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Anno edizione: 2009
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La tremenda Olive è Co-protagonista dei tredici racconti. Si alternano momenti di tenerezza a momenti di ilarità e profonda tristezza. Questo libro mi ha portato a riflettere su molti aspetti della (mia) vita...la felicità sta nelle piccole cose.
E' un libro strano, questo, la cui protagonista cresce poco a poco, racconto dopo racconto. Olive vive in mezzo alle tristezze e alle disgrazie e ne compartecipa con fragile e imperfetta umanità. Il suo ritratto sboccia poco a poco, inappariscente, e diventa così il preludio già perfetto al secondo libro integralmente dedicatole. E' un libro tristissimo eppure pervaso di dolcezza, di speranza. Da leggere questo e il seguito
Leggere Olive Kitteridge è stata una vera fatica. L'opera non ha una struttura consueta: dalla sinossi mi aspettavo un romanzo costruito attorno allla signora Kitteridge, attraverso i cui occhi viene raccontata la vita di Crosby e i suoi cittadini. Mi aspettavo una serie di personaggi comprimari, variamente coinvolti. Invece, non sono neanche sicura che questo libro possa essere considerato un romanzo; mi è parsa in realtà una raccolta di racconti, alcuni dedicati ad Olive e altri in cui non figura nemmeno, ma si limita a venire menzionata una o due volte, di sfuggita e senza che ciò abbia alcun impatto sull'episodio raccontato. I primi capitoli mi hanno davvero incuriosita, ma l'interesse è scemato progressivamente di fronte all'aumento delle disgrazie. I capitoli/racconti sono scritti molto bene (e sono riuscita ad empatizzare con i personaggi in alcuni casi - o almeno ad angosciarmi), ma alcuni risultano deboli e sembrano fungere da riempitivi, su tutti "Criminale" e "Nave in bottiglia". Da ultimo, ho trovato eccessive le disgrazie che si abbattono sui personaggi; ad eccezione di Olive, che il lettore segue con una certa costanza, i protagonisti degli altri racconti vengono ridotti ad un'unica esperienza drammatica: anoressia, intenti suicidi/depressione, alcolismo, il trauma di essere lasciati all'altare, tradimenti, ecc... Non è questa una scelta che incontra il mio gusto; l'ho trovata a tratti perfino un po' "facilona", come un atlante delle disgrazie. Anche perché empatizzare con tutte le sciagure di cui è infarcito il libro diventa emotivamente stancante, ad un certo punto. Alla prima mi dispiaccio, alla seconda mi incupisco, alla terza mi angoscio e alla quarta alzo le mani in segno di resa e gridando all'accanimento.
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