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Anno edizione: 2015
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«Chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà.»
L'inalienabile aspirazione umana alla felicità, alla libertà, al riscatto, al diritto di esistere senz'altra giustificazione che la propria inviolabilità e insieme la disperata consapevolezza che rimarranno irraggiungibili: è questa la toccante confessione di uno scrittore malato del male di vivere e che ha sempre sentito di «attirare il dolore come un amante». Benché Il nostro bisogno di consolazione non sia l'ultima opera di Dagerman, appare come un vero e proprio testamento spirituale, in cui si leggono fra le righe i motivi del suo silenzio finale e del suo suicidio. Schiavo del proprio nome e del proprio talento al punto di non avere «il coraggio di farne uso per il timore di averlo perso», ossessionato dal tempo e dalla morte, incapace di sottrarsi alle pressioni che si sente imporre dalla società e più ancora dalla propria intransigenza, resta tuttavia convinto che il valore di un uomo non può essere misurato dalle sue prestazioni e che nessuno può richiedergli tanto da intaccare la sua voglia di vivere. Vi sono sempre le parole da opporre a ogni tipo di sopraffazione, «perché chi costruisce prigioni s'esprime meno bene di chi costruisce la libertà». Ma se anche queste non bastano, rimane il silenzio, «perché non esiste ascia capace di intaccare un silenzio vivente».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Avevo grandi aspettative per questo libro. Mi ha lasciato l'amaro in bocca poichè mi aspettavo di più sia dalle recensioni lette che dal punto di vista del tema trattato. Certo è un libro che è stato scritto tanti anni fa dunque non può parlare del "nostro bisogno di consolazione" come lo si vedrebbe ai giorni d'oggi.
Una grande e profonda sensibilità contraddistinguono queste poche righe. Pagine scritte tanti anni fa, straordinariamente attuali in questo periodo di incertezze.
"il nostro bisogno di consolazione coicinde con la libertà di morte in un tempo che durerà per sempre." questo è la mia conclusione, il mio pensiero che è uscito fuori leggendo questo libro. Grazie Stig per aver scritto questo monologo. Te ne sarò per sempre grata.
Recensioni
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