Le recensioni di Wuz.it

Giuda di Amos Oz

""In fondo la diffidenza, la mania di persecuzione e financo l'odio per tutto il genere umano sono delitti molto meno gravi dell'amore per tutto il genere umano: l'amore per il genere umano ha un sapore antico di fiumi di sangue.""

1959-1960: la maggior parte degli esseri umani ora sulla terra non era ancora nata o aveva pochi anni. Dunque un numero relativamente ristretto di lettori ha oggi un ricordo diretto degli avvenimenti di quel periodo, nazionali o internazionali. Agli altri restano documentari, fotografie, registrazioni e saggi per crearsi l’immagine virtuale di ciò che non è più. E restano anche gli scrittori (Amos Oz aveva 20 anni nel 1959) che rielaborando immaginano, che impastano reale e virtuale, memoria emotiva e obiettività storica generando qualcosa che ancor più e meglio di un documentario riesce a farci entrare nel corpo di chi c’era.
È così per questo straordinario romanzo di uno degli scrittori più importanti della contemporaneità che, a sua volta, mescola gli anni vissuti con quelli vagheggiati e figurati dei Vangeli, incrociando le esistenze di israeliani della metà del Novecento con quelle di Gesù e di Giuda Iscariota.

Shemuel Asch è uno studente universitario un po’ cagionevole di salute malgrado la stazza robusta all'apparenza, e incerto sul suo futuro, nella fredda Gerusalemme invernale esile confine tra guerra e pace.
La fidanzata lo ha lasciato e rapidamente si è sposata con un ex, difficoltà economiche gli impediscono di pagare l’affitto di casa, l'ideologia socialista sposata in passato vacilla e la depressione lo spinge a interrompere gli studi e le ricerche per una tesi promettente per i successivi sviluppi: Gesù visto dagli ebrei.
Deciso ad allontanarsi dalla città, Shemuel casualmente legge un annuncio dove si prospetta un lavoro interessante: alloggio gratis e modesto stipendio “in cambio di cinque ore serali di compagnia a settantenne invalido, colto ed eclettico”. Come in un’antica favola il giovane entra così in un luogo senza tempo, una casa buia e misteriosa, profumata di bucato, riparata dagli sguardi e fortificata nella struttura da centinaia di piante da fiore e rigogliosi fusti di Passiflora (simbolo della passione di Cristo), e circondata da un giardino lastricato ""all'ombra del fico e della vite"" (anch’essi densi di riferimenti e significanze). ""Su tutto dimorava il silenzio di una fredda sera d'inverno. Non era un silenzio di quel genere trasparente che chiama a sé, invita a raggiungerlo. No, era un silenzio indifferente, arcaico, un silenzio che volgeva le spalle.""

Un vecchio fico e un pergolato di vite ricco di rami ombreggiavano tutto il giardino..
Nella casa vivono Atali Abrabanel, donna non più giovanissima, ma affascinante e sensuale, sempre profumata di violetta (che si scoprirà essere figlia di un membro del comitato nazionale contrario alla linea di Ben Gurion e alla fondazione dello Stato), e l’anziano Gershom Wald, misterioso intellettuale critico ed esegeta. A chi dei due appartiene la casa? Che tipo di relazione c’è fra l’anziano invalido e la donna piena di forza?
All’interno di questo luogo chiuso, talora claustrofobico, i personaggi vivono la piccola esistenza che compete loro, narrando però la Storia dell’umanità, delle guerre, del cristianesimo e degli ebrei, di Gesù e di Giuda, il vero protagonista, sul quale Oz indaga con evidente empatia: “in fondo – afferma Shemuel – senza di lui non ci sarebbe stata la crocifissione, e senza la crocifissione il cristianesimo non sarebbe mai esistito”. Quindi chi tradisce veramente e in relazione a cosa? Non sarà Giuda l’unico presunto traditore di questa storia, meravigliosa e tragica fotografia dei dubbi tuttora vivi sul sionismo.
Gioco narrativo nel gioco, Oz si diverte a costruire il racconto utilizzando gli elementi classici messi in luce da Propp nella sua Morfologia della fiaba. Allontanamento da casa; proibizione e violazione di essa; strumenti magici… al lettore il piacere di scoprirli e procedere.
Spesso l’opera dello scrittore israeliano, pur essendo narrativa, rasenta il testo poetico per la capacità prodigiosa di usare le parole, che con evidente raffinatezza sono tradotte in italiano da Elena Loewenthal. Anche questo deve essere detto.

recensione di Giulia Mozzato

Amos Oz - Giuda
Titolo originale: Habasorah al pi Yehuda Ish Qariyot
Traduzione di Elena Loewenthal
328 pag., 18,00 € - Edizioni Feltrinelli 2014 (Narratori Feltrinelli)
ISBN 978-88-07-03109-0


Giuda
Giuda Di Amos Oz;

Gerusalemme, l'inverno tra la fine del 1959 e l'inizio del 1960. Shemuel Asch decide di rinunciare agli studi universitari, e in particolare alla sua ricerca intitolata Gesù visto dagli ebrei, a causa dell'improvviso dissesto economico che colpisce la sua famiglia e del contemporaneo abbandono da parte della sua ragazza, Yardena. Shemuel è sul punto di lasciare Gerusalemme quando vede un annuncio nella caffetteria dell'università. Vengono offerti alloggio gratis e un modesto stipendio a uno studente di materie umanistiche che sia disposto a tenere compagnia, il pomeriggio, a un anziano disabile di grande cultura. Quando si reca all'indirizzo riportato nell'annuncio, Shemuel trova una grande casa abitata da un colto settantenne, Gershom Wald, e da una giovane donna misteriosa e attraente, Atalia Abrabanel. Si trasferisce nella mansarda e inizia a condurre una vita solitaria e ritirata, intervallata dai pomeriggi trascorsi nello studio di Gershom Wald. Chi è veramente Atalia? Cosa la lega a Gershom? Di chi è la casa dove vivono? Quali storie sono racchiuse tra quelle mura? Shemuel Asch troverà la risposta nel concetto di tradimento, non inteso in senso tradizionale, bensì ancorato all'idea che si ritrova nei Vangeli gnostici, dove emerge che il tradimento di Giuda, aver consegnato Gesù alle autorità e a Ponzio Pilato, non fu altro che l'esecuzione di un ordine di Gesù stesso per portare a termine il suo disegno.

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