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John R. R. Tolkien

Il signore degli anelli. Le due torri

Riassunto

Il Signore Degli Anelli non nasce come trilogia, ma come romanzo unico. Per questioni editoriali è stato diviso in tre parti, e quindi il titolo Le Due Torri avrebbe dovuto essere solo una scelta temporanea. Tuttavia ci sono stati vari dibattiti a riguardo. In una lettera Tolkien dichiara che: «"Le due Torri" è il tentativo più riuscito di trovare un titolo che comprenda i libri tre e quattro che sono così diversi; e può essere lasciato ambiguo — potrebbe riferirsi a Isengard e Barad-dûr, o a Minas Tirith e Barad-dûr; oppure a Isengard e Cirith Ungol». Peter Jackson nel suo adattamento cinematografico opta per l'alleanza tra Sauron (Torre Nera o Barad-dûr) e Saruman (Isengard).

Le Due Torri (libri III e IV)
Appena entrati nel regno di Gondor la compagnia decide di fermarsi e riposarsi sulle rive del fiume. Qui Boromir avvicina Frodo che si era isolato per riflettere, e prova a sottrargli l’Anello. Questo costringe Frodo a indossare l’Anello e fuggire da Boromir.
Nel frattempo la Compagnia viene attaccata da una banda di Uruk-hai provenienti da Isengard. Gli Uruk-hai sono orchi dalle abilità superiori; creati da Saruman il Bianco tramite la sua magia oscura, possono vivere sotto la luce del sole e sono molto più potenti e veloci rispetto agli altri orchi. Durante il combattimento la Compagnia comincia a sfaldarsi: Frodo, consapevole che qualcun altro avrebbe provato a sottrargli l’Anello, decide di scappare e intraprendere da solo il viaggio verso il Monte Fato, eccezion fatta per il suo fedele servitore Sam (che rischia di annegare pur di seguire Frodo e poterlo difendere dai molti pericoli); e Boromir che cade in battaglia per difendere i due Hobbit Marry e Pipino, i quali vengono rapiti per ordine di Saruman (il quale sa che l’Anello del Potere è in mano a uno Hobbit). Aragorn arriva in tempo solo per raccogliere la dolente confessione di Boromir a proposito del suo tentativo di impadronirsi dell'Anello, assieme alla sua invocazione di perdono.
Dopo aver dato al corpo dell'amico le esequie funebri, il trio formato da Aragorn, Legolas e Gimli si ritrova dunque a dover decidere se seguire Frodo e aiutarlo a distruggere l’Anello, oppure provare a salvare da una morte orrenda Merry e Pipino rapiti dagli Orchi.
Aragorn però sa che Frodo ha scelto di andare via per il bene della missione e che il destino dell’Anello è ormai solo nelle mani del giovane Hobbit.
L’unica cosa che resta da fare è salvare Merry e Pipino da un destino crudele, e così il trio parte all’inseguimento degli Uruk-hai di Saruman, a un giorno di marcia di distanza. Merry e Pipino furbescamente lasciano cadere la spilla elfica della Compagnia dell’Anello, dimostrando di essere ancora in vita e alimentando le speranze. Dopo tre giorni di inseguimento però la corsa di Aragorn, Legolas e Gimli s’interrompe per l’incontro con Èomer e il suo esercito. Questi racconta di esser stato bandito con i suoi uomini da Re Theoden, e che durante il cammino si sono imbattuti in un gruppo di Uruk-hai, che hanno sterminato dal primo all’ultimo.
Nessuno è sopravvissuto e Aragorn teme il peggio per Marry e Pipino. In preda alla disperazione però il Ramingo, esaminando il campo di battaglia, trova delle tracce dei due Hobbit che conducono all’interno della foresta oscura di Fangorn, nota per le sue tetre leggende e molto temuta dagli abitanti del regno. Questo lascia supporre che i due Hobbit siano ancora vivi.

