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Venere privata è il primo libro dedicato alle avventure di Duca Lamberti, medico radiato dall'albo per aver praticato l'eutanasia. Lamberti dopo aver scontato il carcere viene "assunto" da un facoltoso uomo d'affari della Milano bene per curare la dipendenza dall'alcool del figlio Davide. Farà molto di più Duca, dietro il presunto alcoolismo di Davide c'è altro. C'è una Milano grigia, che sta crescendo e diventando la metropoli che è oggi. Ci sono palazzi che hanno storie da raccontare, persone subdole e pericolose che non hanno scrupoli e approfittano dell'ingenuità e delle speranze di giovani donne in cerca di benessere. C'è l'indifferenza che comincia a germogliare negli animi della gente e che oggi si è purtroppo radicata nelle nostre città. C'è la vita, e Scerbanenco ce la racconta con uno stile unico, pacato, senza bisogno di creare suspense, con una capacità narrativa da cui molti probabilmente hanno cercato di attingere ma che è, per quanto mi riguarda soltanto sua. Forse l'unico a cui mi sentirei di accostarlo oggi è Carlotto.
Conosco Scerbabenco da tempo, ma solo di rimbalzo, perché amo i film noir di 'Di Leo' che pescano a piene mani dalle sue pagine. Ora posso dire di averlo letto, e anche se ancora non mi so spiegare di preciso cosa sia stato a catturarmi in 'Venere privata', il primo romanzo della serie su Duca Lamberti, sta di fatto che è riuscito a portarmi nel suo viaggio tra le vie di una Milano che fu, quella degli anni '60. Non certo per Milano in sé, almeno credo immagino penso spero, ma per la tipologia di personaggi che la popolano, un'umanità problematica, ambigua, che per necessità o cupidigia si infila tra le braccia della prostituzione e dell'omicidio, che sceglie, pagandone il prezzo, di avere a che fare con l'eutanasia e l'alcolismo. Tutti temi scottanti, da non sottovalutare visto il luogo e l'anno di pubblicazione, l'Italia e il 1966.
La storia è avvincente, lo stile è magnetico, ti cattura fino alle ultime laceranti righe finali, le parole al punto giusto, non c'è nulla di troppo in questo romanzo, è tutto perfettamente calibrato, personaggi caratterizzati in modo magistrale, sembra quasi di vederli agire su uno schermo cinematografico. E poi Livia, Livia Ussaro, grandissimo personaggio, sono rimasto folgorato dalla sua prima "entrata in scena", e spero vivamente di "rivederla" anche nel prossimo capitolo lambertiano. Sono rimasto completamente affascinato da questo autore.
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