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Orfani bianchi - Antonio Manzini - copertina
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Orfani bianchi

Descrizione


Dopo i romanzi di grande successo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, questa volta Manzini racconta un personaggio femminile indimenticabile.

"Antonio Manzini ribalta stereotipi e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai margini della storia. Un romanzo potente e bellissimo" - Teresa Ciabatti

"Orfani bianchi romanzo sconcertante e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico di temerarietà" - Massimo Lugli, Il Venerdì di Repubblica

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c'è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.
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Dettagli

5
2016
20 ottobre 2016
256 p., Rilegato
9788861907034
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Indice


Un brano dell'intervista ad Antonio Manzini sul Venerdì di Repubblica

Cambiare genere, per un autore, è sempre un rischio... Cos'hanno detto alla casa editrice?

«Con Sellerio, l'editore di Schiavone, ho un rapporto fantastico, mi hanno sempre dato fiducia. E poi avevo già scritto Sangue e marcio, che non è un giallo: anche se gli omicidi non mancano, parla del rapporto tra due fratelli. Quanto alla saga di Rocco Schiavone, penso che ogni tanto bisogna staccarsi da un personaggio seriale.»

Ci ha messo tre anni per sfornare un romanzo di 300 pagine. Se l'è presa comoda. Carenza d'ispirazione?
«Ho lavorato con calma. Ma nel frattempo ho scritto altre cose. L'idea mi è venuta guardando la badante che ha assistito mia nonna fino alla morte. Aveva un figlio in patria e anche lui viveva in uno di quegli istituti spaventosi. Io mi domandavo quanta sofferenza doveva nascondere, per stare appresso a una donna anziana che si spegneva giorno dopo giorno a distanza di centinaia di chilometri dai suoi affetti più cari. È un dramma che non possiamo neanche immaginare.»

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

ho letto tutti i romanzi della serie con rocco schiavone, questo libro non è un giallo ma riesce comunque a catturare il lettore, si legge tutto d'un fiato, favoloso!!!

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Recensioni: 4/5

Si tratta di una lettura piuttosto triste, che non può essere ignorata, non passa inoffensiva ma lascia il segno. Avevo letto alcuni romanzi di questo autore con il protagonista Rocco Schiavone e sinceramente non li avevo trovati dei capolavori o delle letture imprescindibili. Invece con questo romanzo Manzini mi ha sorpresa e impressionata favorevolmente. Era veramente difficile costruire una storia di questo genere, che affrontasse un tale tema e renderla così avvincente, mai noiosa o banale. Tiene incollati dalla prima all'ultima pagina, ci fa inorridire, piangere, pensare. E' una lettura abbastanza angosciante ma di cui abbiamo sicuramente bisogno.

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UMBERTO SERINO
Recensioni: 5/5

Manzini ci regala una storia tratta dalla quotidianità, di quella che spesso non vediamo o fingiamo di non vedere..Una donna come tante, lascia la povertà del suo paese (la Moldavia), nella speranza di offrire un fututro migliore a suo figlio; in Italia, tra la diffidenza, l'indifferenza e lo sfruttamento cerca di resistere alle angherie di un'anziana donna a cui deve badare. La storia narrata è ben scritta, asciutta, per invitare a riflettere sul dramma di chi è costretto ad abbandonare le sue origini..un piccolo capolavoro!

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Recensioni

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Antonio Manzini

1964, Roma

Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l'antologia Crimini. Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).Un suo racconto è uscito nell'antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull'orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati...

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