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«Tessa portava timidamente al giornale certi suoi articoletti buttati giú alla brava su figure o momenti o scorci della città, che poi venne intitolando 'Ore di Città' e che eran pieni di un suo malinconico umorismo in punta di pennino, di una sensibilità come fattad'aria e di nulla, ma saporiti, sconcertanti... Polvere,odori, vecchie tinte, rimasugli e vecchiumi della giàvecchia Milano: come li rendeva!»
L’è el dì di Mort, alegher! , l’edizione delle poesie milanesi di Delio Tessa apparsa in questa collana nel 1985, ha rappresentato una scoperta significativa: quella di un espressionista di respiro europeo capace di cantare con strazio e lucido giudizio una stagione drammatica, e di trasformare luoghi e sentimenti della sua città, Milano, in una topografia letteraria di significato universale. Le prose ora raccolte e curate da Dante Isella con il consueto magistero filologico e critico completano il titratto d Tessa. «Ne risulta confermata la meraviglia – scrive Isella – di una poesia che, ancora una volta, raggiunge valori assoluti, largamente partecipati, scavando a fondo dentro un ambiente chiuso: sia quello di un borgo selvaggio, delimitato da una siepe, o l’altro, baudelariano, di una città di misteriosi, cupi fondali di case-caserme». Al centro di queste pagine (comparse sui fogli di vari gionali, principalmente tra il 1936 e il 1939) è una città in fermentazione vista con gli occhi di chi dichiara di avere «lo stupido vizio» di ammirarla e, al tempo stesso, di «viverci dentro come una fogna»: È un luogo narrato «a tocchi, a puntini, a passettini», in punta di penna, con tuti i rischi di un ritratto crepuscolare. «Con i suoi passi brevi e veloci, come di uno Charlot in precario equilibrio – scrive Isella -, la prosa tessiana cammina perlopiú sicura su un sospeso filo invisibile, tra surreale e metafisica».
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