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Il Gattopardo - Giuseppe Tomasi di Lampedusa - copertina
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Gattopardo

Descrizione


Premio Strega 1959. Don Fabrizio, principe di Salina, all'arrivo dei Garibaldini, sente inevitaile il declino e la rovina della sua classe. Approva il matrimonio del nipote Tancredi, senza più risorse economiche, con la figlia, che porta con sé una ricca dote, di Calogero Sedara, un astuto borghese. Don Fabrizio rifiuta però il seggio al Senato che gli viene offerto, ormai disincantato e pessimista sulla possibile sopravvivenza di una civiltà in decadenza e propone al suo posto proprio il borghese Calogero Sedara.
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Dettagli

1988
Tascabile
254 p.
9788807810282

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Un grande classico che ancora non avevo letto e che merita tutta la sua fama. Tomasi di Lampedusa descrive in maniera magistrale l'ambiente della nobiltà siciliana a cavallo dell'unità d'Italia. Lo stile di scrittura è raffinato ma assolutamente piacevole e non pesante.Le descrizioni dei palazzi nobiliari,dei vestiti, dei banchetti letteralmente incantano e alcune affermazioni contenute nel libro sono giustamente entrate nella storia ( "Bisogna cambiare tutto affinché nulla cambi"). È un libro che tutti dovrebbero leggere se non altro per la qualità della scrittura, la ricchezza del linguaggio, la sottile ironia e l'ineffabile raffinatezza.

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Recensioni: 5/5

Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa - capolavoro pubblicato postumo dall'editore Feltrinelli nel 1958 dopo il rifiuto di due precedenti case editrici - è stato qualche decina di anni fa un mio grande amore. Lo rileggo con la stessa passione, oggi anche con la dovuta lentezza che mi consente di assaporare parole e immagini. Rileggere, nelle diverse età della vita libri, è un modo di scoprire e scoprirsi. Questa opera è stata anche un "antidoto" dopo la lettura di un grande successo internazionale, ironia della sorte, orfano di emozioni (mia recensione prossimamente). Sì, antidoto, perché il lettore deve essere travolto non solo dalla storia, ma dalla gamma di immagini e odori: i sensi devono partecipare. Ne "Il Gattopardo" questo avviene. *** La storia è semplice: narra le vicende dell'aristocratica famiglia Salina dall'anno dell'impresa dei Mille di Garibaldi fino ai primordi del Novecento, la decadenza della nobiltà e l'affacciarsi della borghesia locale. Il principe Salina ne è protagonista assoluto insieme al paesaggio e alla cultura siciliana. Un libro non è fatto solo di eventi, ma di parole, descrizioni, figure di cui è ricca l'opera di Tomasi di Lampedusa, cosicché gli avvenimenti sono secondari. La potenza di "lacrimosa allegria" (pag. 190) ti travolge. Lo dico a chi, con la presunzione di scrivere una recensione, appunta notarelle banali tipo "è un mattone". Bene a costoro consiglio di non leggere opere complesse linguisticamente! A margine sottolineo che scrivere una recensione non è, ripeto non è, semplice: bisogna aver letto con la mente e il cuore un'opera, documentarsi e infine redigere e revisionare. Le otto parti di cui è composto partono nel lusso e terminano nella morte e nel "mucchietto di polvere livida". L'erotismo pervade l'opera, ma la morte sorniona aleggia in ogni angolo. Amo soprattutto due parti: - Il pranzo a Donnafugata (seconda parte) in cui il lettore è un ospite e si inebria delle fragranze, odori e sapori, della lussuriosa tavola del principe e coglie gli sguardi dell'amore nascente. - La caccia di Don Fabrizio e di don Ciccio (terza parte) è un'altra mia fascinazione: la Sicilia canta nel vento, nelle foglie, in tutta la natura ed è una delizia visiva e olfattiva. Che altro dire? Leggete e godete di questo capolavoro ?

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francesco brero
Recensioni: 4/5

Tomasi di Lampedusa compie all'interno dell'opera un processo narrativo che è sia storico che attuale. Parlando di eventi passati, egli allude a eventi del tempo presente, ossia a uno spirito siciliano citato più volte come gattopardesco. Nel dialogo con Chevalley, il principe di Salina spiega ampiamente il suo spirito della sicilianità; egli lo spiega con un misto di cinica realtà e rassegnazione. Spiega che i cambiamenti avvenuti nell'isola più volte nel corso della storia, hanno adattato il popolo siciliano ad altri "invasori", senza tuttavia modificarne dentro l'essenza e il carattere. Così il presunto miglioramento apportato dal nuovo Regno d’Italia, appare al principe di Salina come un ennesimo mutamento senza contenuti, poiché ciò che non muta è l'orgoglio del siciliano stesso. Egli infatti vuole esprimere l'incoerente adattamento al nuovo, ma nel contempo l'incapacità vera di modificare sé stessi, e quindi l'orgoglio innato dei siciliani. In questa chiave egli legge tutte le spinte contrarie all'innovazione, le forme di resistenza mafiosa, la violenza dell'uomo, ma anche quella della natura. Il romanzo è suddiviso in blocchi, con una sequenza di episodi che, pur facendo capo ad un personaggio principale, sono dotati ciascuno di una propria autonomia. Il fallimento risorgimentale descritto, poi, non è un esempio di uno scarto tra speranze e realtà nella storia degli uomini, ma sembra l'esempio di una norma costante delle vicende umane, destinate inesorabilmente al fallimento: gli uomini possono solo illudersi di influire sul torrente delle sorti che invece fluisce per conto suo, in un'altra vallata. La negazione della storia, la sterilità dell'agire umano, è uno dei motivi più ricorrenti e significativi del libro; in questa prospettiva di remota lontananza dalla fiducia nelle "magnifiche sorti e progressive", il Risorgimento può ben diventare una rumorosa e romantica commedia e la Sicilia, più che una realtà che storicamente si è fatta attraverso secoli di storia resta una categoria astratta, una immutabile ed eterna metafisica «sicilianità» che coincide con una distaccata e decadente indifferenza, unita a un erroneo (o no) senso di superiorità dei siciliani verso i loro conquistatori.

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Giuseppe Tomasi di Lampedusa

1896, Palermo

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, duca di Palma e principe di Lampedusa si formò su scritti illuministici e raccolte di relazioni militari. Il suo casato ha origini bizantine ed è uno dei più antichi del Regno delle Due Sicilie. Da bambino studiò nella sua casa a Palermo sotto l'insegnamento di una maestra, della madre e della nonna, che gli leggeva i romanzi di Emilio Salgari. Frequentò il liceo classico a Roma e in seguito a Palermo. Sempre a Roma nel 1915 s'iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, senza terminare gli studi. Nello stesso anno venne chiamato alle armi, partecipò alla disfatta di Caporetto e fu fatto prigioniero dagli Austriaci, in Ungheria. Riuscito a fuggire, tornò a piedi in Italia. Divenne narratore solo nella seconda...

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