L'aurora

Le prime pagine del romanzo

Famagosta, 15 agosto 1972.
Famagosta era scintillante. La spiaggia, i corpi abbronzati stesi al sole e la vita stessa degli abitanti erano immersi in un'atmosfera dorata, satura di calore e bellezza.
Sabbia chiara e mare turchese si combinavano per creare la perfetta baia del Mediterraneo e, per assorbire quel calore e godere di quelle placide onde appena increspate, da tutto il mondo giungevano gli amanti dei piaceri della vita. Era come intravedere il Paradiso.
La vecchia città fortificata con le sue massicce mura medievali si ergeva a nord della zona balneare e per apprenderne le origini gli escursionisti vi si recavano in visite guidate: ammiravano i soffitti a volta, i particolari scolpiti, i contrafforti dello splendido edificio che un tempo era stato la cattedrale di San Nicola ma ora era una moschea. Osservavano i ruderi delle sue vicende storiche risalenti al XIV secolo, ascoltavano i racconti sulle crociate, sui ricchi re Lusignani e sull'arrivo degli Ottomani. Tutte informazioni, queste, fornite nel caldo soffocante di mezzogiorno da una guida ben intenzionata e che venivano presto dimenticate al ritorno in albergo, quando il turista, immergendosi in piscina, aveva la sensazione che insieme a sudore scivolasse via anche la polvere della storia.