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John R. R. Tolkien

Il signore degli anelli. Il ritorno del re

Riassunto

Gandalf e Pipino arrivano nella grande città dei Re di Minas Tirith per parlare con Denethor, sovrintendente del regno di Gondor. Qui Pipino giura fedeltà e obbedienza a Denethor per ripagare il debito verso Boromir che gli salvò la vita.
Il trio formato da Aragorn, Legolas e Gimli con re Théoden ed Éomer incontra la Grigia Compagnia, un gruppo di Raminghi del Nord della stessa stirpe di Aragorn, partiti da Gran Burrone insieme ai figli di Elrond Mezzelfo.
Mentre si elaborano le necessarie strategie, Aragorn decide di immergere il suo sguardo nel Palantír di Orthanc, rivelandosi così a Sauron per quello che in realtà è: l'erede di Isildur e legittimo Re di Gondor. Aragorn decide di percorrere il cosiddetto Sentiero dei Morti - una strada misteriosa dalla quale nessuno ha mai fatto ritorno - per risvegliare un esercito di morti, traditori di un giuramento fatto a Isildur e per questo condannati a non trovare la pace.
Aragorn mostra Narsil ai fantasmi - la spada spezzata di Elendil grazie alla quale Isildur privò Sauron dell'Anello - adesso ricostruita dal Re Elfo Elrond, e promette di liberarli se onoreranno il giuramento, aiutandolo a sconfiggere i Corsari di Umbar, alleati di Sauron, che stanno per attaccare Minas Tirith dal fiume.
L'esercito dei morti accetta il patto, e alla guida della flotta conquistata, Aragorn si dirige verso la capitale per portare rinforzi all’esercito di Gondor. A Minas Tirith nel frattempo Pipino viene convocato dal Sovrintendente di Gondor il quale lo nomina suo scudiero.
Faramir, attaccato dai Nazgul, riesce a raggiungere la città fortificata grazie all’aiuto di Gandalf. Qui farà rapporto al padre, Denethor, e dirà di aver incontrato Frodo e di averlo lasciato libero di continuare il suo cammino in direzione di Cirith Ungol, il passo maledetto che porta a Mordor. Denethor incalza il figlio per non aver preso l'anello da Frodo e lo incarica di riconquistare la città di Osgiliath adesso sotto le mani del nemico. Il mattino seguente, nonostante l’opposizione di Gandalf, Faramir accetta di portare a termine il folle piano del padre, e di guidare l’ultima guarnigione di Osgiliath nel disperato tentativo (suicida) di riconquistare la città perduta. Nell'attacco le forze di Sauron sono in sovrannumero e hanno la meglio su quelle di Faramir che, costretto a battere in ritirata, viene ferito. Ha così inizio l'assedio di Minas Tirith.
Denethor, afflitto di dolore per suo figlio morente, lascia il comando a Gandalf e si ritira nelle sue stanze. Gli Orchi incendiano il primo cerchio della città, mentre Denethor, ormai impazzito, decide di erigere una pira dove bruciare in rogo lui e il figlio ferito. Pipino racconta a Gandalf della pazzia di Denethor e insieme si dirigono nelle stanze adibite all'immolazione. Gandalf si oppone al Sovrintendente e termina il conflitto salvando Faramir dal rogo e, per un momento, Denethor sembra riprendere senso; ma il Sovrintendente della Cittadella, riluttante ad accettare Aragorn come legittimo re di Gondor, aveva usato un Palantìr per provare a prevedere l’esito della guerra ma, ingannato da Sauron, si era convinto di non avere nessuna speranza di vittoria. Quindi, mentre Gandalf porta in salvo Faramir, Denethor appicca improvvisamente fuoco al rogo, bruciando se stesso e il Palantìr e gettandosi dalla cima della Torre di Minas Tirith.
Gli Orchi sfondano il cancello di ingresso della città guidati dal Signore dei Nazgûl. Ma per fortuna arriva Re Théoden e il capitolo si chiude con il suono dei corni di Rohan giunti in soccorso. Le armate di Rohan sono guidate dal Re in persona e caricano le truppe degli Orchi travolgendole; la cavalleria degli Haradrim contrattacca e, anche se superiore al nemico per potenza e numero, fallisce, e Théoden e i suoi hanno la meglio.
Quando l'esercito di Rohan raggiunge Minas Tirith assediata, il Signore dei Nazgûl piomba su di loro. Nevecrino, il cavallo del Re, si imbizzarrisce per il terrore e cade sul fianco travolgendo Théoden che rimane sciacciato. Il Re Stregone allora, in groppa alla sua creatura alata, scende dal cielo e atterra sul cavallo del Re. Théoden morente rimane lì, inerme, di fronte alle fauci spalancate del mostro. Ma un giovane cavaliere di nome Dernhelm si frappone tra il Re e il Signore dei Nazgûl.
