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Jung Chang - L'imperatrice Cixi

Cixi portò a termine la sua rivoluzione nel corso di sette importantissimi anni, dal suo ritorno a Pechino all’inizio del 1902 fino alla sua morte nell’ultimo scorcio del 1908. L’epoca fu delineata da alcuni cambiamenti epocali grazie ai quali la Cina varcò decisamente le soglie della modernità. La modernizzazione permise di raddoppiare le entrate annuali, che passarono da poco più di cento milioni di tael a 235 milioni.

1861-1908: per quasi cinquant’anni l’imperatrice Cixi governò la Cina.
Mai in prima persona, impossibile e impensabile per una donna, ma come reggente prima per il figlio, poi per il nipote minorenne Guangzhou, poi sempre per questo nipote che aveva fatto incarcerare nel 1898 in seguito ad un tentato colpo di Stato.
Una donna straordinaria, Cixi.
Paragonabile a Elisabetta I di Inghilterra, a Caterina la Grande di Russia, alla regina Vittoria che sedette sul trono d’Inghilterra e fu imperatrice d’India negli stessi anni in cui Cixi era impegnata nella lotta impari per fare uscire la Cina dall’arretratezza e metterla al passo con le nazioni occidentali.
Jung Chang (di cui ricordiamo il bellissimo romanzo Cigni selvatici e la biografia Mao. La storia sconosciuta) ricostruisce con precisione storica la vita di Cixi nel libro L’imperatrice Cixi, appassionante e rivelatore.

Cixi entrò a palazzo nel 1852, come una delle tante concubine.
Piccola di statura, il naso aquilino, un mento deciso, non era bella, tranne che per gli occhi e i denti. La sua fortuna fu dare alla luce un figlio maschio, nel 1856: questo cambiò il suo destino, l’imperatore Xianfeng la elevò immediatamente ad un rango superiore e grazie al bambino Cixi diventò la consorte numero due, seconda solo all’imperatrice Zhen. L’altra sua fortuna (forse dovuta anche al carattere di entrambe e alla sua intelligenza) fu l’assenza di rivalità tra di lei e l’imperatrice. Alla morte dell’imperatore, lontano da Pechino dopo che la corte aveva dovuto abbandonare in fretta e furia la capitale e lo splendido Palazzo d’Estate era stato distrutto dagli invasori francesi, Zhen e Cixi collaborarono, fecero fronte unico nella reggenza in attesa della maggior età del piccolo imperatore Tongzhi.
Gli fecero entrambe da madre, ma Zhen si tirò indietro lasciando prendere a Cixi tutte le decisioni importanti per quello che riguardava il governo.

Non mi metterò certo a riassumere cinquant’anni di storia cinese, turbolenta e complicata, in un momento in cui ogni potenza occidentale avanzava pretese, reclamando porti ed esclusività di commercio.
Cixi si trovò a dover fronteggiare guerre contro nemici più potenti, meglio armati e meglio preparati, a contrattare confini, a concedere permessi alle missioni, a mediare la presenza degli stranieri - con usanze e culture così diverse - con gli uomini di corte.
Quello che ammiriamo di Cixi è la sua curiosità e la sua apertura mentale: sono le doti che le hanno permesso di trasformare il suo paese.
Curiosità: senza di questa Cixi sarebbe rimasta rinchiusa nel piccolo mondo della grande Cina. Invece, pur senza mai oltrepassare i confini di persona, Cixi mandò inviati all’estero e lesse con attenzione i loro rapporti. Tutto la interessava, il modo di governare, le leggi, le condizioni di vita, l’organizzazione scolastica, ma anche gli abiti, i balli, la musica, la maniera di comportarsi di uomini e donne. Dove altri si stupivano, lei vagliava, soppesava, accettava le sorprendenti novità. La sua mente era aperta a tutto, non incondizionatamente ma dopo aver riconosciuto la validità di eventuali cambiamenti.
La ferrovia, la luce elettrica e lo studio dell’economia e delle lingue straniere sono solo alcune delle novità da lei introdotte.

La più importante fu quella a cui stava lavorando, fino agli estremi momenti prima di morire: concedere il voto ai cittadini cinesi e trasformare la monarchia assoluta in monarchia costituzionale.
Fece anche degli errori, certo.
Nessuno è perfetto, e Cixi affrontò male la ribellione dei boxer, fu responsabile di grandi crudeltà (mai però della portata di chi sarebbe venuto dopo di lei negli anni seguenti).

Il libro di Jung Chang è una biografia storica che si legge come un romanzo (perfino le note a pie' di pagina sono interessanti).
Non sono solo gli eventi ad avere rilievo ma tutto quello che crea l’ambiente della Cina della seconda metà del secolo XIX.
Leggiamo affascinati le descrizione degli abiti, delle usanze (l’ex concubina diventata Imperatrice Vedova che doveva ricevere nascosta dietro un paravento e che arrivò ad invitare a pranzo le signore inglesi e americane, la folla di eunuchi a corte e il mal d’amore per uno di questi che fece ammalare Cixi), della ricostruzione del Palazzo d’Estate, dei cibi, degli arredi, degli scambi di doni.
Jung Chang ricorre spesso a citazioni tratte dalla documentazione dell’epoca, inserisce fotografie e ritratti dell’imperatrice che aveva preso gusto a vedersi ringiovanita nelle foto (ritoccate) e che aveva fatto soggiornare a corte la pittrice Katherine Carl per dieci mesi.

L’attrice Gong Li interpreterà sullo schermo l’imperatrice Cixi in un kolossal storico coprodotto da Cina e Stati Uniti.
Di certo il film contribuirà a portare alla conoscenza di tutti la figura di una grande donna.

Recensione di Marilia Piccone

Jung Chang - L'imperatrice Cixi
Trad.di A.Valdré
527 p., 20 euro - Longanesi (Il cammeo)
ISBN 9788830427136

 


L'imperatrice Cixi. La concubina che accompagnò la Cina nella modernità

Pechino, marzo 1852: durante la selezione delle consorti imperiali, lo sguardo dell'imperatore Xianfeng si posa su una sedicenne dai tratti non belli, forse, ma senza dubbio affascinanti. Di lì a poco, il cenno di approvazione del Figlio del Cielo schiuderà le porte della Città Proibita alla donna che, ammessa a corte come semplice concubina, si ritroverà in breve a reggere le redini dell'ormai morente dinastia Qing con il titolo di Imperatrice vedova Cixi. Considerata in Cina una despota dalle vedute ristrette, Cixi intraprese invece una coraggiosa politica di modernizzazione che, ispirandosi ai metodi occidentali, scosse il Paese dal suo immobilismo millenario: a lei si devono infatti l'introduzione del telegrafo e della ferrovia, la costruzione di una flotta moderna e l'avvio della pratica di estrazione mineraria, la riforma del sistema legale (con l'abolizione di pratiche quali la fasciatura dei piedi) e l'istituzione di scuole e università di livello. Il tutto mentre affrontava le rivolte dei Taiping prima e dei Boxer dopo, le "guerre dell'oppio" e le mire espansionistiche di russi e giapponesi, sventando i complotti orditi alle sue spalle. Questa biografia, avvalendosi di materiali fino a poco tempo fa inaccessibili, ribalta gli stereotipi per tracciare il ritratto di una figura ancora poco nota agli storiografi occidentali: quella di una donna energica e lungimirante che, in un contesto tutt'altro che favorevole, governò per quarant'anni le sconfinate terre del Celeste Impero.

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