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Paesi tuoi - Cesare Pavese - copertina
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Paesi tuoi

Descrizione


"Paesi tuoi" segnò l'avvio dell'opera narrativa di Pavese; pubblicato nel 1941, fu una delle prime prove di quel neorealismo di cui tanto si parlerà in seguito. Fece subito rumore, suscitò entusiasmi, scandali, discussioni, stroncature; ma soprattutto rivelò un solido nuovo scrittore. "Il racconto di Pavese è così intimamente mosso e commosso, scrisse allora Pietro Pancrazi che, nel complesso, vince anche la difficoltà dell'arte poetica che si è imposto. Si sente che i personaggi e i paesi del suo dramma gli hanno parlato nel sangue prima ancora che nell'arte. C'è in "Paesi tuoi" un'esigenza umana, e un movimento, un piglio di scrittore serio, che non ingannano."
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Dettagli

2015
Tascabile
19 giugno 2015
154 p.
9788806227838

Valutazioni e recensioni

vittoria ferrante
Recensioni: 5/5

Cosa succede se un meccanico appena uscito di prigione viene “lavorato sulla porta” da un campagnolo senza scrupoli? È quello che succede a Berto, protagonista di questo romanzo breve di Cesare Pavese, perla che non può di certo mancare nella libreria di chi è appassionato del letterato torinese. Berto viene così catapultato da Talino nella realtà di Monticello, nel pieno delle Langhe piemontesi. La storia è fitta di complessi rapporti tra uomo, natura e sessualità (quest’ultima rappresentata dalla bella Gisella). Tabù e brutalità si nascondono tra il grano da mietere sulla collina-mammella che Berto nota all’inizio della narrazione. Un piccolo capolavoro che si presenta come, per usare un’espressione pavesiana, una fiaba mitica di sacrificio alla terra.

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Nicolina Lamanna
Recensioni: 5/5

Spietatamente reale e privo di fronzoli è "Paesi tuoi", primo romanzo della corposa produzione letteraria di Cesare Pavese. Sebbene il romanzo conti circa un centinaio di pagine, esso è tutt'altro che scarno; i quadretti campestri descritti dalla collina di Monticello sono così vividi da sembrare addirittura tangibili. Il titolo è la chiave del romanzo. Paesi tuoi. Paesi di Talino, compagno di cella di Berto, che si trascina l'amico su in collina, in campagna, dopo aver scontato la pena per aver appiccato il fuoco alla Grangia. Paesi di Gisella, sorella di Talino e di Pina, MIliota ed Adele, la più piccola dei figli, per la quale è stato piantato un melo alla sua nascita. Sradicato da Torino, Berto si impianta in un paesino di campagna dove lavora come macchinista per Vinverra, padre di Talino. L'alienazione nei confronti del mondo rustico non tarda a maturare; più Berto vive a stretto contatto con quella famigliola dedita al lavoro dei campi, più s'accorge di non sapere assolutamente nulla di Talino e delle sue malefatte. La curiosità cresce nel petto di Berto, che di Talino aveva sentito la puzza di marcio sin dall'inizio. Ad accompagnarlo alla stazione, a prendere quel treno che l'avrebbe allontanato da casa, era stata la diffidenza per Talino e per un mondo che non era suo. «Mi guardavo bene intorno, per sapere all'occasione ritornare e saltare sul treno. Ma treno, ferrata e stazione, era tutto sparito. - Sono proprio in campagna, - mi dico, - qui più nessuno mi trova -.» Tuttavia, a rendere le giornate più piacevoli ci pensa Gisella. Attratti l'uno dall'altra, Berto e Gisella passano le giornate calde cotti dal sole conoscendosi e imparando qualcosa dell'altro, il quale è destinato a restar per sempre alieno. Berto, infatti, scopre che la vita di campagna non è poi tanto serena e tranquilla come se l'immaginava. I colpi di scena non mancano e quando pensi che il mare agitato sia ormai diventato una tavola piatta... frum! Si profila all'orizzonte un altro sconvolgimento, questa volta fatale. Sebbene passino pochi giorni dal suo arrivo lì, a Monticello, Berto sembra quasi un mollusco tra i piranha. Il lessico semplice e quasi conversevole rispecchia lo stesso protagonista, Berto, il quale è un meccanico. Lo stile di Pavese è addirittura "anti-romantico", non c'è nulla che possa essere salvato da un'immagine poetica che nasconda il marcio e la realtà che vive Berto, se non la natura dei campi, delle colline e della luna, che resta l'unica immune alla corruzione dell'uomo.

