Le recensioni di Wuz.it

Lamberto Maffei - Elogio della lentezza

Il pensiero lento è un pensiero pesante da portare, che trascina con sé il fardello della memoria e il peso dei dubbi e le incertezze dei ragionamenti.

Da anni ormai siamo costretti a vivere all’insegna di un dinamismo sempre più frenetico.
Le ventiquattro ore della giornata sembrano non esser mai sufficienti per i mille impegni o disimpegni quotidiani.
La tecnologia sforna di continuo strumenti a rapida obsolescenza; non abbiamo ancora finito di apprendere il funzionamento di questo o quel marchingegno digitale che già sul mercato ne è comparso uno più evoluto, più veloce, più efficiente.
Occorre continuamente aggiornarsi, riqualificarsi, sveltirsi: sia nell’ambito lavorativo che in quello domestico.

Insomma, nel nuovo millennio si va di fretta, chi dorme non piglia pesci, e mai come oggi crescono l’ansia di non sprecare il tempo a nostra disposizione e la smania da prestazione; anche perché il cellulare squilla di continuo, occorre rispondere con urgenza alle e-mail ed è indispensabile rimanere costantemente connessi, iperattivi, scattanti.

Siamo mica dei robot, però.
Quindi non sarà il caso, un giorno o l’altro, di mettere in discussione il mito della velocità a ogni costo?
È quanto si chiede - volgendo il quesito a noi lettori - il neurobiologo Lamberto Maffei nel saggio “Elogio della lentezza”, pubblicato dalla casa editrice il Mulino.
Il nostro cervello, infatti, da sempre ci consente veloci reazioni automatiche agli stimoli ambientali, facilitando così la nostra sopravvivenza; ma non dobbiamo scordarci che esso è un sofisticato meccanismo in grado di produrre cogitazioni e riflessioni che per essere elaborate abbisognano − oggi come nel passato − di un lento processo mentale.

Se dunque v’è urgenza di un “pensiero rapido” quando, ad esempio, bisogna risolversi senza indugio a spegnere il prima possibile un incendio o a salvare un infartuato, resta di fondamentale importanza il cosiddetto “pensiero lento”, senza il quale non si elaborano teorie complesse, non si crea cultura e soprattutto non si educano le persone a criticare: letteralmente a mettere in discussione consuetudini, pratiche di vita passivamente subite.

Come nota Maffei, “ [...] normalmente, nella produzione di un lavoro sia scientifico che artistico, il sistema rapido propone possibili soluzioni, la maggior parte delle quali errate, e la cui valutazione è devoluta al sistema lento, che, per esempio nel caso della scienza sperimentale, può impiegare anche anni a verificarne la sensatezza”.

Senz’altro è altresì condivisibile la considerazione dell’autore sul fatto che: “il pensiero lento è un pensiero pesante da portare, che trascina con sé il fardello della memoria e il peso dei dubbi e le incertezze dei ragionamenti”.
Una considerazione non certo da leggersi in senso pessimistico; ma al contrario intesa a sottolineare come sia essenziale aver sempre presente l’eventualità che quanto abbiamo pensato si possa rivelare un errore, se facciamo nostra l’umiltà di ritenere non esistano certezze assolute e inequivocabili o ancoramenti definitivi cui aggrapparsi.L'affresco di Vasari, ""Festina Lente"".

Paventando un futuro nel quale dovesse regnare, sovrana e fatua, la velocità e in cui gli esseri umani si votassero – mente e cuore – al suo culto, Maffei profetizza con un pizzico di ironia mordace che: “Il successo evolutivo degli uomini rapidi porterebbe con sé la scomparsa di tutte le azioni considerate inutili, come la contemplazione, la poesia, la conversazione per il piacere di parlare, e la comparsa di una nuova arte, quella della rapidità, dove la poesia è un tweet e la pittura una pennellata”.
Speriamo proprio ciò non debba avverarsi.

Ma forse l’errore esiziale sta nel ritenere che una sola delle due modalità di pensiero qui prese in esame sia la più auspicabile o la migliore.
Forse non bisogna esecrare la lentezza giusto come non è da esaltare la velocità. E allora, mi pare suggerisca salomonicamente il nostro neurobiologo, asteniamoci da troppo facili anatemi e legittimazioni, magari affidandoci a un’immagine metaforica − quella che troviamo più volte dipinta dal Vasari nel fiorentino Salone dei Cinquecento, in cui sono raffigurate delle tartarughe che hanno una grande vela fissata sul guscio − e al monito in latino che le accompagna: festina lente. Affrettati lentamente.


Recensione di Francesco Roat 

Lamberto Maffei - Elogio della lentezza
146 p., 12 euro - Il Mulino 
ISBN 9788815252753
 


Elogio della lentezza
Elogio della lentezza Di Lamberto Maffei;

Siamo davvero programmati per la velocità? Viviamo in un mondo veloce, dove il tempo sembra via via contrarsi: continuamente connessi, chiamati a rispondere in tempi brevi a e-mail, tweet e sms, iper-sollecitati dalle immagini, in una frenesia visiva e cognitiva dai tratti patologici. Dimentichiamo così che il cervello è una macchina lenta e, nel tentativo di imitare le macchine veloci, andiamo incontro a frustrazioni e affanni. Queste pagine esplorano i meccanismi cerebrali che guidano le reazioni rapide dell'organismo umano, di origine sia genetica sia culturale, con un invito a scoprire i vantaggi di una civiltà dedita alla riflessività e al pensiero lento.

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente