Le recensioni di Wuz.it

E tu splendi di Giuseppe Catozzella

T'insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla lettura dei romanzi di formazione è che a un certo punto della vita succede qualcosa che cambia tutto. E che, chissà per quale motivo, succede d’estate. All’inizio è tutto normale: la scuola finisce, la mente si svuota, le giornate si fanno luminose e quasi infinite; poi, il grande evento che rimescola le cose e cambia le prospettive. E alla fine dell’estate, quando la luce si fa più tenue e l’aria porta con sé i profumi dell’autunno, niente è più come prima. Tutto d’un tratto, siamo diventati grandi.

Anche per Pietro è così. Ha dodici anni e vive a Milano – anzi, Milanox, per essere precisi, dato che il quartiere periferico dove trascorre le giornate è talmente malfamato che si può paragonare al Bronx – in un palazzone abitato da immigrati provenienti dal sud d’Italia e del mondo. I suoi genitori avevano abbandonato la loro terra, la Lucania, in cerca di lavoro, diventando agli occhi dei milanesi una «famiglia di invasori in una terra piena di ricchezze e di cose belle». Per diverso tempo le cose non erano andate male, ma poi la madre di Pietro se n’era andata e l’aveva lasciato solo con il padre e la sorellina Nina. A dieci anni era rimasto orfano, e sua madre aveva iniziato a vivergli dentro.

L'estate dei suoi dodici anni inizia con una bocciatura. E con un viaggio. Pietro torna ad Arigliana, il paesino di montagna dove si sono conosciuti e innamorati i suoi genitori, per trascorrere le vacanze insieme a Nina, ai nonni e agli altri ragazzi che ha conosciuto durante le estati passate. Lì la vita scorre lenta, tra lavori nei campi e chiacchiere di paese. Lì per giocare bastano un pallone, una manciata di sassi o un nuovo cunicolo da esplorare. Lì non succede niente da cent'anni, fino a quando Pietro non si avventura nella vecchia torre diroccata e trova una famiglia di migranti. Sembrano rinchiusi lì da un tempo infinito, tanto sono magri e sporchi, invece sono passati ""solo"" tre mesi dal loro arrivo, da quando il parroco li ha trovati e nascosti, per poi quasi dimenticarsene.

Ed è in seguito a quella scoperta che Arigliana sembra risvegliarsi. Gli abitanti si sentono sotto minaccia, pensano alle conseguenze della presenza di questi stranieri, al lavoro che potrebbero rubare e alle terre che potrebbero occupare. Tutti sembrano aver cancellato dalla memoria quegli anni non così lontani in cui ad andarsene erano loro, uomini e donne costretti a lasciare la loro sicurezza per avventurarsi su al Nord o addirittura oltreoceano in cerca di fortuna, disposti ad accettare anche i lavori più umili e stancanti pur di garantire la sopravvivenza alle proprie famiglie.

Anche Pietro e gli altri ragazzi rimangono contagiati dall’umore che si diffonde nel paese. Iniziano a mettere in discussione loro stessi e i rapporti che hanno costruito nel tempo, succubi dei pregiudizi e degli interessi di padri egoisti o forse solo disperati e preoccupati, e di signorotti meschini che non perdono tempo a sfruttare la situazione per i propri interessi. E alla fine di quell’estate nessuno sarà più lo stesso. Rimarranno le delusioni e le speranze spezzate, ma anche nuove strade da percorrere e la sensazione di essere cambiati per sempre.

Come con Non dirmi che hai paura, Giuseppe Catozzella scrive un romanzo di formazione capace di parlare a tutti, ragazzi e adulti, che affronta la tematica del diverso e dell'altro, ma non solo. Ci parla anche di quanto a volte basti poco per mandare a monte un'amicizia, dei rifugi che ci creiamo per sopportare la perdita delle persone care, e di come esistano persone semplici disposte ad andare controcorrente pur di portare avanti gli ideali in cui credono. Con il linguaggio e gli occhi di un ragazzo ci mette di fronte alle luci e alle ombre del nostro mondo, ricordandoci che ci sarà sempre qualcuno o qualcosa – una situazione spiacevole, a volte anche solo la pigrizia o la comodità – che ci spinge a nasconderci nel buio. Ed è proprio in questi momenti che dobbiamo trovare la forza per non farci sopraffare. E che non dobbiamo dimenticarci di splendere.

di Mario Ciusani


E tu splendi
E tu splendi Di Giuseppe Catozzella;

E quando le cose ti chiamano, ti chiamano.
Quando sono lì, sono lì per noi.
Non importa se ci sono state per un secondo o da sempre.


Arigliana, “cinquanta case di pietra e duecento abitanti”, è il paesino sulle montagne della Lucania dove Pietro e Nina trascorrono le vacanze con i nonni. Un torrente che non è più un torrente, un’antica torre normanna e un palazzo abbandonato sono i luoghi che accendono la fantasia dei bambini, mentre la vita di ogni giorno scorre apparentemente immutabile tra la piazza, la casa e la bottega dei nonni; intorno, una piccola comunità il cui destino è stato spezzato da zi’ Rocco, proprietario terriero senza scrupoli che ha condannato il paese alla povertà e all’arretratezza. Quell’estate, che per Pietro e Nina è fin dall’inizio diversa dalle altre – sono rimasti senza la mamma –, rischia di spaccare Arigliana, sconvolta dalla scoperta che dentro la torre normanna si nasconde una famiglia di stranieri. Chi sono? Cosa vogliono? Perché non se ne tornano da dove sono venuti? è l’irruzione dell’altro, che scoperchia i meccanismi del rifiuto. Dopo aver catalizzato la rabbia e la paura del paese, però, sono proprio i nuovi arrivati a innescare un cambiamento, che torna a far vibrare la speranza di un Sud in cui si mescolano sogni e tensioni. Un’estate memorabile, che per Pietro si trasforma in un rito di passaggio, doloroso eppure pieno di tenerezza e di allegria: è la sua stessa voce a raccontare come si superano la morte, il tradimento, l’ingiustizia e si diventa grandi conquistando il proprio fragile e ostinato splendore. Attraverso questa voce irriverente, scanzonata eppure saggia, Catozzella scrive un romanzo potente e felice, di ombre e di luce, tragico e divertente, semplice come le cose davvero profonde.

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