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VALENTINA TESTA
Recensioni: 3/5

“Dove c’è una bella ragazza è sempre il mio paese.” La mela, da tempo immemore, rappresenta un peccato primordiale, causa prima di una concatenazione di eventi che porta direttamente al giorno d’oggi. Accade nell’antica Grecia, accade nella Creazione delle religioni monoteiste: la mela è sempre il frutto proibito, legato alla colpa, colpa esso stesso o scatenante della colpa. E tale colpa si lega alla sessualità: Atena, Afrodite ed Era si sfidano perché ognuna convinta di essere la destinataria della mela su cui è inciso “?? ????????”, “alla più bella”; Adamo ed Eva, una volta mangiato del frutto proibito, si scoprono nudi, condizione primigenia e vergognosa. Berto, uscito dal carcere, decide di lasciare la città per la campagna con Talino, conosciuto durante la detenzione. Una volta raggiunta la loro destinazione, nota una collina che riporta alla mente il seno di donna, primo rimando alla condizione originale della campagna e soprattutto della terra, elemento vivifico e indispensabile. La campagna è la società primitiva e irrazionale, quasi un mondo innocente, che tuttavia è – paradossalmente – brutale; direttamente contrapposta ad essa, c’è la città, rappresentata da Berto stesso, protagonista della vicenda. Il contrasto raggiunge il suo apice con il personaggio di Gisella, la bella sorella di Talino, che si distingue dal resto della famiglia perché la più femminile e aggraziata, persa in un mare di donne rozze e dure; Gisella, custode delle mele, è immediatamente identificata come il simbolo della sessualità, e dunque del peccato. Circondata da un’aura di attesa, tra Gisella e Berto nasce un’attrazione, fatta di sguardi fugaci e incontri nascosti, che si rivelerà fatale, poiché scatenante dell’animalesca gelosia di Talino, il quale, in uno scatto di furore, giungerà a trasformarsi in omicida della sorella, rea di averlo denunciato per un incendio doloso, e quindi averlo condotto al carcere. Gisella, ovvero la mela, inoltre, non aveva scatenato passione solo in Berto, ma anche nel fratello stesso, che incarna appieno un istinto brutale, rozzo, incestuoso, di crudeltà insensata, d’ignorante astuzia. Talino, governato dal furor, era giunto a prendere con la forza la sorella, che tuttavia mai aveva rivelato tale segreto, neanche a Berto quando questi le vede la cicatrice e neanche quando le fa sapere di essere a conoscenza dell’intera, scabrosa, storia. L’unico atto di ribellione di Gisella era stata la denuncia del fratello per l’incendio: e questo la rende anche l’unica ribelle, e dunque la discosta ancora di più dalla sua famiglia, in cui la madre, prima figura femminile della vita di Talino, è vista costantemente alla difesa del figlio, anche al capezzale di Gisella. Il tema dell’incesto, argomento tabù, e l’estremo sdoppiamento realtà-simbolo, fece sì che la critica del tempo leggesse il romanzo come opera anticonformista e altamente scandalosa. Il simbolismo si fa più evidente in corrispondenza della morte di Gisella: il secchio d’acqua, l’elemento di purificazione e rinascita, in mano alla fanciulla si rovescia, e il suo sangue, simbolo più evidente della violenza, umana e animale, impregna la terra, madre primitiva, datrice d’acqua e di vita, ma ora contaminata da istinti brutali e mortali.

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Recensioni

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Recensioni: 4/5
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Cesare Pavese

1908, Santo Stefano Belbo (Cuneo)

Studia a Torino dove si laurea con una tesi su Walter Withman. Sin dagli anni Venti legge i maggiori autori americani e inizia a tradurre le loro opere. Fra il 1935 e il 1936, per i suoi rapporti con i militanti del gruppo Giustizia e Libertà viene arrestato, processato e inviato al confino a Brancaleone Calabro. Tornato a Torino inizia a collaborare con la casa editrice Einaudi nel 1934 per la realizzazione della rivista «La Cultura», che dirige a partire dal terzo numero. Nel 1945-46 dirige la sede romana della medesima casa editrice. Ha svolto un ruolo fondamentale nel passaggio tra la cultura degli anni Trenta e la nuova cultura democratica del dopoguerra. Dopo la Liberazione, si iscriv al partito Comunista. Seguono anni di lavoro molto intenso, in cui pubblica le sue...

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