Il Re Stregone lo intima di andarsene e di non osare provare a sfidarlo perché "nessun uomo vivente" può sconfiggerlo; al che Dernhelm si rivela per quello che è: Éowyn, quindi una donna, non un uomo. Approfittando dello stupore dello schiavo dell'Anello, Éowyn taglia di netto la testa del destriero alato. Il Re Stregone a questo punto incalza Éowyn distruggendo a colpi di mazza lo scudo e rompendole il braccio. Quando il cavaliere oscuro sta per uccidere definitivamente la giovane, Merry lo colpisce alle spalle con il suo pugnale elfico, fabbricato proprio per sconfiggere il signore di Angmar, adesso ferito. Eowyn allora vibra il colpo finale con la sua spada nel volto dello spettro, eliminandolo definitivamente: il terribile Re degli Stregoni di Angmar è stato sconfitto, non da uomo vivente, come diceva la profezia, ma da una donna e un mezz'uomo. Sia Merry sia Éowyn subiscono gli influssi malefici del contatto con il Re Stregone; Éowyn cade come morta in avanti, mentre il Re, ignaro che lì vicino giace inanime la sua nipote adorata, muore sereno tra le braccia di Merry.
Giunge anche Éomer con il resto della scorta per tentare di salvare il re, ma vedendolo morto gli tributa un ultimo saluto. Éomer più in là scorge anche sua sorella tra i caduti, e convinto di averla persa ritorna furioso con i suoi in battaglia. Nel fiume, nel frattempo, veleggiano quelle che sembrano essere le vele nere dei corsari di Umbar giunti a dar man forte al nemico, ma in realtà è Aragorn al comando di un esercito di fantasmi. Con questi rinforzi ormai sopraggiunti, la battaglia termina a favore di Gondor, ma grandi sono comunque le perdite sofferte.
Aragorn, la Compagnia e tutti i capitani decidono, nel frattempo, la prossima azione da intraprendere: cioè di marciare con un'armata di settemila uomini contro i neri cancelli di Mordor per distrarre Sauron da Sam e Frodo e dalla loro intenzione di distruggere l'Anello. Sam va alla ricerca di Frodo nella torre di Cirith Ungol e scopre che gli Orchi si sono uccisi a vicenda per dividersi le cose di Frodo, specialmente la cotta di Mithril. Sam trova finalmente Frodo in cima alla torre dove gli restituirà l'Anello. Con l’aiuto di Sam, Frodo riesce quindi a liberarsi dagli Orchi, e a scappare dalla torre dov’era rinchiuso. Travestiti da orchetti, i due Hobbit attraversano Mordor e raggiungono infine la voragine del Monte Fato: qui vengono attaccati da Gollum, che vuole l’Anello per sé, ma Sam lo ricaccia indietro. Sull'orlo del vulcano però, Frodo non ha la forza di gettare l'anello, ma, anzi, lo pretende per sé e lo infila al dito; proprio in quel momento, Gollum rispunta all'improvviso e attacca Frodo staccandogli a morsi il dito e con esso l'Anello. Tuttavia Sméagol, troppo impegnato ad esultare per aver riconquistato il suo "Tesoro", non si accorge di mettere un piede in fallo, precipita nel vulcano e trascina con sé l'Anello, distruggendolo, in questo modo, una volta per tutte.
Sauron avverte la presenza di Frodo e richiama tutti i Nazgûl, ma ormai è troppo tardi: l'Anello è distrutto e con lui l’Oscuro Signore. Le forze di Mordor, orfane di Sauron, fuggono, e Gandalf, con l'aiuto delle Aquile, recupera Sam e Frodo in cima al Monte Fato.
Tornati a Minas Tirith, Aragorn viene incoronato Re dei Regni Riuniti di Arnor e Gondor e può sposare l’Elfa di cui è innamorato, Arwen. Anche Faramir ed Éowyn si sposano, mentre Éomer sale al trono di Rohan.
Gli Hobbit rientrano nella Contea per trovarla distrutta e asservita agli uomini di Saruman, fuggito in segreto da Isengard. Ma riuscendo a fomentare la ribellione degli abitanti, sconfiggono nuovamente Saruman, che infine viene ucciso dal suo stesso servo Grima Vermilinguo, a sua volta ucciso da una freccia. Finita così la Guerra dell'Anello, Sam convola a nozze con l'amata Rosie Cotton e usa i doni che gli aveva fatto Galadriel per far rinascere la Contea. Frodo, invece, non riesce a trovare pace a causa del ricordo del suo fardello e delle ferite ricevute. Molti anni dopo, insieme a Bilbo e Gandalf, salpa dai Porti Grigi per le Terre Immortali. A salutarli vengono anche Sam, Merry e Pipino. Dopo che le navi lasciano la riva, i tre Hobbit rimasti nella Terra di Mezzo tornano poi a casa. Dopo la morte di sua moglie Rosie, molti anni dopo l’addio di Frodo, Sam dona alla figlia il Libro Rosso dei Confini Occidentali, il resoconto delle avventure di Bilbo e Frodo, per poi partire anche lui alla volta delle Terre Immortali, l’ultimo Portatore dell’Anello rimasto.

Fonte: Wuz.it

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