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Non ancora trentaquattrenne William Faulkner (premio Nobel 1949) scrive Santuario, apparso per la prima volta a New York nel 1931, senza considerarlo mai uno dei suoi vanti letterari, tutt’altro.
In occasione della prima ristampa dell’opera, Faulkner si sentì in dovere di precisare, nella prefazione, che il suo romanzo fu concepito unicamente allo scopo di far soldi.
Questo suo etichettarlo come libro “commerciale” gli attirò fin da subito la negatività della critica che rimase sempre in bilico nell’espressione di un giudizio oscillante tra il non prendere alla lettera tale asserzione, o sugellare l’opera come un lavoro secondario. In realtà il romanzo presenta caratteristiche ben poco commerciali, mostrandosi nel pieno stile dello scrittore, dal linguaggio per nulla immediato e dalla narrazione succinta.
Ogni cosa precipita in questo romanzo, dove ancora una volta trionfa il male sull’ingenuità del bene, dove ogni personaggio è schiacciato dalle stesse convenzioni sociali.

TRAMA
Ambientata nel sud degli Stati Uniti d’America, tra Mississippi e Missouri, nel 1929, epoca della Grande Depressione e del proibizionismo, la vicenda inizia a casa di Lee Goodwin e della moglie Ruby, distillatori clandestini di alcool. I coniugi lavorano per la banda gangster composta da Tommy, Van e Popeye, che verrà ben presto sconvolta dall’arrivo di una studentessa diciottenne, «non più proprio bambina, non ancora donna», Temple Drake, che bussa alla loro porta in cerca di whisky. L’inconsapevole e maliziosa Temple scatenerà una tetra tempesta su quel luogo, innescando «un tragico domino di perversione e di morte». Da questo momento inizia a coagularsi la foschia del male, la tragedia annunciata in un vortice di orrori e disperazione che non fa capo ad alcuna speranza o redenzione perché, in realtà, non esistono personaggi buoni a cui chiedere pietà o anche solo l’appiglio di una catarsi.

Popeye, degenerato privo della sua virilità, reagisce a questa sua impotenza con rabbia e violenza, deflorando Temple con una pannocchia di granturco e uccidendo il compagno Tommy. Inizia la fuga e l’erompere del dramma: Popeye scappa, portando con sé Temple e affidandola a un bordello di Memphis; viene accusato di omicidio il terzo elemento della banda, Goodwin, che sarà arso vivo dalla folla. Nel frattempo Temple inizia la sua discesa verso la vergogna e il male, anche se destinata a una "salvezza" futura, nella fuga verso la casa paterna, se non prima aver perso l’unico affetto che la legava bordello. Sarà l’assurdità della fine di Popeye, il destino beffardo che se ne prende gioco, a chiudere questa vicenda assurda, lasciando un senso di amarezza e turbamento. La lotta è vana, il destino è cieco, nessuno si salva, nessuno migliora, ma ogni personaggio affoga nei suoi stessi orrori, nella melma del buio e dell’infamia umana.

Santuario è l’opera della discesa, della caduta verso l’oblio che non accetta salvezza, del caos di una società in sfacelo, mediocre e ipocrita che, nascosta dalle vesti del perbenismo, affoga nel male di un destino dannato, brindando al lettore con un bicchiere di angoscia.

Fonte: Wuz.it

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