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Libri di Montgomery Clift

Libri di Montgomery Clift

Montgomery Clift

1920, Omaha, Nebraska

Attore statunitense. Dopo precocissime esperienze teatrali e una serie di fortunate esibizioni nei musical di Broadway, esordisce nel cinema interpretando con scontrosa sensibilità il ruolo del giovane cowboy in lotta contro il padre in Il fiume rosso (1948) di H. Hawks. Attore raffinato, dallo sguardo magnetico e capace di esprimere le più forti passioni con un minimo mutamento d'espressione, rifiuta ruoli importanti (per es. in Fronte del porto, 1954, e in La valle dell'Eden, 1955, entrambi di E. Kazan) a favore di personaggi più ovvi e monocordi (come l'avido seduttore di L'ereditiera, 1949, di W. Wyler, il prete legato al segreto della confessione di Io confesso, 1953, di A. Hitchcock o il giovane innamorato di Stazione Termini, 1953, di V. De Sica) a causa di una sostanziale insicurezza di fondo e di un atteggiamento sempre molto titubante nei confronti delle proprie effettive capacità espressive. Ambiguo assassino in Un posto al sole (1951) di G. Stevens e orgoglioso caporale in Da qui all'eternità (1953) di F. Zinnemann, C. rivela un carattere fragile e introverso: dominato da una madre ossessiva e possessiva, mai riconciliato con la sua omosessualità, non si accetta, si rifugia nell'alcol, non rispetta gli impegni con registi e produttori, fugge da Hollywood e poi vi ritorna. Nel 1957, mentre sta girando L'albero della vita di E. Dmytryk, è protagonista di un tragico incidente automobilistico che alcuni biografi leggono come gesto suicida e autopunitivo. Vivo per miracolo, si deve sottoporre a numerosi interventi chirurgici che alterano la naturale dolcezza del suo volto imprimendogli una maschera tragica. Torna al cinema e offre altre prove di altissimo livello con il ruolo del giovane ebreo tormentato dai dubbi in I giovani leoni (1958) ancora di Dmytryk, e soprattutto nella parte dello psichiatra in Improvvisamente l'estate scorsa (1959) di J. Mankiewicz. Dopo Fango sulle stelle (1960) di E. Kazan e Vincitori e vinti (1961) di S. Kramer, è nel cast di Gli spostati (1961) di J. Huston, film «maledetto» che segna l'ultima apparizione sullo schermo tanto di M. Monroe quanto di C. Gable. Ormai alcolizzato, viene sempre più spesso considerato ingestibile ed esasperante da registi e collaboratori. Le difficoltà toccano il culmine con Freud, passioni segrete (1962), dove pare che il regista J. Huston arrivi a detestarlo. Muore pochi anni dopo, per arresto cardiaco dovuto ad abuso di alcol, mentre sta per iniziare le riprese di Riflessi in un occhio d'oro (1966), imposto da E. Taylor contro il volere di Huston, che lo sostituisce molto volentieri con M. Brando. Interprete problematico e taciturno, dall'aspetto vulnerabile e venato di malinconia, ha incarnato come pochi altri attori hollywoodiani il disagio della celebrità, dando vita a indimenticabili personaggi sconfitti nei loro affetti e nei loro sogni.

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