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Diavoleide di Michail Bulgakov nella traduzione di Andrea Tarabbia

La cabina a specchi dell’ascensore cominciò a scendere e con essa, scesero due Koroktov. Il primo e più importante Koroktov dimenticò il secondo nello specchio, e uscì da solo nell’atrio fresco. Un tizio grosso e roseo, con un cilindro in testa, lo accolse con queste parole ""Fantastico! Adesso la posso arrestare!""
""Impossibile arrestarmi,"" ribattè Koroktov, scoppiando in un riso diabolico ""perché non si capisce più chi io sia.""
Michail Bulgakov


Forse è proprio con Diavoleide che ‘il seme del diavolo’ si impossessa definitivamente di Bulgakov: è da qui, da questo piccolo libro, allora, che bisogna partire per entrare nel mondo allucinato e grottesco di uno dei massimi scrittori del XX secolo.
Andrea Tarabbia


La casa editrice Voland ha organizzato due appuntamenti con Andrea Tarabbia a Roma, rispettivamente il 2 ottobre 2012 alle ore 12 presso la Casa delle Traduzioni per una lezione rivolta ai traduttori e agli aspiranti traduttori e poi per le ore 18,30 per un reading/festa presso la redazione Voland, in via del Boschetto 129.

Voland ha inaugurato la nuova collana Sírin Classica, un’iniziativa che ha il sapore di altri tempi e ci ricorda le origini di questa casa editrice che si è sempre impegnata nella diffusione della letteratura russa e, più in generale, slava. Voland ha infatti deciso di pubblicare dei volumetti, leggeri e curati, per riproporre in nuove traduzioni piccoli racconti di grandi autori russi.

A loro disposizione una schiera di scrittori – e russisti – di tutto rispetto (Paolo Nori, Serena Vitale, Daniele Morante, Alessandro Niero, Pia Pera e Cesare G. De Michelis) che ci propongono le loro passioni e le loro letture predilette arricchendole con commenti e inaspettate consonanze tra autore-traduttore.  In copertina i loro nomi appaiono grandi come quelli degli autori stessi, che nella nostra immaginazione sono sempre stati mostri sacri e intoccabili della letteratura russa. L’operazione pare coraggiosa e ci carica di belle aspettative.


Con Diavoleide di Michail Bulgakov tradotto da Andrea Tarabbia si arriva all’ottavo libro di questa collana che si sgrana lentamente regalandoci piccole perle.

Quando Michail Bulgakov scrisse Diavoleide e il secondo racconto contenuto nel volume, ovvero Le avventure di Čičikov, era un giovane scrittore di 34 anni, ancora alle prime armi, ma di cui si poteva già intuire il talento che sarebbe culminato ne Il maestro e Margherita.

Il suo mondo allucinato, turbinoso e immaginifico, pullulante di piccoli “uomini superflui” e personaggi bizzarri, si era già definito nelle sue linee essenziali cogliendo appieno gli insegnamenti di quello che lui considerò sempre uno dei suoi grandi maestri, Gogol'.

In Diavoleide il protagonista Korotkov viene risucchiato in un universo burocratico infinito, spiazzante, spaventevole e pieno di stanze, corridoi, edifici dai molteplici piani, mondi di scartoffie indecifrabili, uomini che compaiono e scompaiono dai cassetti, nomi che si trasformano, identità cancellate e riacquisite. Lo sguardo dello scrittore analizza con acutezza  e ironia un mondo convulso popolato da “segretari-uccello, vecchietti luccicanti, dattilografe dai denti piccoli, strumenti musicali che commentano le vicende dei personaggi” e, infine, anche dal diavolo.

Il secondo racconto, Le avventure di Čičikov, è un omaggio a Gogol' e nello stesso tempo uno dei racconti preferiti da Andrea Tarabbia “Mi commuove  e mi impressiona ogni volta, quando rileggo questo racconto, l’ultima pagina, che arriva dopo un pugno di capitoli veloci, rutilanti, divertenti”.
Il mondo di Gogol e i suoi personaggi vengono trasferiti nella Mosca di inizio ‘900 e qui tra raggiri, inganni, furbizie riescono a trovare la via del successo ai danni dei “cittadini, dei funzionari e soprattutto dello Stato sovietico”.
Anche in questo racconto, come scrive Tarabbia “il raggiro, l’indecifrabilità delle regole, la possibilità di farsi strada in modo disonesto e lo strapotere ella burocrazia rimangono anche qui una costante ineliminabile”.


Arriva alla fine, come ideale chiosa ai racconti di Bulgakov, la postfazione di Andrea Tarabbia che ci consegna una bella rilettura, fresca e attuale, di un autore che ha segnato la letteratura russa del ‘900: “L’anima di Bulgakov, come quella di molti dei suoi personaggi, è doppia: in lui convivono e si mescolano splendidamente, la vocazione del cronista, dell’acuto registratore dei fatti e delle cose della vita quotidiana e della Storia, e quella del mistico, dell’uomo perso in un universo fantastico, che lo porta inesorabilmente alla trasfigurazione degli avvenimenti, al surreale e al diabolico”.

In questo strano, inverosimile e iperbolico mondo burocratico forse potremmo trovare anche una chiave di lettura al nostro presente.

Bulgakov Michail - Diavoleide
Titolo originale: D'javoliada, Pochoždenija Čičikova
Traduzione di Andrea Tarabbia
pagg. 97, Euro 10,00 - Edizioni Voland 2012 (Sírin Classica)
ISBN 978-88-6243123-1



Gli altri volumi della collana:

  • Chadži-Murat
  • Tre racconti
  • Diario di un uomo superfluo
  • Le notti fiorentine
  • Varen'ka Olesova
  • Due storie pietroburghesi
  • Memorie del sottosuolo



l'autore
il traduttore


28 settembre 2012 Di Mary Adorno

Diavoleide
Diavoleide Di Michail Bulgakov;

"Diavoleide (...) è un racconto scritto in modo furioso, pullula di verbi di moto, di ripetizioni martellanti, di dialoghi rapidi (...) So bene che è facile parlare con il senno di poi - di lì a tre anni, nel 1928, Bulgakov avrebbe iniziato a elaborare uno dei più grandi romanzi del '900 e di sempre: tuttavia, non riesco a non pensare che Mutandoner sia una versione primitiva di Voland, che le sue gesta racchiudano una prima idea delle peripezie di Azazel, Behemot e gli altri, che la sala con il colonnato in cui Korotkov (un Berlioz ante litteram?) incontra Jan Sobesskij sia un'anteprima della magnifica sala dove si svolge il Gran Ballo di Satana e che la trafila di segretarie che popolano Diavoleide siano il laboratorio dove Bulgakov perfezionò i personaggi femminili del romanzo che non sono Margherita. Forse è proprio con Diavoleide che il 'seme del diavolo' si impossessa definitivamente di Bulgakov: è da qui, da questo piccolo libro, allora, che bisogna partire per entrare nel mondo allucinato e grottesco di uno dei massimi scrittori del XX secolo." (Andrea Tarabbia)

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