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Fontamara
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Fontamara

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Dettagli

19
1988
Tascabile
270 p., ill.
9788804319634

Valutazioni e recensioni

Enrico Caramuscio
Recensioni: 5/5

Un centinaio di case fatiscenti disposte in maniera irregolare, come un gregge di pecore, dominate da una piccola piazza e dal campanile di una chiesa senza prete: questa è Fontamara, misero centro rurale del Fucino interamente abitato da “cafoni”, cioè da contadini poveri e ignoranti. Qui la vita scorre immutabile da secoli, il tempo è segnato dal succedersi delle varie fasi della coltivazione quali la semina, la solfatura, la mietitura e la vendemmia. I soprusi e le iniquità contro questa gente sono ormai all’ordine del giorno, tanto che i fontamaresi le considerano alla stregua della pioggia, della neve, del vento. L’abitudine a subire le più crudeli ingiustizie, la consapevolezza dell’immutabilità della propria condizione, l’amara rassegnazione ad essere considerati più in basso dell’ultimo gradino della scala sociale, l’ignoranza e la paura di compromettersi impediscono ai contadini di ribellarsi, di cercare di farsi rispettare, di far valere i propri diritti. Cambiano i governi, cambiano le leggi, ma per i cafoni non cambia mai niente, se non in peggio. Ora siamo sotto il governo fascista e una serie di fatti anomali caratterizzano l’estate fontamarese, tanto che la povera Matalè sarà costretta ad esclamare sgomenta: “le stranezze, quando cominciano, chi le ferma più?”. Tutto ha inizio una sera di giugno, quando ci si accorge che al paese è stata tolta l’illuminazione elettrica. Nessuno però si scompone, a nessuno viene in mente di protestare. Ma a questa privazione succederanno altri abusi, ancora più gravi, che costringeranno gli abitanti di Fontamara a prendere coscienza di sé e a cercare riscatto da questa condizione di umiliazione e sottomissione. Ma l’impresa non sarà per niente facile e la tragedia è lì che aspetta dietro l’angolo. Una storia cruda che fa indignare e riflettere, suscitando rabbia e commozione ma riuscendo anche a strappare qualche sorriso di simpatia e tenerezza verso questa povera gente. Silone affida la narrazione a tre dei protagonisti, persone che considerano l’italiano una lingua straniera, se non una lingua morta. Il racconto che ne scaturisce è quindi semplice e ricco di folklore contadino, perciò incredibilmente realistico e capace di creare una forte empatia. La denuncia dell’autore è totale. Naturale e lampante quella nei confronti del regime fascista, con i suoi metodi iniqui e violenti, e di chi lo segue ciecamente diventando nemico di gente con la quale ha condiviso fino a ieri la stessa misera sorte. Quella verso gli stessi cafoni, che siano fontamaresi o di qualunque altro posto d’Italia o del mondo, colpevoli di essersi svegliati troppo tardi e di aver subito in silenzio per troppo tempo. Quella, forse più importante e attuale di tutte, nei riguardi di quei governi troppo spesso vicini agli interessi economici di pochi privilegiati a scapito di chi invece vive in situazioni di indigenza, di necessità e di insufficienza sempre più forti, in nome di quella religione spietata e cinica che è il guadagno. “Si, ma con un altro Dio, rispondeva Berardo ridendo. Il vero Dio che ora effettivamente comanda sulla terra, il Denaro. E comanda su tutti, anche sui preti come don Abbacchio, che a parole predicano il dio del cielo. La nostra rovina, aggiungeva Berardo, forse è stata di aver continuato a credere al vecchio dio, mentre sulla terra adesso ne regna uno nuovo”.

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ENRICO MOCCIA
Recensioni: 4/5