Purtroppo il regno di Rhoan è sotto il controllo di Saruman, così come la mente di Re Theoden, e circolano voci sul malvagio Stregone Bianco visto aggirarsi all’interno della foresta nera. La foresta di Fangor è un piccolo bosco risalente alla Prima Era, ed è popolato da creature millenarie, gli Ent, enormi alberi che parlano e camminano come esseri umani. Merry e Pipino fanno così la conoscenza di Barbalbero, capo degli Ent, che decide di condurli al cospetto dello Stregone Bianco. Il Ramingo, il Nano e l’Elfo si inoltrano all’interno della foresta oscura alla ricerca dei due Hobbit rapiti e qui incontrano lo Stregone Bianco. Convinti di essere di fronte al perfido Saruman lo attaccano, ma in vanamente, poiché il mago riesce a disarmarli subito.
Credendosi spacciati i tre dovranno ricredersi quando dall’abbagliante luce bianca che circonda lo stregone, farà la sua comparsa Gandalf. Immediatamente Legolas e Gimli s’inchinano, mentre Aragorn non crede ai suoi occhi dicendo a Gandalf di averlo visto cadere a Moria, trascinato nelle profondità della terra dal Balrog.
Gandalf allora racconta di aver combattuto fino all’ultimo sangue contro il Balrog di Morgot, dagli abissi più oscuri della terra alle cime più inaccessibili del mondo, e di essere riuscito a sconfiggerlo. Ma a battaglia compiuta, stremato, il mago perisce e viaggia verso i confini dell’universo, in un mondo ultraterreno. Mondo dal quale farà ritorno grazie alla regina Galadriel che lo fa risorgere per portare a termine la missione contro Sauron e liberare dal male la Terra di Mezzo. Adesso non è più Gandalf il Grigio, ma Gandalf il Bianco, guida del popolo libero nella battaglia finale contro l'oscurità, elevato al rango di Cavaliere Bianco e divenuto capo del suo ordine. Rassicurati gli amici sul destino di Merry e Pipino rimasti sotto la costante protezione di Barbalbero, Gandalf richiama a se il Signore dei Cavalli Ombromanto (Shadowfax), e seguito da Aragorn, Gimli e Legolas, galoppa rapido verso Eldoras, la capitale di Rohan.
Giunti al palazzo d'oro di Re Theoden, trovano il sovrano irriconoscibile, preda del potere di Saruman e costantemente affiancato dal suo viscido consigliere (e braccio destro di Saruman) Grima Vermilinguo. Saruman insidiatosi nella mente del Re controlla tutto il regno. Solo Gandalf e la sua magia riescono a liberare Re Theoden dal giogo di Saruman, riportandolo in sé. Re Theoden, dopo aver richiamato Èomer e il suo esercito, decide di partire alla volta del Fosso di Helm per paura dell’immediata rappresaglia di Saruman e dell’avanzata dei suoi Uruk-hai.
Il Fosso di Helm è una roccaforte inespugnabile che mai nessuno è riuscito a invadere. Ma Gandalf teme che un esercito di Orchi e Troll supportati dall’alchimia di Saruman sia troppo potente e prova a dissuadere Theoden dallo scappare a cercare rifugio inutilmente, e provare piuttosto ad attaccare a sorpresa Isengard, regno di Saruman. Re Theoden però è fiducioso e crede che le mura di Helm possano sostenere qualunque attacco. Così tutti gli abitanti di Rohan partono diretti al fosso. Riluttante per la decisione del re, Gandalf decide di partire da solo e recuperare quanti più uomini possibili per la battaglia che sta per arrivare, e dice ad Aragorn di attendere l’alba del terzo giorno e di resistere fino al suo ritorno. Così il regno di Rohan si mette in marcia verso il Fosso di Helm. Saruman e il suo esercito di migliaia di Uruk-hai sono pronti ad attaccare in massa.
