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Nationality Letteratura: India
Il dio delle piccole cose
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Il dio delle piccole cose - Arundhati Roy - copertina
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dio delle piccole cose

Descrizione


Ammu, figlia di un alto funzionario, decide di lasciare il marito violento e di tornare a casa con i suoi bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Nell'India meridionale dei tardi anni Sessanta, però, dove il benessere e talvolta persino la sopravvivenza sono ancora legati all'arrivo del monsone, una donna divorziata come lei si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta. A maggior ragione se commette l'imperdonabile errore di innamorarsi di un paria. Non è dunque una vita facile quella toccata ai gemelli, legati nel profondo da "un'unica anima siamese": considerano Velutha l'intoccabile che la madre può amare solo di notte, giù al fiume, in segreto, un padre, ma hanno anche dei nemici: quella Baby Kochamma eccessiva nella stazza quanto nei pregiudizi di casta; e forse anche l'amato zio Chacko, fantasioso intellettualoide e marxista per convenienza. Caso letterario che ha rivelato al mondo una nuova autrice e con lei un'intera generazione di scrittori indiani, il romanzo d'esordio di Arundhati Roy è la storia di un grande amore, e dell'eterno conflitto tra sentimenti e convenzioni, attraverso gli occhi di due bambini, capaci di cogliere le piccole cose e i piccoli eventi al di là di ogni distinzione sociale e morale. Nei loro pensieri e nelle loro parole, espresse in una lingua che deforma l'inglese degli ex dominatori, risuona la critica più radicale a ogni legge che stabilisca chi si deve amare, e come, e quanto.
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Dettagli

2015
Tascabile
15 gennaio 2015
540 p., Rilegato
The god of small things
9788823510142
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Indice


Le prime frasi

1
CONSERVE & COMPOSTE PARADISO

Maggio ad Ayemenem è un mese caldo, meditabondo. Le giornate sono lunghe e umide. Il fiume si ritira e corvi neri si rimpinzano di manghi lucidi sugli alberi verdepolvere, immobili. Maturano le banane rosse. Si spaccano i frutti dell'albero del pane. Mosconi viziosi ronzano vacui nell'aria fruttata. Poi si schiantano contro i vetri delle finestre e muoiono, goffamente inermi sotto il sole.
Le notti sono limpide, ma soffuse di un'attesa fosca e pigra.
Con l'inizio di giugno, però, arriva il monsone da sudovest, portando tre mesi di vento e pioggia, con brevi incantesimi di sole aspro e brillante che i bambini elettrizzati rubano per i loro giochi. La campagna diventa di un verde sfrontato. I confini sfumano man mano che i filari di tapioca mettono radici e fioriscono. I muri di mattoni diventano verdemuschio. I viticci del pepe nero serpeggiano su per i pali della luce. I rampicanti selvatici traboccano dagli argini di laterite e si riversano nelle strade allagate. Le barche riforniscono i bazar. E nelle pozzanghere che riempiono le buche lasciate per le strade dal Dipartimento dei Lavori Pubblici compare qualche pesciolino.
Pioveva, quando Rahel tornò ad Ayemenem. Argentee funi frustavano la terra sfatta, arandola a colpi di cannone. La vecchia casa sulla collina portava il ripido tetto a due spioventi calcato sulle orecchie come un cappello. I muri, striati di muschio, si erano ammorbiditi e leggermente gonfiati per l'umidità che filtrava dal terreno. Il giardino incolto e straripante era pieno del sussurro e del trapestio di piccole vite. Nel sottobosco un serpente si strofinava contro una pietra lucente. Gialle ranetoro perlustravano speranzose lo stagno melmoso in cerca di un compagno. Una mangusta fradicia sfrecciò per il viale d'accesso cosparso di foglie.
La casa sembrava vuota. Porte e finestre serrate. La veranda anteriore nuda. Senza mobili. Ma la Plymouth azzurrocielo con gli alettoni cromati era ancora parcheggiata lì fuori e, dentro casa, Baby Kochamma era ancora viva.
Era la baby-prozia di Rahel, la sorella più giovane di suo nonno. Il suo vero nome era Navomi, Navomi Ipe, ma tutti la chiamavano Baby. Diventò Baby Kochamma quando fu grande abbastanza per essere zia. Rahel non era tornata a trovare lei, però. Né la nipote, né la prozia si facevano illusioni al riguardo. Rahel era venuta per vedere suo fratello, Estha. Erano gemelli nati da due ovuli diversi. "Dizigotici", dicevano i dottori. Nati da ovuli separati, ma fecondati contemporaneamente. Estha - Esthappen - era più vecchio di diciotto minuti. Non si erano mai assomigliati in modo particolare, Estha e Rahel, e nemmeno quando erano bimbetti dalle braccia magroline, il petto piatto e i ciuffi alla Elvis Presley,... c'erano mai stati i classici "Chi è Rahel?" e "Qual è Estha?" da parte di parenti tutti sorrisi o dei vescovi siriano-ortodossi che visitavano spesso la casa di Ayemenem per le offerte.
La confusione stava in un posto più profondo, più segreto.
In quei primi anni amorfi, in cui la memoria cominciava appena a esistere, in cui la vita era piena di Inizi e non conosceva Fine, e Tutto era Per Sempre, Esthappen e Rahel pensavano a loro due insieme come Io, e separati, individualmente, come Noi. Quasi fossero una rara specie di gemelli siamesi, separati nel corpo ma con identità fuse insieme.
Ancora adesso, dopo tutti questi anni, Rahel ricorda di essersi svegliata una notte ridendo per un sogno buffo fatto da Estha.
Rahel ricorda anche altre cose che non ha il diritto di ricordare.
Per esempio, ricorda (anche se non era presente) che cosa fece a Estha l'Uomo delle Aranciate e delle Limonate, quella volta al Cinema Abilash. Ricorda il sapore dei sandwich al pomodoro - i sandwich di Estha, quelli che Estha stava mangiando - sul postale per Madras.
E queste sono solo le piccole cose.

