Le recensioni di Wuz.it

Ferite a morte di Serena Dandini

""Come ha sempre sottolineato Dacia Maraini, che da anni si occupa con ostinazione di questo dramma, il femminicidio in Italia è solo la punta di un iceberg che nasconde una montagna di soprusi e dolore che si chiama violenza domestica. La maggior parte delle vittime non ce la fa a denunciare per paura, per le possibili ripercussioni, per vergogna, perché non sa dove andare e come sostenersi, per non ammettere il fallimento del proprio matrimonio, per preservare i figli che invece non solo sanno e vedono sempre tutto, ma, se non sono allontanati da un contesto violento, tendono a ripercorrere le stesse strade in una reazione a catena senza fine. Nel nostro Paese, dietro le persiani chiuse delle case, si nasconde una sofferenza silenziosa, ma di questi lati oscuri nella nostre famiglie conviene non parlare.""

Libro scelto da Wuz per la GIORNATA DELLA DONNA 2013

Sdoganata sin dai tempi del primo femminismo Novecentesco - ma con molti momenti di consapevolezza antecedenti - la condanna nei confronti dell'omicidio di donne inermi da parte degli uomini che le conoscono e dicono di amarle, è ormai una presa di posizione certa da parte di donne e uomini.
Il fenomeno, definito ""femminicidio"" - con un termine francamente sgradevole perché sembra quasi riferirsi a un omicidio di genere e dunque meno grave in una scala di valori che metterebbe il ""maschicidio"" al primo posto -, tuttavia è ben lungi dal dirsi in calo. Esula dal livello culturale e sociale di vittime e assassini (anche se prevalgono violenze e omicidi negli ambienti più disagiati e borderline), e sembra non avere una fine.


Serena Dandini, consapevole di questa realtà, si è rivolta a Maura Misti, ricercatrice del CNR, per tentare di comprendere le radici di questa violenza, perché la conoscenza è il primo passo verso la soluzione di qualsiasi problema.
Ma prima di tutto l'autrice ha voluto dare voce alle vittime.
""E se le vittime potessero parlare?"". Ecco da dove nascono i monologhi che insieme creano il grido unico e forte che scaturisce dal volume. ""Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti"".


In televisione ci hanno raccontato le loro storie trasmissioni come Chi l'ha visto, Un giorno in pretura, Storie maledette o Amore criminale. Spesso le loro morti vengono iscritte tra quelle imprevedibili, frutto di raptus di follia, e invece tutti sanno che sono l'esito di anni di violenza continua, seguita magari da momenti di riappacificazione illusori.

È la voce di queste vittime quella che ascoltiamo nel libro. A queste donne Serena Dandini ha dato la possibilità di raccontare in prima persona la storia che le vede drammaticamente protagoniste. Ma non hanno un nome, non sono riconoscibili, sono trasfigurate narrativamente, sono simboli.
Anche se ""Ogni riferimento a fatti e persone - scrive la Dandini - non è puramente casuale"".

La seconda parte del volume è invece una sintesi della situazione globale e dell'incidenza di questo reato nei vari paesi. Dal Pakistan al Messico, dal Giappone alla Cisgiordania. E non si parla solo di morte di donne adulte seppure purtroppo incapaci di difendersi, ma anche di sfruttamento sessuale in giovane età, mutilazioni genitali, infanticidio femminile.
In chiusura qualche - piccola - buona notizia, con un elenco di nazioni che stanno attuando buone leggi e pratiche contro la discriminazione e la violenza che ci auguriamo verranno prese come esempio anche nel nostro Paese.


Serena Dandini - Ferite a morte
214 pag., 15,00 € - Edizioni Rizzoli 2013 (Controtempo)
ISBN 978-88-17-06561-0



l'autrice



04 marzo 2013 Di Giulia Mozzato

Ferite a morte
Ferite a morte Di Serena Dandini;Maura Misiti;

"Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: 'E se le vittime potessero parlare?' Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l'aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l'argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l'Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni." (Serena Dandini)

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