La narrazione torna sui due piccoli Hobbit Merry e Pipino accuditi da Barbalbero. I due Hobbit sono fondamentali per l’esito degli eventi perché mostrando a Barbalbero la desolazione che Saruman ha provocato con le deforestazioni atte a costruire le armi per il suo esercito di Orchi, convincono gli Ent a una consulta dalla quale verrà presa la decisione di entrare in guerra contro Saruman e di marciare su Isengard. Questa sarà una mossa decisiva nella battaglia contro il nemico. Nel frattempo i Cavalieri di Rohan giungono dopo due giorni di cammino all’imponente fortezza del Fosso di Helm, protetta da una diga che ostruisce tutta la vallata nella quale essa è incastonata, e successivamente da un sistema di mura titaniche costruite migliaia di anni prima dai re giunti dal nord; ma nonostante questo le forze sono poche, e la notte si annuncia minacciosa. Da lontano migliaia di tamburi di guerra scandiscono la marcia degli Uruk-hai. La battaglia del Fosso di Helm ha dunque inizio. Ben presto, infatti, orchi e uomini selvaggi del nord ingaggiati da Saruman, giungono come una marea in tempesta a lambire le prime difese della valle. Durante tutta la notte, i soldati di Rohan comandati da Aragorn ed Èomer, assieme a Gimli e Legolas, vengono chiamati a una dura prova di resistenza e valore, cercando di opporsi ai nemici.
Le arti di Saruman sono potenti: ha creato un'arma segreta, un fuoco capace di sgretolare con un'esplosione le potenti mura del Fosso.
Riesce così a conquistare, assalto dopo assalto, i bastioni esterni della fortezza, e poco prima dello spuntare dell'alba, si preannuncia l'assalto finale che porrà fine ad ogni speranza dei difensori. È allora che Re Theoden chiede ad Aragorn un atto di lealtà e coraggio: vendere cara la vita tentando una carica con la cavalleria del Mark sui bastioni della fortezza, per respingere gli assalitori. Ed è così che Aragorn e Theoden, assieme ad Eomer, si lanciano nell'ultima avanzata in battaglia, aprendosi un varco di distruzione e di morte tra i nemici ormai certi della vittoria. Ma fuori, alla prima luce dell'alba, li attende una sorpresa: il nemico è come paralizzato da rumori sinistri e oscure presenze giunte alle sue spalle con le prime luci del giorno: gli orchi sono infatti totalmente circondati, in fronte dalla carica dei cavalieri di Rohan, ai fianchi dalla comparsa inattesa di Gandalf accompagnato dai soldati di Erkenbrand, e alle spalle dall'oscura foresta vivente di Fangorn, che gli Ent hanno guidato in battaglia.
Finisce così il vile attacco di Isengard al regno di Rohan: pressati e attaccati da ogni parte, gli orchi fuggono nella foresta di Fangorn, dove vengono risucchiati e distrutti.

