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La sorella di Freud di Goce Smilevski

È davvero molto apprezzabile da parte tua aver pensato a tutte queste persone. Hai pensato persino al tuo cagnolino e alle tue assistenti, e al tuo medico con la sua famiglia, e a tua cognata. Potevi però pensare anche alle tue sorelle, Sigmund.

Se la vostra partenza fosse stata necessaria, ci avrei pensato. Ma è solo una situazione temporanea, per questo i miei amici hanno insistito perché partissi.


LIBRO SCELTO DA WUZ PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA 2012 - GLI ALTRI TITOLI

Vienna 1938.
Il 12 marzo la Germania aveva annunciato l’Anschluss, l’annessione dell’Austria.
200.000 ritratti del Führer apparvero sui muri della città.
Gli ebrei furono esclusi dal voto per il plebiscito indetto per il 10 aprile.
Pauline, Rosa, Marie e Adolfine Freud avevano paura.
Pauline e Marie avevano lasciato Berlino per ritornare ‘a casa’ nel 1933, all’inizio dell’ascesa al potere di Hitler. Ora, incalzate dalla minaccia, chiedono al famoso fratello Sigmund di intercedere per loro, perché ottengano il visto per uscire dall’Austria. Dopotutto, Sigmund sta facendo i bagagli per emigrare a Londra insieme alla moglie e i figli.
Le sorelle sanno che al dottor Freud è stato concesso di stilare una lista di nomi di persone che desidera lo seguano all’estero. Nella lista compare sua cognata, le assistenti, il suo medico personale con la famiglia. Il suo cane. Le sorelle? Se ne occuperà da Londra.

Il 29 giugno 1942 le quattro sorelle (tutte anziane) furono deportate a Therezinstadt. Da qui ad Auschwitz. Nessuna sopravvisse.

Le quattro sorelle scompaiono dalla scena e l’io narrante - la voce di Adolfine - riavvolge il gomitolo del tempo per raccontarci della famiglia Freud, di Sigmund, l’egocentrico genio, di se stessa e della Vienna di un tempo finito.


Freud con la madre e tre sorelle sulla tomba del padre (1897)

Non è inusuale, tutt’altro, che in una famiglia sia il figlio maschio quello su cui si punta tutto, il centro dell’attenzione. Soprattutto se è il primogenito. Così Sigmund restò sempre ‘il mio Sighi’ per la madre, e le sorelle, come pure il fratello minore, vissero nella sua ombra.

Leggere il romanzo dello scrittore macedone Goce Smilevski, che ricostruisce la vita di una delle sorelle di Freud, comunica una sensazione strana. A tratti ci sembra di leggere di uno dei casi dei pazienti di Freud; a volte è come se Adolfine fosse un alter ego dello stesso Freud, quasi un suo doppio al femminile, con riflessioni e intuizioni che potrebbe essere quelle del fratello con un qualcosa in più, dovuto al suo essere donna; a volte ci viene fatto di pensare che Adolfine, vivendo in un’altra epoca e con le nuove aperture di possibilità per le donne, avrebbe potuto rivaleggiare con Sigmund nel suo stesso campo. Così come avviene, d’altra parte, per la sorella di un altro famoso personaggio che appare nel libro, Klara Klimt, sorella di Gustav, il pittore dell’erotismo dorato. C’è un filo di pazzia in entrambe le donne, Adolfine e Klara. Per un certo periodo condivideranno la stessa stanza in una casa per malati mentali. È pazzia la loro o male di vivere, disagio esistenziale a cui concorrono tanti fattori, non ultimo il non essere ben accetti in famiglia?


Adolfine esordisce dicendo, ‘il dolore era stato presente fin dall’inizio della mia vita’. Non poteva essere altrimenti con una madre che, infelice moglie di un uomo che aveva il doppio dei suoi anni e che le aveva fatto mettere al mondo sette figli, le ripeteva di continuo che sarebbe stato meglio che non l’avesse mai partorita. Già questo avrebbe potuto portare Adolfine a sdraiarsi sul divanetto del fratello. Quando Adolfine si innamora, il giovane prescelto è afflitto dal dolore di vivere: può essere una scelta casuale? Così come l’amica Sara, che ha le gambe imprigionate tra stecche di ferro…

Attraverso un personaggio speciale Goce Smilevski ci introduce nella Vienna palpitante di novità dell’inizio del secolo scorso. È nuova la pittura, nuovo lo stile Liberty che fiorisce sui palazzi, nuova la concezione dell’Io, sono nuove le terapie all’interno dei manicomi e nuova è anche la consapevolezza che le donne stanno acquistando di sé, stanche della soggezione agli uomini che dominano le loro vite.
Come - esempio eccellente - nella famiglia Freud in cui Sigmund morì di tumore a Londra, lasciando che le sorelle finissero nelle camere a gas di Auschwitz.


Le quattro sorelle Freud poco prima della deportazione - holocaustresearchproject.org

Goce Smilevski -
La sorella di Freud
Titolo originale: Sestrata na Zigmund Frojd
Traduzione di Davide Fanciullo
334 pagg., 18 € - Edizioni Guanda 2011 (Narratori della Fenice)
ISBN 9788860885241


L'autore


20 gennaio 2012 Di Marilia Piccone

La sorella di Freud
La sorella di Freud Di Goce Smilevski;

Vienna, 1938. Sigmund Freud ottiene dai nazisti la possibilità di fuggire a Londra e di portare con sé una serie di persone. Il padre della psicanalisi scrive una lista di sedici nomi, tra cui quello del suo cameriere e del suo medico, ma abbandona volutamente le quattro sorelle. Ed è proprio una di esse, Adolfina, la voce narrante di questo straordinario romanzo. Dal campo di concentramento dove è stata rinchiusa Adolfina racconta la storia della sua famiglia, e della Vienna di fine Ottocento e inizio Novecento. Riviviamo così il racconto della sua giovinezza trascorsa in una famiglia che non la sa amare, e del suo grande affetto per il fratello, i sempre più lunghi periodi trascorsi presso la clinica dove lavora Sigmund e dove Adolfina viene in contatto con un'umanità sofferente come lei.

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