Ad ogni modo, lei adesso pensa a Estha e Rahel come Loro, perché separatamente loro due non sono più quello che Loro sono stati o quello che Loro pensavano sarebbero stati.
No
Le loro vite hanno forma e dimensione, adesso. Estha ha la sua e Rahel pure.
Margini, Bordi, Orli, Confini, Frontiere e Limiti sono comparsi ai loro orizzonti separati come una banda di folletti maligni. Creature piccole dalle lunghe ombre, che pattugliano un Limitare Sfocato. Sotto i loro occhi sono sorte delicate mezzelune e hanno la stessa età di Ammu quando morì. Trentuno.
Non vecchi.
Non giovani.
Ma vitalmente morituri.

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Un libro bellissimo! Una storia di amore nell’India fine anni’60 con le convenzioni, le tradizioni, le caste degli intoccabili e le leggi non scritte che determinano e, soprattutto, discriminano le donne. La cosa più affascinante è lo stile di scrittura: il continuo passare dal presente al passato, il sapere in anticipo cosa succederà, il ritornare indietro per spiegare alcuni pezzi e ricostruire il puzzle della storia, le parole usate mai a caso, le maiuscole, le definizioni (es. Un Ciuffo Disfatto. Una Fontana in un Love-in-Tokyo). E poi personaggi indimenticabili: i gemelli e il loro strettissimo rapporto, Baby Kochamma e soprattutto la fragile Ammu.

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Recensioni: 4/5

Libro comprato perchè aveva lo stesso titolo di un cd di musica..... Il libro parla di storie di amore negate, sofferte, vissute. E' un libro bello, di sofferenza, ma comunque molto bello. L'ho consigliato e lo regalerò. "Quando una persona ti delude inizi a volerle meno bene...."

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Recensioni

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Arundhati Roy

1961, Assam

(Assam 1961) scrittrice, saggista e attivista indiana. Ha esordito sulla scena letteraria nel 1997 con il romanzo d’ispirazione autobiografica Il dio delle piccole cose (The god of small things, vincitore del Booker Prize), ambientato nel Kerala degli anni ’70, dove convivono intoccabili, comunisti, indù, cattolici, intellettuali, turisti e imprenditori; attraverso le vicende di una famiglia la narrazione ricostruisce quelle più generali di una nazione, le tradizioni culturali e i cambiamenti portati dal contatto con l’Occidente, e spostandosi di continuo dal presente al passato assume tratti epici. Il suo secondo romanzo è Il mistero della suprema felicità, edito nel 2017.Indirizzatasi all’attivismo politico e pacifista, è diventata...

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