Gli articoli di Wuz.it

Daniel Pennac: leggete Bartleby lo scrivano di Melville e Il libro dell'inquietudine di Pessoa

Ospite nella celebre trasmissione televisiva Che tempo che fa, Pennac ha presentato il suo spettacolo-lettura dedicato al racconto Bartleby lo scrivano di Melville - per pochi giorni in scena a Milano al Teatro Franco Parenti - e nel farlo ha raccontato questa affascinante quanto spiazzante storia.
Ma ha anche lanciato un invito: andate in libreria a comprare Il libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa!



Così ha presentato il suo spettacolo al pubblico del Teatro Argentina di Roma nel 2010.
""Non ricordo nemmeno più quando ho letto Bartleby di Melville per la prima volta. I miei più vecchi amici affermano che gliene parlo da sempre.
Bartleby e il suo datore di lavoro mi appassionano. Il primo per il suo rifiuto di giocare il gioco degli uomini, il secondo per l'inutile accanimento a voler comprendere questo rifiuto, l'uno e l'altro attraverso lo sconcertante e bizzarro confronto di due solitudini.
Se domandassimo a Bartleby il perché di questa lettura pubblica, risponderebbe impavido: 'Ma non ne vedete voi stessi la ragione?' Ed è esattamente ciò che si riproponeva Melville: vedere attraverso sé stesso, e cioè attraverso il nostro io più profondo, dove giace questa risata che accompagna, qualsiasi cosa noi facciamo, i nostri sforzi più lodevoli. E poi tutta la mia vita ho letto ad alta voce. (A voce altra). E questo doveva prima o poi finire sulla scena di un teatro. Tanto più che oggi ho la stessa età del narratore di questa storia. È sciocco, ma comunque ci unisce.""


BARTLEBY LO SCRIVANO DI HERMAN MELVILLE - RIASSUNTO di Daniel Pennac


C'è un notaio, è il 1850, siamo a Wall Street.
Ci sono due copisti che lavorano nel suo studio e che sono davvero gli antenati della fotocopiatrice. Uno di questi copisti, di questi scrivani, non riesce a lavorare il mattino perché soffre di insonnia, il secondo non riesce a lavorare il pomeriggio perché è un ubriacone. Allora il notaio cosa fa? ne assume un terzo, Bartleby, nella speranza che possa lavorare sia al mattino che al pomeriggio. E invece assolutamente non succede così. E non accade perché Bartleby a un certo momento del suo percorso professionale nello studio del notaio inizia a rispondere a tutti i compiti che appunto il notaio gli chiede di svolgere dicendo Preferirei di no. È una specie di rifiuto, assolutamente categorico, però pronunciato e detto assolutamente con dolcezza, usando il condizionale preferirei di no. In realtà si tratta un rifiuto categorico, definitivo, senza nessuna spiegazione.


La cosa sconvolge moltissimo il notaio, perché egli è proprio l'uomo che per antonomasia ha sempre la spiegazione per tutto. Nel suo ufficio ci sono generazioni e generazioni di storie e storie di generazioni intere e di fronte a lui le persone si confessano. Il notaio sa assolutamente tutto, capisce tutto ed è proprio la cellula sociale che ingloba il resto della società. Improvvisamente questo notaio si trova di fronte un uomo calmissimo che però rifiuta - senza dare alcuna spiegazione - di fare le cose. C'è dunque un confronto fra l'uno e l'altro: uno che vuole sapere tutto e l'altro che invece rifiuta di dare qualsiasi spiegazione. Questa è la cosa che mi appassiona.

Esistono interpretazioni diverse del racconto. Direi che ogni lettore ne dà una perché in noi stessi, dentro ognuno di noi c'è sia il notaio che vuol capire tutto che Bartleby che invece rifiuta di dare anche la benché minima spiegazione. Io stesso sento dentro di me la presenza di questi due esseri che sono antinomici perfettamente.




PERCHÈ LEGGERE IL LIBRO DELL'INQUIETUDINE DI FERNANDO PESSOA DOPO BARTLEBY



Da dove viene la crisi economica attuale? da un eccesso di desiderio che ha letteralmente fatto impazzire gli esperti di finanza che hanno creato i subprime nella loro immaginazione e che hanno avuto come guida di vita il concetto dell'accumulo totale. Quando ci troviamo di fronte a questo desiderio assolutamente demenziale, la parola di Bartleby, ""io preferirei di no"" è di fatto una delle affermazioni più rivoluzionarie che ci siano. Quando c'è una saturazione si arriva al punto di non desiderare nulla. Storicamente il punto è oggi. E dal punto di vista politico è estremamente pericoloso.
Se volete sapere di più su questo desiderio di non desiderare più, questo desiderio radicale di non avere più alcun desiderio dovete andare di corsa in libreria e acquistare e leggere Il libro dell'Inquietudine di Fernando Pessoa.
Lì ci sono 800 pagine sul desiderio radicale di non desiderare. E sono 800 pagine assolutamente magnifiche.
Bartleby è un po' l'introduzione a questo testo.
Dall'intervento di Daniel Pennac alla trasmissione Che tempo che fa.





30 gennaio 2012 Di G.M.

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente