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Ho letto Thérèse Raquin quasi per caso, e devo ammettere che è uno dei romanzi che più è rimasto impresso nella mia memoria. Piccolo capolavoro, scritto da Zola sulle soglie della grande stagione del naturalismo francese, è quasi uno choc: la trama è sottile, psicologicamente realistica quanto diabolica, eppure drammaticamente semplice e verosimile. Lo stile di scrittura, infine, serve ad aumentare l'angoscia e il raccapriccio del lettore, opprimendolo al pari dei protagonisti.
romanzo, a mio parere, assolutamente da leggere. Zolà riesce a far emergere, con molta semplicità, gli aspetti psicologici ed i risvolti emozionali dei vari personaggi. Dalla narrazione della vita coniugale di Theresè e Camillo, giovane ed inesperta lei, sentimentalmente pigro lui, con l'arrivo di Lorenzo si apre un nuovo capitolo. Vengono esposti, in maniera naturale, gli sconvolgimenti sentimentali che il nuovo arrivato provoca nella semplice Theresè. Particolare caratterizzazione della vecchia Raquin che, nel finale,inatteso e tragicomico, trova la sua amara soddisfazione.
Per questo libro Emile Zola fu molto contestato, tanto da indurlo a scrivere una prefazione alla seconda edizione per difendere il suo romanzo dalle accuse di essere "letteratura putrida". Leggendolo a quasi 150 anni di distanza, seppur i protagonisti siano abietti, quasi si sorride per quella sorta di "innocenza" dello scrittore che riesce a credere possibile che due assassini siano perseguitati dalla propria coscienza. Inoltre risente un po' della visione di allora della donna che è comunque succube della società e tale deve rimanere: il suo delitto non è solo l'omicidio, ma anche l'adulterio, la ribellione a una vita che le è stata imposta. E questa sua ribellione (comunque terribile e imperdonabile) viene descritta non come una rivolta a degli obblighi imposti, ma come la volontà di assecondare impulsi lussuriosi. Coma la maggior parte dei classici, il libro è bello, scritto bene e con una accuratezza descrittiva che era il punto forte della scrittura di Zola.
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