbio.
«E perché i mostri volevano farvi del male?» gli chiesi.
«Va bene, non devi credermi sulla parola» continuò. «Ho le fotografie.» Spinse indietro la sedia da giardino ed entrò in casa, lasciandomi solo sulla veranda. Un attimo dopo tornò con una vecchia scatola da sigari. Mi sporsi a guardare mentre tirava fuori quattro fotografie ingiallite e spiegazzate.
La prima immagine era sfocata: sembrava un abito senza nessuno dentro. Oppure una persona senza testa.
«Ce l’ha sì, la testa.» Il nonno sorrise. «Però non la vedi.»
«Perché no? È invisibile?»
«Ehi, ma che bel cervello abbiamo qui!» Inarcò le sopracciglia, come se l’avessi colpito con le mie abilità deduttive. «Millard, si chiamava, uno strano ragazzino. A volte se ne usciva con un: “Ehi, Abe, so cos’hai fatto oggi”, e ti raccontava per filo e per segno dov’eri stato, cosa avevi mangiato, se ti eri messo le dita nel naso pensando che nessuno ti vedesse. Ti seguiva, silenzioso come un topo, senza vestiti addosso, così non lo vedevi... Ti guardava e basta!» Scosse il capo. «Pensa un po’, eh?»
Mi porse un’altra foto, mi lasciò un momento per esaminarla, poi chiese: «Allora? Cosa vedi?».
«Una bambina?»
«E...?»
«Ha una corona in testa.»
Picchiettò col dito sul bordo inferiore. «Non noti niente qui sotto?»
Guardai meglio. I piedi non toccavano terra. Ma la bambina non stava saltando: pareva galleggiare a mezz’aria. Restai a bocca aperta.
«Vola!»
«Quasi» disse il nonno. «Sta levitando. Non sempre riusciva a controllarsi. Figurati che ogni tanto dovevamo legarla con una fune per evitare che prendesse il largo!»
Non riuscivo a staccare gli occhi da quel viso da bambola. Era inquietante. «È vera?»
«Certo!» sbottò lui, riprendendo la foto e porgendomene un’altra: un ragazzo mingherlino che sollevava un masso. «Victor e sua sorella non erano molto svegli, ma accidenti se erano forti!»
«Dall’aspetto non si direbbe» ribattei io, osservando le braccia smilze del ragazzo.
«Be’, una volta ho sfidato Victor a braccio di ferro e mi ha quasi strappato la mano!»
La foto più strana era l’ultima. Raffigurava la nuca di un uomo con una faccia dipinta sopra.
Continuai a fissarla, mentre il nonno spiegava: «Aveva due bocche, vedi? Una davanti e una dietro. Ecco perché era tanto grasso!».
«Ma è finta! La faccia è solo disegnata.»
«Perché non eravamo come le altre persone. Noi eravamo Speciali.»
«Speciali in che senso?»
«Oh, in tanti sensi. Una bambina sapeva volare. Un ragazzino aveva uno sciame di api nella pancia. E altri due, fratello e sorella, erano in grado di sollevare pesi immani fin sopra la testa.»
Era difficile credere che potesse dire sul serio, d’altra parte il nonno non era tipo da barzellette. Mi lesse in faccia il dubbio e corrugò la fronte.

Valutazioni e recensioni

Miriam Fava
Recensioni: 5/5

Avventura? Mistero? Fantasy? Il romanzo è questo e anche qualcosa di più grazie alle affascinanti e reali foto d'epoca (dalle quali l'autore ha preso ispirazione per lo sviluppo della trama) che accompagnano il racconto e lo rendono alquanto intrigante e misterioso. Un libro cartaceo da avere sicuramente, davvero curata l'edizione, mi piacciono tantissimo le foto all'interno e la grana della carta.

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Serena Fanizza
Recensioni: 5/5

Storia ben strutturata e molto accattivante: i personaggi sono totalmente originali e anche l'ambientazione è un elemento innovativo nell'ambito del romanzo fantastico. Descrizioni molto dettagliate non lasciano peró al caso le forti emozioni vissute dai personaggi, che avvolgono il lettore durante la lettura delle varie avventure dei ragazzi speciali. La lotta tra bene e male è il tema portante del romanzo, a cui si aggiungono l'amore, la forza dell'amicizia, l'importanza del tempo e soprattutto il coraggio di non soccombere a determinate imposizioni o luoghi comuni imposti dalla società o dall'uomo in generale. Le varie immagini fotografiche annesse alle pagine del libro, rendono la storia ancora più reale e permettono al lettore di immaginare con più facilità le scene o i personaggi che vengono comunque descritti in modo eccezionale!

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GILDA BOCCOLATO
Recensioni: 5/5

Questo romanzo da la possibilità ai lettori di fuggire anche se per poco dalla realtà e di catapultarsi in un epoca passata che esiste parallelamente a quella moderna, fatta di bambini con particolari abilità che rivivono lo stesso giorno da anni indefiniti con la loro istitutrice chiamata "l'Uccello". Romanzo avvincente; ma la sua originalità sta nella presenza delle foto nel libro che aiutano a renderlo ancora più veritiero perché fa si che questi personaggi nati dalla mente dell'autore possano avere un volto. Consigliatissimo

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Recensioni

4,27/5
Da leggere assolutamente
Recensioni: 4/5
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Conosci l'autore

Ransom Riggs

1979

Nato in Florida nel 1979, Ransom Riggs vive a Los Angeles ed è autore di cortometraggi, scrittore di viaggi, collezionista di fotografie d’epoca e blogger. In Italia ha pubblicato con Rizzoli la trilogia di Miss Peregrine, composta da La casa dei ragazzi speciali (2011), Hollow City (2014) e La biblioteca delle anime (2016). Dal primo romanzo è stato tratto il film di Tim Burton con Eva Green, Samuel L. Jackson e Rupert Everett, prodotto dalla Twentieth Century Fox. Nel 2018 Riggs ha dato un seguito alla trilogia pubblicando il quarto volume della serie, La mappa dei giorni (Rizzoli). Nel 2021 esce il capitolo finale Le desolazioni di Devil's Acre (Rizzoli).

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