Gandalf e i suoi compagni si dirigono a Isengard, dove sono rimasti Merry e Pipino al comando di Barbalbero. Qui trovano una Isengard spazzata via dal fiume che gli Ent hanno liberato, distruggendo per sempre la fucina di Saruman con tutti i suoi Uruk-hai. Mithrandir tenta ugualmente di negoziare la pace con Saruman: questi però non vuole sottostare ad alcuna richiesta, e allora Gandalf lo priva del rango e di gran parte dei suoi poteri. Ma uno strano oggetto attrae l’attenzione di Pipino: si tratta di un Palantír, una pietra veggente che Saruman usava per comunicare con Sauron. Questi offre involontariamente a Pipino uno sguardo sulla città che l’Oscuro Signore aveva intenzione di attaccare per prima, nella sua prossima guerra di conquista: la capitale del regno di Gondor, Minas Tirith. Per avvertirli dell’imminente pericolo Gandalf parte con Pipino verso la capitale di Gondor, galoppando come il vento in groppa al suo cavallo Ombromanto.
Da qui i fatti si spostano indietro nella trama per seguire la storia parallela di Frodo e Sam (IV libro). I due piccoli Hobbit sono seguiti costantemente dall’essere vivente che più di tutti brama l’Anello del Potere e che da esso è stato consumato per 500 anni: Gollum.
Quest’ultimo era una creatura simile a uno Hobbit, prima di essere corroso nello spirito e nel corpo dall’Anello, e il suo nome era Smeagol. I due Hobbit fanno promettere a Gollum di fargli da guida per raggiungere il regno di Mordor e quindi il Monte Fato. Ma giunti di fronte al Nero Cancello del regno di Sauron, cambiano rotta persuasi da Smeagol, che li esorta a prendere una strada segreta meno rischiosa che conosce solo lui, e riuscire così ad attraversare inosservati Mordor e raggiungere il Monte Fato. Come al solito essi devono viaggiare di notte, poiché l'Occhio è sempre vicino e instancabile. In una pausa mattutina l'affamato Sam convince Gollum a cacciare per loro qualche coniglio. Dal piccolo fuoco acceso per cucinare la selvaggina purtroppo si alza un sottile filo di fumo. Sarà proprio quel piccolo segnale che attirerà sugli Hobbit l'attenzione di una pattuglia di soldati di Gondor mandati a sabotare gli eserciti provenienti dal sud. Gollum riesce a dileguarsi mentre Frodo e Sam sono prigionieri del Capitano Faramir, che apprende con profonda emozione della loro amicizia con Boromir, suo fratello.
Terminata la battaglia, Faramir inizia l'interrogatorio di Frodo, ma ben presto si rende conto della sincerità dello Hobbit e di un inquietante mistero di cui è portatore. Per questa ragione decide di condurre lui e Sam nel rifugio segreto di Henneth Annûn, la Finestra del Tramonto, dove potrà continuare indisturbato il suo colloquio con gli Hobbit. Henneth Annun è una caverna ricavata deviando l'antico corso di una cascata, che ora è divenuta una barriera impenetrabile utile a proteggere la segretezza del luogo. In quella caverna i soldati di Gondor trovano ristoro e riposo. Ed è lì che continua il dialogo tra Frodo e Faramir, dialogo durante il quale il capitano di Gondor apprende le tragiche avventure della Compagnia dell'Anello. E proprio durante il colloquio, Sam si lascia scappare, affascinato dalla personalità di Faramir, il segreto dell'Anello.
Il giovane condottiero però si rivela un uomo di profonda saggezza e compassione umana, e di fronte alla terribile tentazione dell'Anello - lo stesso per cui suo fratello ha trovato la morte – egli supera la prova e resiste nel prendere l’Anello. Ma Faramir scopre anche che Gollum si è infiltrato nel rifugio segreto, e sta nuotando nello stagno adiacente alla cascata in cerca di pesci.
Il suo destino è segnato: la legge di Gondor infatti condanna a morte chiunque infranga il segreto di Henneth Annun.
Ma Frodo intercede per lui e ottiene che gli venga risparmiata la vita, ponendosi come suo protettore e garante. Faramir accetta e concede a Frodo di continuare il suo drammatico viaggio, sotto la guida di Gollum. Dopo averli nominati Amici di Gondor, Faramir carica gli Hobbit di provviste fresche e li riconduce sul sentiero abbandonato il giorno prima.
Il viaggio dunque riprende e i tre viaggiatori costeggiano le oscure foreste, addentrandosi sempre più a ovest verso le rovine della città di Osgiliath, un tempo capitale di Gondor e adesso nelle mani del nemico. Da qui arrivano nella valle maledetta di Minas Morgul, la Torre degli spettri, che ospita il Re dei Nazgul e degli Stregoni e di Angmar, lo stesso che – in una lontana notte di ottobre – ha pugnalato Frodo su Collevento.
Proprio davanti al bivio, Frodo è catturato da un incantesimo mortale che lo conduce come ipnotizzato verso l'ingresso della torre mortale, non fosse per Sam che riesce a riportarlo in sé. Gollum allora mostra loro la via segreta di cui parlava: una lunga scalinata impervia che sale in perpendicolare per centinaia di metri. La fatica è tanta, e lo sforzo enorme porta gli Hobbit a dover riposare spesso. Durante una delle tante soste si accorgono che Smeagol è sparito da ore. Al loro risveglio però lo ritrovano lì, pronto a condurli a destinazione. Raggiunto il passo e la fine delle scale, scoprono purtroppo che Gollum li ha traditi: qui, infatti, abita il malvagio ragno Shelob, che colpisce Frodo con il suo pungiglione, immobilizzandolo. Sam riesce infine ad avere la meglio sull’animale, ma pensando Frodo morto, gli prende l’Anello e lo lascia. Dalla vicina torre di vedetta arrivano alcuni Orchi, soldati di Sauron, che, trovato Frodo, ancora vivo, lo fanno prigioniero.

Fonte: Wuz.it

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