(Ovstug, Orel, 1803 - Carskoe Selo, Pietroburgo, 1873) poeta russo. Nobile di nascita, intraprese la carriera diplomatica e restò all’estero per ventidue anni, soprattutto a Monaco, dove conobbe Heine e Schelling ed ebbe modo di assimilare i motivi del romanticismo tedesco. Rientrato in Russia, assunse un ruolo politico di primo piano nei circoli reazionari e slavofili, divenendo inoltre, per il suo spirito mordace e brillante, un personaggio assai ricercato nei salotti alla moda. Dopo una prima silloge dei suoi versi uscita nel 1843 e vivamente apprezzata dallo zar, una seconda raccolta di versi apparsa nel 1854 gli diede immediato successo. Nello stesso periodo, T. iniziò una tormentata relazione con la giovanissima figlia della sua governante: alla fanciulla, che aveva compromesso, dedicò una serie di liriche d’amore tra le più intense della poesia russa. Negli ultimi anni si dedicò soprattutto alla poesia filosofica e di introspezione. La lirica di T. ha per lo più le cadenze retoriche e solenni dell’ode settecentesca, ma l’impianto arcaico dei suoi versi è attraversato da vibrazioni metafisiche e visionarie che spingono a tratti il suo verso a rompersi in sonorità inattese, assolutamente inedite per la tradizione formale ottocentesca. La personalità di T. fu riscoperta da Vladimir Solov’ëv e dai poeti simbolisti, che misero in luce gli aspetti più suggestivi e sotterranei della sua lirica «classica», per molti versi anticipatrice della rivoluzione poetica dei primi decenni del Novecento.