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Amabili resti - Alice Sebold - copertina
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Amabili resti

Descrizione


Susie, quattordicenne, è stata assassinata da un serial killer che abita a due passi da casa. È stata adescata, stuprata, fatta a pezzi e nascosta in cantina. Il racconto è affidato alla voce della stessa Susie, che dopo la morte narrra la vicenda con lo spirito allegro e senza compromessi dell'adolescenza.
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Dettagli

E/O
2002
1 luglio 2002
416 p.
The lovely bones
9788876415135

Valutazioni e recensioni

MARIANNA DI FALCO
Recensioni: 5/5

“Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973”. Con queste poche righe si apre il libro e, istantaneamente, siamo risucchiati all’interno di questa spirale di dolore. Dal suo grande cielo (una sorta di limbo) Susie osserva la vita dei suoi cari andare avanti. La ragazzina tornava da scuola quando il Signor Harvey decise di adescarla, stuprarla e ucciderla. Siamo immersi nel dolore che affligge i suoi familiari, percepiamo il senso di vuoto, la perdita e le ferite laceranti che si portano dentro: La rabbia del padre, la disperazione della madre, la nostalgia del suo triste amato, lo sconvolgimento della sorella. Susie ci racconta anche della sicurezza che si annida nell’animo animale del suo assassino: Un vicino di casa, dalla faccia bianca e i capelli biondo “vecchio”, una persona anonima, apparentemente normale; quest'uomo potrebbe essere un nostro vicino di casa. Ognuno reagisce alla scomparsa in modo diverso: C’è chi avverte il bisogno di allontanarsi per un po’, chi si getta nelle disperate indagini per raggiungere la verità, altri marcano stretto il sospettato vicino. Il racconto di Susie dovrebbe avere una funzione catartica, un aiuto per superare il lutto: La vita va avanti e, come dice il padre “si vive nonostante tutto”. Si vive, certo, ma nella rassegnazione e nel ricordo. I suoi cari vanno avanti ed anche lei, lentamente, completa il proprio percorso nel mondo ultraterreno: Scopre di non essere l’unica ragazza molestata dal killer. Arrivata in paradiso trova ad attenderla una delle vittime, la bambina si presenta: “Io ero Flora Hernandez” e quel verbo usato ci stringe il cuore per le vite interrotte, i desideri spezzati e le famiglie distrutte. La narrazione è semplice e scorrevole, le immagini scorrono davanti a noi lentamente (come se il tempo si fermasse a ogni osservazione o ricordo) credo che il film abbia riassunto, quasi, perfettamente, il libro. L’unico rammarico è per la morte del Sig. Harvey, per la sofferenza che aveva inferto a tante giovani innocenti, avrei desiderato che morisse lentamente e brutalmente.

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Monica Grespi
Recensioni: 4/5

Un libro difficile da leggere e soprattutto da dimenticare. Una storia dura, commovente e bellissima che ci racconta la triste e ingiusta vicenda della giovanissima Susie, della sua morte e della sua vita come spirito che malinconicamente osserva le persone che ama andare avanti con la loro vita avendo però sempre nel cuore il grande amore che provano per lei. Non mi era mai capitato di leggere un libro avente per voce narrante e protagonista un personaggio morto, è stato incredibile anche se logorante dal punto di vista emotivo, tanto che non ho il coraggio di vedere il film. Impossibile non restarne colpiti.

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Sabrina Caterino
Recensioni: 4/5

Questo romanzo nella sua immediatezza di sequenze e di emozioni, anche dolorose, vuole dare un messaggio positivo, anche se di primo acchito di positivo non c’è nulla ma il tutto è permeato dall’angoscia e dal terrore che si provano nell’essere spettatori di una violenza, raccontata in prima persona dalla protagonista e quindi trasferita nell’animo di chi legge, spettatore passivo dell’orrore. La Sebold, infatti, già attraverso il titolo, dice tutto: condanna l’episodio in generale, una sorta di auto analisi poiché lei stessa da studentessa è stata vittima di violenza, ma porta il lettore in una dimensione superiore, in cui l’omicidio in sé viene (quasi) ridicolizzato, portato a normalità, negli avvenimenti e negli atteggiamenti di chi rimane sulla Terra a fare giustizia (il padre, il primo che arriverà a scoprire subito il colpevole, non creduto, la sorellina Lindsey, la nonna arrivata in casa a portare un po’ di normalità e calore familiare dopo l’abbandono del tetto coniugale a parte della madre della protagonista), e soprattutto dalla stessa Susie, che dal suo Cielo (visione personalissima della Sebold, dichiaratamente atea, del Paradiso) continua a seguire l’andamento delle vicende, la metabolizzazione del lutto da parte dei familiari e dei suoi amici stretti (totalmente inaspettata, e a tratti non condivisa, una citazione letteraria del film Ghost, in cui Susie per un lasso di tempo si reincarna nel corpo della sua amica Ruth per poter parlare con il suo fidanzatino adolescente e sopire tutto quello che non era stato più detto e fatto prima della morte di lei), persino la vita del suo omicida, il vicino di casa che, si scoprirà poi, è un killer seriale e psicotico che la farà franca con la giustizia americana ma non con quella divina. Un romanzo che tanto romanzo non è, se consideriamo l’aumento spaventoso dei casi di violenza a sfondo sessuale nei confronti di minori ad opera di estranei, persone vicine alla vittima o appartenenti allo stesso nucleo familiare.

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Recensioni

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Recensioni: 4/5
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Alice Sebold

1963, Madison (Stati Uniti)

Scrittrice statunitense.Nel 1999 ha pubblicato Lucky (edito in Italia da e/o nel 2003) un libro di ricordi sullo stupro subito nel 1981, quando studiava all'Università di Syracuse, nello stato di New York. Nel 2002 ha pubblicato Amabili resti (subito uscito anche in Italia per e/o), un successo editoriale senza precedenti per un romanzo d'esordio. Negli Stati Uniti ha pubblicato nel 2007 The Almost Moon, tradotto nello stesso anno anche in italiano con il titolo La quasi luna (e/o 2007).Ora vive in California con il marito, lo scrittore Glen David Gold.

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