Divise forate

Hai dato la vita per difendere il tuo Stato? Quello Stato in cui hai creduto e al quale hai giurato fedeltà? Ecco una bella medaglia, cinquecento euro al mese di pensione per i familiari e tante grazie. Alessandro Placidi non ci sta. Vuole che il ricordo di chi ha servito la Nazione fino all'estremo sacrificio non si perda negli anni e nell'indifferenza. E lo fa attraverso ricostruzioni storiche dettagliate e narrazioni che, collocate nel loro periodo di riferimento, riportano il lettore all'epoca di ogni fatto. Solo così è possibile, ma struggente in eguale misura, comprendere i sentimenti di chi è rimasto a piangere i propri cari. Perché una morte non termina con la morte, ma si protrae e fa male finché sopravvive il ricordo di chi si è perso. È sì un'inchiesta giornalistica, ma è anche un libro che parla di uomini e donne, di chi non c'è più, la cui dipartita magari è passata in secondo piano perché accaduta insieme a personaggi più illustri, di chi è rimasto e ancora non se ne fa una ragione. Traspira l'impegno dell'autore profuso nella ricerca delle fonti e si concretizza in un risultato che porta a galla la sola verità. Scritto bene, si legge tutto di un fiato: il ritmo narrativo c'è.