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Anno edizione: 2016
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Ishiguro da grande scrittore qual è, parlando di un argomento così particolare e terribile, ha saputo inquadrare e rendere quella l’atmosfera ovattata e quasi surreale che avvolge i personaggi principali, Kathy compresa e di cui rispecchia l’incertezza. I suoi ricordi infatti seguono il filo di una memoria piuttosto fredda, senza una cronologia, con tanti sottintesi: ti dice con chi ha vissuto, dove ha vissuto e alla fine anche ciò per cui è nata….ma la maggior parte delle sensazioni sue e dei suoi compagni scaturiscono dal non detto, dal vago, come se si avesse un certo imbarazzo. Anche gli insegnanti si comportano allo stesso modo. Eppure la vita e dentro e fuori il college scorre normalmente come in un mondo perfettamente umano e normale. E’ chiaro che seguendo tutto il racconto il lettore rimane molto perplesso sul fatto che una vita vissuta in una bella scuola con insegnanti comprensivi al massimo e che incoraggiano i rapporti interpersonali e cercano di sviluppare negli allievi tutte le capacità creative possibili, possa annientare l’istinto di autoconservazione che è pure molto forte nell’uomo. Nessuno di loro ha movimenti di rabbia o di rivolta. Anzi tutti accettano la realtà, il destino per cui sono stati creati!!! Non si ribellano, non lottano, forse sognano e sperano magari solo in un rinvio. E vivono come le altre persone: innamorandosi, arrabbiandosi, facendo magari dei dispetti, scrivendo o facendo arte .Ora questo mondo quasi Kafkiano che Isighuro crea, questi personaggi che hanno una loro personalità ma che accettano come dei condannati con cieca sottomissione il loro destino, mi hanno agghiacciato!. Non voglio credere che la storia sia fine a se stessa. Isighuro ci obbliga a farci delle domande, non solo, penso, sul problema di una futuribile clonazione umana ma quanto sull’essenza della vita, sulla sua brevità, e forse anche sulla necessità di impegnarsi fino allo spasimo per viverla tutta, anche se siamo destinati alla morte e all’estinzione!?!! O no??? Certo egli mette a nudo l’angoscia umana che coinvolge tutti nella propria quotidianità ma il suo stile, scevro da patetismi o ridondanze, rende la vicenda così vera da farti venire la pelle d’oca!
Ho letto questo libro dopo aver visto il film, e devo dire che entrambi i prodotti mi sono piaciuti. Il libro affronta un tema abbastanza scottante, soprattutto nell'epoca moderna (anche se il setting è quello dell'Inghilterra degli anni 70), quella cioè di creare "esseri umani" al solo scopo di utilizzarli come pezzi di ricambio. Le virgolette sono d'obbligo, perchè il tema centrale del libro è proprio questo: può, gente concepita, nata e cresciuta con quell'unico scopo, essere asseverata agli esseri umani "normali", che un giorno andranno a salvare? Ho discusso a lungo con amici di questo libro, e seppur a detta della maggioranza sia risultato un libro monotono, con poca azione, lento e a volte noioso, penso che lo scopo di Ishiguro sia stato proprio questo: descrivere banalmente la vita dei protagonisti, perchè la nostra vita è, in fin dei conti banale, e quindi concepirla come vita vera. Rimane la domanda più pesante: saremmo mai capaci di arrivare a tanto?
Un libro coinvolgente e che mi ha lasciata molto turbata per l’immensa tristezza che ho provato nel leggerlo e per il senso di impossibilità di sfuggire al destino che qualcun altro ha programmato. Ishiguro ha mantenuto sempre alto il livello di attesa anticipando con poche parole che qualcosa nelle pagine successive sarebbe successo e con un uso molto sapiente dei flashback. Molto ben tratteggiati i personaggi, in particolare la tirannica e carismatica Ruth e l’irascibile e profondo Tommy. Un libro che fa pensare perché una società così potrebbe arrivare e chissà se noi saremmo in grado di respingere una tale prospettiva avendo il miraggio della guarigione per sè e per i propri congiunti.
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