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Un piccolo gioiello questo racconto di Dürrenmatt, che in poco meno di novanta pagine racchiude una profonda riflessione su giustizia e consapevolezza delle proprie colpe, temi centrali nell’opera e nel pensiero dello scrittore svizzero. Come già nel Giudice e il suo boia, vi si ritrova la critica alla giustizia umana intesa come istituzione giudiziaria (impersonata dai quattro pensionati, ex rappresentanti di giustizia, personaggi grotteschi, bizzarri, buffoneschi), una giustizia capace di giungere a verità, di illuminare, di assumere i contorni di un “immane, inconcepibile sole”, solo nel momento in cui riesce a liberarsi della sua veste istituzionale e a compiere l’arduo passo verso fatto individuale, introspettivo, di intima consapevolezza delle proprie azioni. La cena goliardica, le cui abbondanti portate accompagnate da vini pregiati scandiscono le fasi del finto processo inscenato al protagonista, mi ha ricordato molto quella della scena finale del Giudice e il suo boia: anche qui era un rappresentante di giustizia, un commissario di polizia, ad abbuffarsi e ad ubriacarsi. Cinico, pungente, elegantemente costruito, consiglio la Panne a chi cerca una lettura leggera, breve, ma densa di spunti di riflessione.
Buono l'incipit:un viaggiatore di commercio, Alfred Traps, si ferma obbligatoriamente, in un paesino, perché la sua macchina ha avuto una panne. Viene ospitato gratuitamente, da un giudice, che,contentissimo di avere un ospite,lo invita a fare un gioco, insieme ai suoi tre amici in pensione: un avvocato, un pubblico Ministero e un boia, Traps coprirà il ruolo dell'imputato. Non male la trama, subito ha suscitato la mia curiosità, anche se alcune pagine sono alquanto tediose e ripetitive. Un buon gioco psicologico dove si intrecciano, l'insinuazione del dubbio , la certezza della colpa,e l'autocondanna. Alfred subisce, non solo la panne dell'automobile, ma anche la panne delle funzioni cognitive: viene raggirato come un pollo e finisce per perdere il polso della situazione.
Un rappresentante di articoli tessili, Alfredo Traps, resta in panne con l'automobile alle porte di un piccolo villaggio svizzero. Cercherà una sistemazione di fortuna e sarà ospitato da un giudice in pensione, trascorrendo la serata in compagnia del padrone di casa e di tre suoi amici - rispettivamente un avvocato, un pubblico ministero e un boia in quiescenza - dai quali sarà coinvolto in un gioco di società. Insceneranno un processo, durante il quale Traps, col ruolo di imputato, si ritroverà a riflettere su aspetti opachi della propria vita. Il finale è sorprendente. La lettura è scorrevole, merito della prosa diretta di Dürrenmatt, ed è tutt'altro che leggera. Lo scrittore accompagna il lettore in un viaggio nella coscienza umana, tra i suoi meandri e i suoi artifici.
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