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È morto Lelio Luttazzi: il ritratto della figlia Donatella


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La musica perde un grandissimo protagonista, Lelio Luttazzi. Nel 2005 la figlia Donatella aveva pubblicato con Lampi di Stampa il libro ""L'unico papà che ho. Cosa si prova ad avere un padre famoso, appassionato di jazz e assente"", un ritratto emozionante che ricostruisce la vita del grande musicista. Vi proponiamo un estratto in cui Donatella Luttazzi parla della pigrizia del padre e del suo eclettismo.

“Sono tanto pigro…”
Se fosse per papà Lelio, la ruota non sarebbe mai stata inventata. Mio padre non era solo un bravo musicista, con grande sensibilità jazzistica, e grande uomo di spettacolo. Preciso che ogni volta che qui uso l’imperfetto lo faccio perché mi riferisco a un passato glorioso dal quale lui volutamente, e ripeto volutamente, si è allontanato. Ma era anche un umorista. Il problema era il suo eclettismo, se di problema si può parlare, e soprattutto un certo “divismo”, divismo che univa però a una grande semplicità di fondo e addirittura forse a un carattere schivo. Avrebbe voluto fare l’attore e purtroppo anche il regista e lo scrittore. E forse per questo si è un po’ disperso? Non lo so. Ma nessuno è perfetto. Per onestà devo dire che poco tempo fa ho parlato con lui di questo, ma di fronte al termine “divismo” si è puntato: No, dovevo guadagnare! E ovviamente prendiamo questa come la più onesta spiegazione della cosa. Vero è che, per fare un esempio qualsiasi, se Piero Piccioni fosse anche comparso in qualche film, o se avesse presentato ogni sabato sera una bella trasmissione in TV, quando oltretutto c’erano solo due reti, la sua notorietà sicuramente ne avrebbe tratto vantaggio. Ma Piero Piccioni era un musicista “puro”. Molto probabilmente sapeva fare solo questo, e in questo si è perfezionato. Ma chi sa fare più cose, e tutte bene? È costretto a rinunciare alle altre? Quindi vietato saper fare più cose, dice la legge. Ed è un problema che riguarda molte persone, anche me per esempio. Certo papà Lelio un po’ attore era, con quell’aria sorniona da intellettuale distratto, che infatti Antonioni ha saputo cogliere nella sua Avventura. Ma regista e addirittura scrittore? “Operazione Montecristo”, il suo libro testimonianza dell’esperienza di galeotto, dolce/amaro umano e assolutamente sincero, che rivela un pìetas quasi cristiana che lui oggi rinnega dicendosi ateo, dimostra che sa scrivere, e sai scrivere se nella scrittura riesci a trasmettere la “tua” esperienza emotiva agli altri. Ma basta un libro per definirsi scrittore? No. “Perché non hai continuato a scrivere arrangiamenti, musica per il cinema? Perché non hai continuato a lavorare, anche se doverosamente lontano da quella volgare scatoletta che si chiama TV, odiata già allora, e adesso addirittura diventata più superflua dell’inserto-per-fare-peso Il Venerdì della Repubblica?” (Esagero un po’ sull’inserto). Ma sia chiaro, non ho rimproveri da fargli: bisogna imparare a essere indulgenti con i propri genitori, anche se è giusto tentare di farli crescere.

© Lampi di Stampa
Ringraziamo l'editore Lampi di Stampa per la gentile concessione.


Dietro lo stabilimento di Sogno del Mare. È questa la foto tenera in cui papà
mi circonda protettivo. Forse è quella a cui tengo di più
(dal libro ""L'unico papà che ho"", di Donatella Luttazzi, Lampi di Stampa)  

08 luglio 2010 Di Francesco Marchetti

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