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Anno edizione: 2010
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Anno edizione: 2010
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Di Camilleri leggo tutto. Ci conosce bene, in particolare i suoi conterranei. Ha scelto romanzi brevi e vicende di rapida risoluzione, ma muove bene trama e protagonisti come un burattinaio esperto e vigile. Ha una grande cultura, senso dell'umorismo, capacità introspettiva, colloca bene i personaggi nella trama e nell'ambiente, mescola il vero e il verosimile, la realtà e la fantasia, storia di ieri e di oggi. Nell'insieme è solare come la sua terra, ma anche pessimista o meglio realista sulla condizione umana. L'ho letto e anche riacquistato per regalarlo.
Prendendo spunto da una circostanza reale (il soggiorno italiano del nipote del negus d’Etiopia a fini di studio), Camilleri orchestra una paradossale sinfonia epistolare che mette alla berlina una classe politica opportunista e un apparato burocratico farraginoso che hanno fatto tristemente la storia del nostro Paese. L’untuoso servilismo – a fini opportunistici – dei corrispondenti diverte e allo stesso tempo lascia l’amaro in bocca, in quanto dimostra come i valori tanto strombazzati possano essere messi da parte se di mezzo c’è un tornaconto personale – e così si sorvola sul colore della pelle e sui discutibili e dispendiosi “sollazzi” del “Principe” per qualche finanziamento in più o per un paio di chilometri di terra etiopica.
Titolo assolutamente godibile che propone un’insolita avventura ambientata a Vigata durante il Ventennio Fascista. Liberamente ispirato alla storia di un personaggio realmente esistito, Brhané Sillassié, il romanzo affronta in modo decisamente esilarante le avventure nipote del Negus Hailé Selassié I, iscrittosi alla scuola mineraria del paesino posto ai piedi di Montelusa. Il ritratto del giovane, così come esce dalla penna di Camilleri, è quello di uno scaltro mascalzone, che permette all’autore di tratteggiare in modo assolutamente impietoso la società e la politica dell’epoca, pronte a soddisfare tutti i capricci del protagonista pur di proteggere i propri interessi coloniali.
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