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Tentativo di dialogo sul comunismo - Ferdinando Camon,Pietro Ingrao - copertina
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Tentativo di dialogo sul comunismo
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Tentativo di dialogo sul comunismo - Ferdinando Camon,Pietro Ingrao - copertina

Descrizione


"Ingrao mi riceve in un salottino, attorno a un tavolinetto basso. Lui mi sta seduto di fronte, in poltrona. Dialogando con lui sulla sua esperienza di pensare e fare il Comunismo avevo l'impressione che quel che diceva fosse meno di quel che pensava e viveva. Sentivo una passione a monte del suo discorso, che il discorso smorzava e riduceva a semplici parole. Sto dicendo che, in un certo senso, chi ha vissuto tutta una vita per fare il comunismo, contrae un'esperienza che in un tempo non comunista non è dicibile e non è comunicabile. C'è tanto d'incomunicabile, al fondo di Ingrao, e forse per questo lui ha tentato le vie della poesia: la poesia suppliva all'impotenza della politica. Anche lui deve aver sentito la sperequazione fra ciò che voleva e doveva dirmi, e ciò che effettivamente diceva. Non ne era contento. Finiti gl'incontri, questa insoddisfazione lo spinse a chiedermi che non fossero pubblicati." (dalla Premessa di Ferdinando Camon
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Dettagli

2019
21 febbraio 2019
164 p., Brossura
9788823021716

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Pietro Ingrao è l’uomo politico che ha visto, nella sua lunga vita, l’ascesa e poi la caduta del comunismo, un’ideologia che per lui ha rappresentato una vera e propria fede, in una inossidabile coerenza che lo ha portato a superare e probabilmente anche a digerire bocconi amari come la rivolta di Ungheria e la primavera di Praga, duramente represse da quel paese che rappresentava e ha rappresentato il tentativo di mettere in pratica l’ideologia marxista. Lo sfaldamento del suo partito, che a un certo punto ha deciso di ricostituirsi abbandonando nella denominazione il termine “comunista” ormai diventato scomodo e che per Ingrao ha rappresentato sicuramente un dolore tale da comportare anche lacrime, ha finito, complice anche l’età, per portare questa figura di primo piano in un esilio volontario, a rinchiuderla in un bozzolo intorno al quale ha costruito una barriera onde impedire che almeno la speranza di una rinascita non potesse venire meno. In questo contesto nessuno meglio di lui avrebbe potuto fornire la spiegazione sul fallimento della realizzazione dell’ideologia comunista e così Ferdinando Camon ha provato a intervistarlo. Ci sono stati tre incontri durante i quali sono state poste domande e sono state ricevute risposte, ma il libro che le avrebbe dovute riportare nella loro integrità è uscito solo da pochissimo e postumo, perché all’epoca non ne volle la pubblicazione proprio Ingrao, che lamentò la difficoltà di spiegare bene i concetti con un’intervista e non con un saggio ponderato. E’ merito del dottor Alberto Olivetti, condirettore della collana Carte Pietro Ingrao della Ediesse aver riscoperto le pagine di quell’intervista e di averle ritenute meritevoli di essere date alle stampe. Io, per quanto contrario al comunismo, e comunque a ogni ideologia che per imporsi abbia bisogno della forza, togliendo la libertà, avevo tuttavia sempre apprezzato la coerenza del politico laziale, ma dal tono delle risposte alle domande sempre incalzanti di Camon, e anche dal loro contenuto, ho ritratto l’impressione di un individuo complesso, cosciente degli errori imperdonabili commessi nell’applicazione pratica della sua ideologia e ciò nonostante irremovibile, abbarbicato come un glicine al pensiero che la colpa dei fallimenti non fosse propria dell’idea, ma della sua traduzione in pratica, senza tener conto che ci possono essere idee in apparenza valide, ma del tutto impraticabili. Messo a volte alle strette si arrampica sugli specchi non tanto per difendere se stesso, ma i tanti anni di militanza, onde evitare di considerare la sua una vita gettata al vento. Eppure, pur avendo acclarato che Pietro Ingrao in fondo non era così coerente, dalla lettura di questa intervista ho potuto constatare in quest’uomo una virtù ormai rara: la fede in un’idea, quella comunista, la cui realizzazione, almeno in prospettiva, avrebbe dovuto assicurare a tutti una vita serena, a ognuno quanto gli sarebbe stato necessario e un lavoro atto allo scopo. Si tratta indubbiamente di utopie, ma ciò che mi ha colpito è quel credere, pur fra tanti tentennamenti, più dell’uomo che del politico Ingrao. In un’epoca in cui sembra che non esistano più ideologie e nemmeno idee, ma si seguono i suonatori di piffero che procedono per slogan, ecco, in un’epoca falsa e vuota, un essere umano che ancora spera in un’ideologia, per quanto sbagliata essa sia, è merce rara, è un seme che sotto terra aspetta che passi la bufera per affacciarsi fulgidamente sul mondo. Da leggere, senza dubbio.

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Ferdinando Camon

1935, Urbana

Ferdinando Camon è nato in provincia di Padova. In una dozzina di romanzi (tutti pubblicati con Garzanti) ha raccontato la morte della civiltà contadina (Il quinto stato, La vita eterna, Un altare per la madre – Premio Strega 1978), il terrorismo (Occidente, Storia di Sirio), la psicoanalisi (La malattia chiamata uomo, La donna dei fili), e lo scontro di civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). È tradotto in 22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La cavallina, la ragazza e il diavolo (2004). Nel 2016 ha vinto il premio Campiello alla Carriera.

Pietro Ingrao

1915, Lenola (LT)

Nel 1936, in seguito all'aggressione franchista alla Repubblica spagnola, diviene membro attivo dell'organizzazione clandestina comunista. Alla cacciata dei nazifascisti da Roma, entra nell'esercito di Liberazione. Deputato del Pci dal 1948 al 1992, è stato presidente della Camera dal 1976 al 1979. È stato parlamentare per dieci legislature. Direttore del quotidiano «l'Unità» nella prima metà degli anni Cinquanta, è anche autore di numerosi saggi, tra i quali ricorderemo Masse e potere, Le cose impossibili, Appuntamenti di fine secolo (con Rossana Rossanda e altri) e di alcune raccolte di poesie tra cui Il dubbio dei vincitori e Variazioni serali.Nel 2011 pubblica un pamphlet dal titolo Indignarsi non basta, che risponde al fortunatissimo...

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