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Il segno rosso del coraggio
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Il segno rosso del coraggio - Stephen Crane - copertina
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segno rosso del coraggio

Descrizione


Crede che ormai tutto sia perduto - il diciottenne Henry Fleming - quando abbandona il plotone e inizia a vagare per i boschi. Vuole mettersi in salvo, fuggire da una battaglia - un episodio della Guerra di Secessione americana a cui ha partecipato pieno di romantico idealismo, ma che gli si è rivelata in tutta la sua brutale ferocia. L'incontro con alcuni feriti e la notizia dell'esito del combattimento lo costringono a riflettere sulla propria vigliaccheria e lo spronano a dimostrare anch'egli il proprio valore guadagnandosi una ferita, quel "segno rosso del coraggio" che contraddistingue i veri eròi. Pubblicato a puntate nel 1894 e in volume l'anno successivo, "Il segno rosso del coraggio" incontrò da subito un enorme e duraturo favore di critica e di pubblico. Hemingway lo inserì tra le migliori storie di guerra di tutti i tempi, e fin dal suo apparire è stato considerato uno dei più importanti romanzi della narrativa americana. La letteratura sulla Guerra Civile, di stampo eroico e celebrativo, assume una nuova profondità in questo romanzo, che con notevole finezza stilistica unisce uno straordinario scavo psicologico al realismo della descrizione delle battaglie, l'impressionismo nella resa dell'ambiente naturale all'afflato simbolico e universalizzante. Con uno scritto di Alessandro Barbero.
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Dettagli

2012
Tascabile
166 p., Brossura
9788804585909

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

C’è un romanzo che ho letto per la prima volta molti anni fa e che mi è rimasto impresso nella mente, perché ha caratteristiche proprie di tale rilevanza da farne un autentico gioiello. Mi riferisco a Il segno rosso del coraggio, un’opera giovanile (l’autore quando la scrisse nel 1895 aveva appena 23 anni ed era reduce dall’insuccesso del suo primo libro, ignorato sia dal pubblico che dalla critica). Appassionatosi alle vicende e alle battaglie della Guerra civile americana gli venne l’idea di scriverne un romanzo, che descrivesse il percorso formativo di un giovane combattente per diventare uomo. Fu una felice intuizione e anche un grande successo, non solo di vendite, ma anche di critica. Per quanto frutto di pura fantasia e non di una esperienza diretta (la guerra di secessione era già terminata da tempo quando nacque) è di un realismo eccezionale e sconcertante, con una profonda indagine psicologica che annota tutte le pulsioni intime nel passaggio dalla spensierata adolescenza alla riflessiva maturità di un giovane nordista, un processo che avviene in soli tre giorni di battaglia, ma che nella scrittura sembrano assai di più, tante sono le reazioni, le emozioni, le paure e anche i coraggi che investono il protagonista. Da quasi disertore, è poi scambiato per uno ferito sul campo (ma la ferita gli era stata provocata da un commilitone), fino all’apoteosi finale, con l’eroismo inteso come mezzo di riscatto e che lo condurrà a diventare definitivamente uomo e anche a renderlo consapevole che ognuno può, a suo modo, essere un esempio per gli altri. A scanso d’equivoci preciso che non si tratta di un’opera militarista, anzi forse per la prima volta la guerra viene descritta per quello che è: distruzione, morte, sofferenza, polvere, angoscia. E questo con un realismo sorprendente e al riguardo basti pensare a una frase come questa:” una piccola processione di feriti ritornava lugubremente verso le retrovie ed era come sangue che colava dal corpo lacerato della brigata..” Lo scopo dell’opera come ho detto è ben diverso e Crane, consapevole del fatto che ogni essere umano di fronte al pericolo incombente mette a nudo la sua vera natura ed è in pratica chiamato a fare i conti con se stesso, scava nell’animo di questo nostro soldatino, analizza i suoi timori, evidenzia le sue speranze, lo mette di fronte a un fatto che è più grande di lui, ma di cui lui è parte. Ed è proprio tutto questo che lo porterà a maturare in soli tre giorni: la battaglia era iniziata che era quasi un bambino, finisce che lui è diventato uomo. Il romanzo è scritto in modo delizioso, sovente con accenti poetici, che, oltre a sdrammatizzare, contribuiscono anche a farci comprendere come la guerra sia un’atrocità puramente degli uomini, cioè la scena, la natura resta tale e quale, impassibile di fronte allo scempio della battaglia. I colori assumo rilievo, le scene sembrano dipinti di espressionisti, così che “le foglie dell’acero che dava ombra allo stagno cantavano nel vento della giovane estate”. Il segno rosso del coraggio è una di quelle opere da leggere con calma, da centellinare, perché solo così è possibile apprezzarne l’elevato valore.

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Stephen Crane

(Newark, New Jersey, 1871 - Badenweiler, Germania, 1900) scrittore statunitense. Figlio di un ministro metodista, frequentò per un breve periodo il Lafayette College e l’università di Syracuse; ma trovò una scuola più congeniale nel giornalismo, intrapreso a New York, dove si stabilì. Il suo primo romanzo, Maggie, ragazza di strada (Maggie: a girl of the streets), stampato a sue spese nel 1893 e pubblicato da un editore solo tre anni dopo, gli valse subito il riconoscimento di H. Garland: vi si narra la storia di una ragazza costretta a sfuggire col suicidio alla prostituzione; quest’opera naturalistica come studio d’ambiente - la Bowery - ha, nel taglio e nelle luci, suggestioni pittoriche. Il successivo romanzo di C., Il segno rosso del coraggio (The red badge of courage, 1894) conquistò...

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