Le interviste di Wuz.it

Alessandro D'Avenia: il nuovo romanzo, la scuola, la letteratura e il cinema


Cose che nessuno sa
è il secondo romanzo di Alessandro D'Avenia, classe 1977, ""scrittore e insegnante perdutamente innamorato della realtà"", come lui stesso ama definirsi. Con questa nuova storia, D'Avenia approfondisce un dialogo già iniziato con Bianca come il latte, rossa come il sangue sull'adolescenza, la scuola, la letteratura, l'amore, il senso della vita. Gli abbiamo chiesto cosa pensa del sistema scolastico attuale, cosa impara dai ragazzi con i quali è quotidianamente in contatto, cosa rappresenta la letteratura nella vita di un uomo.

Leggi la recensione di Cose che nessuno sa

Bianca come il latte, rossa come il sangue, il romanzo d'esordio di Alessandro D'Avenia

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Cose che nessuno sa

Cose che nessuno sa pone l’adolescenza in primo piano, come nel tuo primo romanzo. Si tratta di un periodo della vita molto complesso, durante il quale si entra piano piano nella vita adulta. Si parla molto di adolescenza, ma spesso lo si fa con superficialità, avallando luoghi comuni che solo in piccola parte corrispondono alla realtà. Il successo dei tuoi due romanzi dimostra che la via che hai scelto per ritrarre questa fase della vita e la serietà con cui la stai percorrendo, è quella giusta: raccontare i giovani penetrando nel loro universo. Perché hai scelto di parlare dell’adolescenza? Qual è la tua esperienza con gli adolescenti? Cosa dai e cosa ricevi da loro quotidianamente attraverso il tuo lavoro? Cosa va e cosa non va nella scuola oggi?


L'adolescenza è lo sbocciare di una vocazione. È il periodo terribile e magico in cui si scoprono i propri punti di forza e i propri limiti, si va a caccia del senso della propria esistenza e ci si chiede per cosa valga la pena giocarsela. Credo che sia questo che i giovani cercano: una vita piena e la pienezza di una vita dipende dalla gioia di realizzare la novità che ciascuno di noi è. Gli adolescenti non sono come ce li raccontano: amorali, superficiali, fatti... Diventano così per assenza di maestri e di sfide vere. Ne ho visti cambiare tanti e io stesso sono cambiato grazie ai miei maestri. Dai miei ragazzi ricevo l'obbligo di dovere essere autentico ogni giorno: sono chiamato a vivere ciò che dico a parole e loro lo pretendono.
Nella scuola di oggi non vanno molte cose. Io ho un'idea di riforma a costo zero. Primo, tenere la porta delle aule aperta, perché tutti vedano quel che fa un professore in classe. Secondo, preparare le lezioni (non tutti le preparano). Terzo, coinvolgersi in prima persona in ciò che si dice: se Dante non mi cambia la vita, non ha senso insegnarlo. Quarto, avere a cuore il destino di ogni alunno, aiutandolo a scoprire i punti forti e a convivere con i punti deboli. Quinto, sorridere. Sogno una scuola che non sia solo un ammortizzatore sociale o una riserva di voti per i politici, ma una fucina di vite coraggiose e innamorate di verità, bene e bellezza. Sogno una scuola in cui non si dia più la stessa minestra a tutti, ma si costruiscano percorsi personali. Sogno una scuola in cui genitori, docenti e studenti collaborino realmente: è l'unico triangolo amoroso in cui, se tutti si amano, sono felici. Questa scuola già c'è, bisogna allargarne i confini.


Bianca come il latte, rossa come il sangue

♣ Quanto è stato importante lo scambio di opinioni che avviene nel tuo blog (anche dal punto di vista della ricostruzione del linguaggio adolescenziale)? Quanto ha ispirato i tuoi romanzi?


Il mio blog è laboratorio di riflessione, di scambio di idee, di storie. I ragazzi sono disposti a mettersi in gioco, a volte più che in classe. Hanno meno paura, protetti da uno schermo. Molte delle Cose che nessuno sa del nuovo romanzo nascondo dalle domande impossibili dei ragazzi. Ma per fortuna loro hanno ancora il coraggio di farle.

