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Attraverso le lettere scritte al carissimo amico Guglielmo, Werther racconta la triste storia che ha sconvolto la sua vita. La sua è un’esistenza serena e pacifica: figlio di buona famiglia e dotato di una notevole intelligenza, si dedica con passione all’arte e alla cultura. Nella primavera del 1771 si reca a Wahlheim per curare alcuni affari restando ammaliato dal posto e facendo interessanti amicizie. In particolare conosce la bella e dolce Carlotta, figlia del borgomastro, con cui instaura un forte legame che ben presto si trasforma per lui in un amore tanto ossessivo quanto privo di speranze. La ragazza infatti, pur dimostrando un certo affetto per il nostro eroe, è innamorata e promessa sposa del buon Alberto. Disilluso e pieno di dolore Werther si rende conto dell’impossibilità di coronare il suo sogno sentimentale, ma non riesce comunque ad allontanarsi da Carlotta continuando a frequentare la sua casa come amico. Quello che si verrà a creare sarà una sorta di morboso triangolo amoroso che inevitabilmente finirà per concludersi in maniera drammatica. Goethe racconta con grande maestria questa passione tragica e travolgente dal sapore lievemente autobiografico, incantando con il suo stile virtuoso e poetico e regalando momenti di intensa emozione e di grande empatia. Grazie alla forma epistolare infatti il lettore entra in forte intimità con il protagonista, che si apre totalmente all’amico mettendo a nudo la sua anima sconvolta non soltanto da sofferenze amorose ma anche esistenziali e rendendo praticamente impossibile restare insensibili davanti al dramma di un uomo che si vede pian piano annientare dai suoi stessi sentimenti. Quella di Werther è infatti una dolorosa parabola discendente che lo vede ridente e pieno di amore per la vita all’inizio del libro per poi precipitare progressivamente in un baratro di dolore e autocommiserazione fino a toccare tristemente il fondo con un ultimo disperato gesto: “Ho finito, Carlotta. Non tremo nell’afferrare il gelido, orrendo calice dal quale sorbirò l’ebbrezza della morte. Sei tu che me lo offri, e io non esito: si adempiono tutti i desideri e la speranza della mia vita. Così busso, freddo e irrigidito, alla porta della morte.”
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