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Anno edizione: 2013
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Anno edizione: 2008
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Lo stile coinvolgente ed emozionante di Irène Némirovsky fa capolino anche in questo romanzo. Le sue descrizioni meticolose su tutto ciò che circonda i personaggi, oltre che sui loro sentimenti, portano il lettore ad immedesimarsi in particolar modo nella protagonista Ada, costretta a guardare da lontano la felicità degli altri e ad abbandonare, per amore, chi lei stessa ama.
Un racconto che ha la capacità di coinvolgere il lettore e portarlo dall’inizio alla fine in un viaggio pieno di sentimenti. Straziante, doloroso, pieno di speranze, la protagonista Ada incarna perfettamente il modello di donna autonoma ed indipendente davvero rara nei tempi in cui la storia viene ambientata. Primo approccio all’attrice, è stato un ottimo romanzo per iniziare a scoprire il mondo della Nemirovsky.
Irene Nemirovsky • I cani e i lupi • anno 1940 Scrittrice dalla vita difficile ebbe una infanzia dorata ma le manco l’affetto materno tanto che il romanzo “Jezabel”, pur non essendo autobiografico, descrive l’ossessione per la vecchiaia di una madre come la sua che con terrore osserva la crescita della figlia percepita come una minaccia, morì purtroppo in un campo di concentramento nel fiore degli anni e della scrittura. La Nemirovsky è, nei suoi romanzi, una passionale anche se le sue storie risentono moltissimo della sua vita non certo felice trasmettendo spesso molta angoscia. Il romanzo “I cani e i lupi” non fa eccezione, però andrebbe scisso in due parti. La prima si svolge a Kiev, molto realistica, narra di come la città sia divisa in due parti e cioè il ghetto dove vivono gli ebrei poveri, con la grande fatica di vivere e di sopravvivere, e la parte alta della città dove vivono gli ebrei ricchi che sono riusciti, grazie al denaro, ad allontanarsi dal getto ed ora non vogliono avere nulla a che fare con gli ebrei del getto perché la loro più grande paura è perdere la ricchezza e doverci tornare. Ada e Ben sono i lupi, vengono dal getto e portano i segni della sofferenza patita durante l’infanzia mentre Harry apparentemente appartiene ai cani, avendo vissuto sempre in un mondo dorato e senza problemi. Ma non è così perché il richiamo della razza rende anche Harry un lupo, costretto a dimostrarsi cane per poter frequentare gli amici francesi e sposare una donna francese. La seconda parte del romanzo è più scialba e se a tratti si sente ancora il guizzo della passionalità della scrittura della Nemirovsky, alcune pagine risultano molto noiose e scontate. Sembra quasi che il romanzo sia stato scritto a quattro mani o che la Nemirovsky avesse, per qualche motivo, esigenza di finirlo velocemente e banalmente quasi avvertisse che di lì a poco sarebbe stata rinchiusa in un campo di concentramento.
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