♣ Una citazione in epigrafe particolarmente significativa apre Cose che nessuno sa. Sono due versi tratti dal XVI libro dell’Odissea, quello in cui Odisseo si svela al figlio Telemaco: “Se ai mortali fosse possibile scegliere tutto da sé, / sceglierebbero il dì del ritorno del padre”. Il riferimento alla trama del libro è evidente, ma nelle parole di Telemaco c’è un nucleo di senso - presente sottilmente lungo tutto il tuo romanzo, ed è un motivo molto importante - che va oltre la ricerca materiale di un padre perduto e la ricomposizione di un ordine familiare: si tratta della ricerca del Padre, della figura simbolica che tramandi la lezione e consegni un testimone ai Figli. Da tempo, ormai, viviamo in un’epoca senza Padri. Quanto manca questa figura agli adolescenti? Cosa NON insegnano oggi i Padri ai Figli?

È la crisi ad aver rubato ai giovani il futuro? No. Non confondiamo l'esterno con l'interno. La crisi farà venire più fame, costringerà a non accontentarsi del benessere per essere felici. Il futuro ai giovani lo rubano gli adulti che non li guardano, gli adulti che occupano i posti di potere e se ne fregano del bene comune, gli adulti che fanno diga per l'ingresso di nuove leve negli ambienti di lavoro, gli adulti che non sono disposti a mettersi al servizio della generazione successiva passando il testimone. Come tanti Crono se ne stanno seduti a digerire i figli che loro stessi hanno messo al mondo. Un vero padre dà la vita per i figli, non li divora, non divora il loro futuro. La mia vita è piena di significato grazie ai padri che ho avuto: mio papà e i miei maestri.


♣ Non sono solo adolescenti i protagonisti dei tuoi romanzi, anche se i riflettori sono puntati in particolar modo su di loro. Siamo tutti alla ricerca di qualcosa che ci porti ad afferrare il senso della vita. Anche per gli adulti, quindi, esistono ""cose che nessuno sa"".


Sono puntati su di loro perché spesso sono loro a risvegliare gli adulti dal torpore, anche con i loro gesti estremi e avventati. Il dolore, la morte, un amore che si spezza, un amore che comincia, la paura, la felicità, Dio. Praticamente tutte le cose più importanti nessuno le sa con esattezza. Sono le domande che i miei alunni mi pongono ogni giorno e sono le domande che a volte gli adulti dimenticano o non vogliono affrontare. Ma è proprio questa ricerca di risposte che rende la vita piena di significato. Altrimenti che noia.

♣ Il tuo romanzo è pieno di riferimenti letterari, antichi e moderni, da Omero all’Apocalisse, da Shakespeare a Hölderlin a Salinas. In Cose che nessuno sa, come anche in Bianca come il latte, rossa come il sangue, c’è un personaggio che è un tassello fondamentale dell’architettura narrativa: il giovane professore, che sa cogliere il senso dei libri ma non riesce a fare ordine nella propria vita. Perché la letteratura è importante? Cosa possiamo imparare dalla grande letteratura? Qual è stata la tua esperienza in questo senso?

La letteratura ci libera da automatismi di pensiero. Rende il nostro cuore intelligente. Tiene vive le domande fondamentali. Ci rende empatici verso il mondo e gli altri. E ci fa addormentare in pace... Vedo tanti ragazzi accendersi di fronte alle pagine dei classici: la loro sete di senso trova soddisfazione e compagnia. E poi come diceva Tolstoj nella lettera che cito nei ringraziamenti del libro: “lo scopo dell’arte non è quello di risolvere i problemi, ma di costringere la gente ad amare la vita. Se mi dicessero che posso scrivere un libro in cui mi sarà dato di dimostrare per vero il mio punto di vista su tutti i problemi sociali, non perderei un’ora per un’opera del genere. Ma se mi dicessero che quello che scrivo sarà letto tra vent’anni da quelli che ora sono bambini, e che essi rideranno, piangeranno e s’innamoreranno della vita sulle mie pagine, allora dedicherei a quest’opera tutte le mie forze”. Scrivo per questo.

♣ Puoi darci qualche anticipazione del film che uscirà nel 2012 tratto dal tuo primo romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue? Ne hai curato la sceneggiatura? Seguirà fedelmente il libro?

Ne ho seguito la stesura e cercherò di seguirne, nei limiti del possibile, le riprese. Ancora è troppo presto per dire qualcosa. Seguirà il libro, ma fedeltà nel tradurre un libro in un film non vuol dire farlo uguale, ma ripensarlo come se fosse stato concepito per la prima volta in quel nuovo linguaggio. Abbiamo lavorato così. Quindi non mancheranno le sorprese, ma chi ha amato il libro si sentirà a casa.



08 novembre 2011 Di Sandra Bardotti

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