Le prime frasi
Firenze, 12 dicembre 1965
Il brigadiere Baragli era sdraiato nel letto più vicino alla finestra, con un tubicino infilato nel braccio. Guardava fuori. Dietro gli edifici dell'ospedale intravedeva le colline di Careggi, ricoperte di alberi. Il ciclo era increspato di nuvole bianche, sembrava un gregge di pecore. Stando ai vecchi detti entro un paio d'ore avrebbe piovuto a dirotto.
Baragli aveva la faccia sudata, ed era molto pallido. In pochi giorni era dimagrito almeno cinque chili. Non si era ancora accorto di avere visite. Bordelli accostò la sedia al letto e si aprì la giacca. Nella stanza faceva molto caldo. «Come va, Oreste?»
«Commissario, non l'avevo vista. Mia moglie è andata via da poco.»
«L'ho incrociata giù. Quando ti rimandano a casa?» chiese Bordelli, fingendo di non sapere che i medici lo davano per spacciato.
«Ancora non so nulla» disse il brigadiere. Aveva il respiro corto e faticava a parlare. Aveva poco più di sessant'anni. Aveva passato la vita nella polizia, e durante il Ventennio aveva avuto vita difficile per via della sua poca simpatia per il fascismo. Era andato in pensione tre anni prima, e pochi mesi dopo si era ammalato. Lo avevano operato diverse volte allo stomaco, l'ultima qualche giorno prima.
«Tuo figlio?» chiese Bordelli.
«Sta sempre in Germania, commissario. Forse viene per Natale.» Nella stanza c'erano altri cinque letti, tutti occupati. Alcuni dei malati avevano visite. Uno doveva essere piuttosto giovane. Aveva la faccia gialla e magra, ma cercava di sorridere. La moglie gli aveva portato dei giornali.
«Ti manca niente, Oreste?» disse Bordelli.
«Mi piacerebbe un libro, uno bello che mi ci appassiono.»
«Te lo porto.»
«Grazie commissario. Lei tutto bene?»
«Non esageriamo...»
«Sa una cosa? Se rinascessi farei un'altra volta lo sbirro» disse Baragli fissandolo con aria rassegnata. Il commissario sorrise. Gli faceva pena quel vecchio poliziotto sfinito dalla malattia. Baragli era sempre stato gentile con tutti, anche con chi arrestava. Le prostitute gli volevano bene e lo chiamavano nonno. Ma c'erano categorie di delinquenti che Oreste non era mai riuscito a digerire, soprattutto una: i papponi. Quando se li era trovati a portata di mano erano volati gli schiaffi, e nessuno si era mai preoccupato di fermarlo. Erano schiaffi sani, dati come da un genitore al figlio.
«Qualche omicidio, commissario?» chiese Baragli.
«Nulla di nuovo.» Il commissario si mise a raccontare qualche storiella successa in questura. Sapeva che Baragli si divertiva a sentir parlare dei colleghi. Il vecchio brigadiere lanciava ogni tanto un'occhiata fuori dalla finestra. Aveva la bocca accartocciata, i capelli radi e ormai tutti bianchi. Negli ultimi sei mesi era molto invecchiato. Cercò di tirarsi su e gli scappò un lamento. Si portò una mano allo stomaco con una smorfia.
«Stai male?» disse Bordelli alzandosi.
«Non è niente, sono i punti che tirano» fece Baragli lasciandosi andare di nuovo contro il cuscino.
«Cosa cercavi?»
«Mia moglie mi ha portato le carte, sono lì nel cassetto.» II commissario prese il mazzo nuovo di Mediano e si misero a fare una partita a briscola parlando del più e del meno. Il brigadiere giocava con il tubicino nel braccio, muovendo le mani con lentezza.
Bordelli perse la partita e mescolò le carte per servirle di nuovo. Il brigadiere si asciugò il viso con il fazzoletto che teneva sempre a portata di mano.
«Appena esco di qua voglio andare a pesca per un anno» disse.
«Almeno una volta ci andiamo insieme» mentì Bordelli.
Giocarono ancora un po'. Baragli era sempre più debole. Gli tremavano le mani e respirava male.
«Spero di essere a casa almeno per Natale» disse, mentre il commissario mescolava di nuovo le carte. Bordelli aveva perso un'altra volta, non riusciva a impegnarsi come si deve.
Cominciò a piovigginare. Le gocce lasciavano una scia brillante sui vetri sporchi.