Le interviste di Wuz.it
Intervista a una magica matita: Hayao Miyazaki
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La storia di Ponyo è molto vicina a una favola tradizionale: una novità rispetto ai suoi precedenti film.
Quando ho sviluppato la storia non mi sono reso conto delle affinità con la Sirenette. Solo in un secondo momento ci ho pensato: in effetti è vero, questa storia rientra a pieno titolo nella tradizione.
In questo, come nei film precedenti i ruoli femminili sono molto importanti
Ma non solo nel mio cinema, anche nel mio staff le donne hanno un ruolo dominante!
Perché ha messo nel film tanti riferimenti a Wagner?
Il ritorno a casa sulle onde è praticamente... la cavalcata delle Valchirie. Per cui Brunilde mi sembrava proprio un nome adatto.
Da dove le nascono gli spunti creativi, che cosa lo ispira?
Ho 67 anni, quando farò il prossimo film ne avrò più di 70, e sento il bisogno di avere vicino dei giovani, la nuova generazione deve ispirarmi. Già adesso mi circondo di ragazzi perché per me rappresentano una grande ricchezza di idee, di stimoli.
Perché evita di utilizzare la computer grafica?
Oggi si utilizza in modo esagerato il computer, davvero eccessivo. L'animazione ha bisogno della mano umana. È importante mantenere l'uso della matita e io, finché posso, lo faccio.
Si pensa da più parti che il suo cinema sia fatto ad uso degli europei. È così?
Il tipo di pubblico a cui mi rivolgo non mi condiziona. È un elemento a me estraneo, non penso al target, penso di fare delle buone cose e spero che chi paga il biglietto per vederle, le apprezzi. Nel film ci sono miti giapponesi e cultura europea. Gli opposti si attraggono e la sintesi è molto interessante. Proprio per questo penso che possa interessare tutte le persone del mondo
Ponyo è un film prevalentemente rivolto ai bambini, molto più di tutti i suoi film precedenti.
Penso sia un film per bambini che crea meraviglia negli adulti. Nel mio staff molti hanno avuto dei bambini negli ultimi anni e la cosa mi ha spinto a fare un film per loro.
Come procede nel suo lavoro?
Lavoro con il vecchio e con il nuovo. Ormai sono quarant'anni che mi occupo di cinema d'animazione e si potrebbe pensare che non sia possibile andare oltre. Per operare una svolta è necessario guardare anche alle opere del passato. Mi sono ispirato a vari film che parlano del mondo sottomarino ma, mi sono sempre chiesto, non si attribuisce mai alle sirene un'anima? Per una specie di rivalsa ho fatto questo film.
Si è ispirato anche allo tsunami e alle terribili distruzioni che ha provocato?
No, non ho mai pensato allo tsunami come a un pericolo incombente: il mare va, il mare viene... c'è una ciclicità in questo. Certe cose accadono e accadranno. Siamo un Paese fatto di isole e il mare è per noi una presenza costante, nel bene e nel male.
Sente di essere stato influenzato dal cinema americano?
Finita la guerra ho visto molti film americani, ma non credo di esserne stato molto influenzato. Ma credo che, anche se le mie scelte sono diverse, che sia giusto che esistano proposte anche lontane tra loro. Oggi abbiamo un rapporto molto amichevole con i colleghi americani, non c'è competizione tra di noi.
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| 23 marzo 2009 | Di Grazia Casagrande |
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