"Fontamara" narra la storia di un vecchio paese della Marsica,"Fontamara" per l'appunto, molto arretrato e povero. Rimasti senza illuminazione, gli abitanti si abituarono al chiaro di luna. Anche nelle più piccole rivolte essi erano oggetto di scherno da parte delle autorità che li giudicavano "cafoni ignoranti". Questi ultimi si accorsero che il loro corso d'acqua, usato per l'irrigazione delle terre, stava per essere deviato e giunsero così ad un patto, secondo cui tre quarti dell'acqua dovessero andare all'impresario ed i tre quarti del rimanente ai Fontamaresi. Successivamente nel paese arrivarono camion di fascisti che, fatta rincasare La popolazione, derubarono e violentarono le donne; ma quando capirono che gli uomini stavano tornando dalle terre, li radunarono in piazza e chiesero loro circa il Governo ("Checchè il Governo?"), ma nessuno diede risposte soddisfacenti. Si era trattato di una spedizione punitiva. Intanto si giunse al patto dell'acqua, dove gli abitanti di Fontamara furono ancora una volta ingannati. Berardo Viola, il più coraggioso ed intraprendente, partì e venne arrestato in quanto riconosciuto come il "Solito Sconosciuto", un cospiratore. L'uomo si fingerà di esserlo, si addosserà la colpa, verrà torturato e poi si suiciderà. I Fontamaresi si ribellano a loro volta con la stampa clandestina di un giornale intitolato "Che fare?" che viene distribuito in vari paesini. La storia si conclude con una "guerra" di repressione a Fontamara; qualcuno si salva vivendo all'estero grazie all'aiuto del Solito Sconosciuto e senza più avere notizie dei compaesani. Tra i personaggi più importanti troviamo" i cafoni", alcuni dei quali fungono da narratori (ovviamente i superstiti), lo sfruttatore, da loro chiamato "amico del popolo", Don Circostanza, l'impresario, che veste i panni del potente, l'eroe Berardo Viola e sua moglie Elvira, la più bella del paese. Si noti che i nomi dei personaggi non sono mai casuali (vedi Don Circostanza, il Ferrer della situazione o anche il prete Don Abbacchio), proprio come il titolo dell'opera che vuole racchiudere in sè dolori e sofferenze. Fontamara è un romanzo narrativo raccontato dai vari punti di vista dei "cafoni"; sebbene rappresenti una critica sociale in particolar modo contro il fascismo, è caratterizzato da uno stile semplice, lineare, vicino al volgare, dove predomina la paratassi. In un lungo flashback i narratori interni si alternano nel raccontare una storia quasi tragica che documenta la conoscenza del meridione italiano arretrato e sottosviluppato. In queste pagine Silone descrive realisticamente ed apertamente anche il loro stato di abbandono in quegli anni nonché la loro vulnerabilità e il bisogno di una terra da coltivare. Con questi cafoni alla base della piramide sociale si apre una critica molto aspra, dura, che sarà la fonte ispiratrice per altre opere come "Cristo si è fermato ad Eboli" (di Carlo Levi), "Conversazione in Sicilia" (Elio Vittorini) e tante altre ancora. Benché si tratti di una narrazione non reale, sono rimasto stupito da come uno scrittore con parole e stile semplici sia uscito a racchiudere un volto della storia, magari spesso raccontatoci dai nostri nonni e/o bisnonni che, perciò, sembra esserci molto vicina. La prima cosa che mi ha colpito è stata la bassa considerazione, poi tramutatasi in autoconsiderazione da parte dei cafoni per ignoranza e non solo, che in questo stralcio di testo è molto chiara: « In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch'è finito. » Queste parole, all'inizio parsemi quasi ironiche, mi hanno in seguito fatto riflettere su come le ingiustizie fossero subite passivamente ed anche sull'aspetto violento di quella situazione, ovvero le dure repressioni contro i rivoluzionari, come la spedizione punitiva e la guerra finale contro Fontamara che Silone ci descrive, opere dei fascisti. Fontamara non è certamente un libro a lieto fine; tuttavia l'ho trovato molto interessante e dalla lettura abbastanza scorrevole, grazie anche ai diversi aneddoti in cui si snoda. Penso sia utile leggerlo, conoscendone ovviamente l'ambientazione storica generale, in quanto ci porta a riflettere sulle nostre origini e su quelle dell'attuale paese italiano, mettendo a confronto i fontamaresi che si ribellano con l'uomo che attinge ad un nuovo livello di dignità, mentre l'acqua assume il significato del simbolo vitale al quale l'uomo non può e non deve rinunciare: la libertà.

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Ignazio Silone

1900, Pescina

Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, è stato scrittore, politico e uno degli intellettuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo. Il suo romanzo più celebre è Fontamara.Durante l'infanzia una tragedia segna la sua vita: la perdita del padre e di cinque fratelli durante il terribile terremoto che scosse la Marsica nel 1915. Rimasto orfano interrompe gli studi liceali e si dedica all'attività politica, iniziando la lotta contro la guerra e appoggiando il movimento operaio rivoluzionario.Prende parte alle proteste contro l'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale e per questo viene processato. A Roma, finita la guerra, entra a far parte della Gioventù socialista, opponendosi al fascismo.Nel frattempo...

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