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Perché essere felice quando puoi essere normale?
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Perché essere felice quando puoi essere normale? - Jeanette Winterson - copertina
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Perché essere felice quando puoi essere normale?

Descrizione


Nell'autunno del 1975 la sedicenne Jeanette Winterson deve prendere una decisione: rimanere al 200 di Water Street assieme ai genitori adottivi o continuare a vedere la ragazza di cui è innamorata e vivere in una Mini presa in prestito. Sceglie la seconda strada, perché tutto quello che vuole è essere felice. Tenta di spiegarlo alla madre, che però le chiede: "Perché essere felice quando puoi essere normale?". Da questa frase inizia il racconto intimo e personale di un'infanzia trascorsa fra un padre indifferente e una madre che passa le notti sveglia ad ascoltare il Vangelo alla radio, impastando torte e lavorando a maglia. La sua è fin dall'inizio la storia di una lotta per sopravvivere alle prepotenze di questa madre, che trova normale lasciare la figlia fuori dalla porta tutta la notte e sottoporla a esorcismi liberatori. Una lotta per affermare se stessa, la propria omosessualità e l'amore per i libri. Perché questa è anche la storia di un amore infinito per la letteratura, nato per proteggersi e per cercare quell'affetto stabile che in casa sembra mancare irrimediabilmente, un amore che resiste anche quando la madre scopre i libri che Jeanette nasconde e li dà alle fiamme. Con generosità e onestà intellettuale, Jeanette Winterson scava nei propri pensieri e sentimenti di bambina, adolescente e donna, ripercorrendo nel contempo la sua dolorosa ricerca della famiglia naturale. Ne esce un racconto intenso, a tratti tragico ma anche allegro, come sa essere la sua scrittura.
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Dettagli

2012
6 marzo 2012
206 p., Brossura
Why be happy when you could be normal?
9788804615002

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

È pura curiosità quella destata dal titolo insolito, il quale sembra rispecchiare un malessere diffuso nel genere umano. "Normalità": è dettata dai canoni del quieto vivere, dagli stereotipi della vita regolare, dai dettami di norme implicite e condivise. "Felicità": potrebbe derivare dall’inusuale, dall’insolito, dal non convenzionale, dai vissuti forti che generano emozioni, e che ci fanno sentire vivi, che producono flessioni di quella linea dritta che spesso rappresenta le nostre vite, intrise di una quotidianità piatta. Piattezza. E’ questo, forse, l’aggettivo che meglio caratterizza, a mio avviso, il romanzo, il quale, in realtà, è una storia di vita. La piattezza dello stile. Frasi brevi, spezzettate, enunciati che portano da uno stato all’altro, da un luogo all’altro, da un tempo ad un altro, dove il re indiscusso della variegata punteggiatura disponibile per la lingua scritta è proprio il punto. La piattezza dei vissuti espressi. Un costante senso di vuoto: un punto fermo come il generico vissuto di abbandono - generico perché si ripresenta ciclicamente, uguale a se stesso ma sotto diverse sembianze La piattezza, l’alienazione, il grigiore pallido vengono ben rappresentati anche dai rimandi alle origini identificabili in una classe operaia inglese costituita da facce inespressive, espressioni meccaniche, una massa di corpi che produce forza-lavoro. Parallelamente, un corpo di massa si muove secondo le regole della Bibbia, legge la realtà associando passi della Bibbia agli eventi e compie azioni quotidiane citando e cantando frasi della Bibbia. È l’Apocalisse che domina i pensieri ed i rimandi. Un’Apocalisse descritta come un uragano e sentita, ancora una volta, come un silente occhio del ciclone. Anche la Bibbia, però, è un libro, con le sue pagine, le sue parole, la sua lettura della realtà. Ed è proprio l’amore per i libri, quelli della letteratura inglese dalla A alla Z, l’unico distacco dalla piattezza e dal pallore; la presenza della letteratura, dei libri, della biblioteca si propongono come ancore di salvezza che trasportano su colline sognanti segnate dal vento e dall’ebbrezza della vita, in contrasto con distese di asfalto freddo e con file di case altrettanto fredde, che sembrano prodotte su catene di montaggio. In definitiva, gli amori impossibili, quelli che fortificano, quelli per cui si lotta, quelli che forse amplificano l’abbandono sono il centro del romanzo autobiografico. L’amore in tutte le sue forme: l’amore palese, l’amore nascosto, l’amore filiale, l’amore passionale, l’amore per la natura e per l’arte di scrivere, l’amore mascherato, l’amore per il sapere e la conoscenza. Perché essere felice quando puoi essere normale? Perché la normalità è un concetto che non ci appartiene. Perché la normalità è qualcosa che ci appiattisce. Perché essere normali non necessariamente implica essere felici, così come è vero il contrario. Perché rincorrere la felicità, sbalzando fuori dalla normalità, è una prerogativa dell’essere umano. E la costante ridefinizione di questo obiettivo, che cambia di volta in volta a seconda delle stagioni della vita, degli umori, dei momenti e delle relazioni, ci consente di attraversare paesaggi variegati che stupiscono i nostri occhi e li fanno brillare, come quando viaggiamo su un treno verso una meta che abbiamo scelto ma che non conosciamo.

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Jeanette Winterson

1959, Manchester

Jeanette Winterson è una scrittrice inglese. Dopo il suo primo romanzo, Non ci sono solo le arance (Orange are not the only fruit, 1985), ha proseguito nello sviluppo di temi del femminismo in una dimensione di realismo magico, rivisitando vicende leggendarie o popolando gli sfondi storici delle trame narrate con figure fantastiche: Canottaggio per principianti (Boating for beginners, 1985, nt); Passione (The passion, 1987). Tra le opere successive si ricordano Scritto sul corpo (Written on the body, 1992), Arte e menzogne (Art and lies, 1994), il saggio L’arte dissente: scritti sull’estasi e la sfrontatezza (Art objects. Essay on ecstasy and affrontery, 1995), i romanzi Powerbook (2000), Il custode del faro (Lightouse keeping, 2004), Il cancello del crepuscolo (The daylight...

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