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Anno edizione: 2016
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Anno edizione: 2021
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È straordinaria la capacità della Oates di gettarsi a capofitto nelle storie e di riemergerne con dei veri e propri capolavori letterari e Blonde ne è la prova. Marylin ne viene fuori come non la si sospetta, vittima, sì di se stessa e di un sistema dal quale non ha saputo proteggersi, ma anche di una sensibilità particolare celata dietro l’immagine che Hollywood le aveva imposto. Fragilità, passioni, amori, desideri e pensieri, recuperati dalla Oates frugando tra pieghe del tempo e tra i frammenti di vita di un personaggio biondo platino che dà e toglie consistenza a Marylin, costituiscono l’ossatura di un libro praticamente perfetto. Impossibile non innamorarsene.
Con «A Fair Maiden» si assiste ad una deviazione dei percorsi tradizionali della Oates verso i giochi di falsi opposti umani, tipici ad esempio di Nabokov e di Kundera. La diciassettenne Katya non è però né una Lolita né una peep girl in erba. La sua estrazione sociale le permette di rovesciare rapidamente i ruoli nella sua relazione anomala con Marcus Kidder, quasi aggiornando la lezione hegeliana sulla dialettica servo-padrone. Non ha uno scopo preciso e non deve averlo: lei porta il caos, e non un diverso ordine delle cose. E proprio quando si rende conto di essere diventata il soggetto dominante, non usa il suo potere per dominare ma per donare pienezza a chi la pienezza non l'aveva mai conosciuta, per trasmettere forza ad un debole, «poiché l'amore è forza e non ci può essere forza senza amore» (p. 217). Se questa forza possiede anche delle componenti distruttive, non è colpa di Katya né di nessun altro: è solo l'eterna coppia di èros e thànatos che continua per la sua strada.
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