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Nationality Letteratura: Gran Bretagna
Dietro le quinte al museo
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Dietro le quinte al museo - Kate Atkinson - copertina
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Dietro le quinte al museo

Descrizione


Vincitore del prestigioso Whitbread Prize (oggi Costa Award), Dietro le quinte al museo è stato il romanzo che ha rivelato al mondo il talento di Kate Atkinson, un esordio esplosivo che ha incantato sia la critica sia i lettori e che oggi è considerato un classico della narrativa contemporanea inglese.

«Straordinario.» - The Times

«Magnifico.» - The Sunday Times

«Profondo e poetico.» - Time Out

«Sorprendente. Un capolavoro.» - Daily Mail

«Da non perdere.» - Independent on Sunday

Ruby Lennox è stata concepita di malavoglia dalla madre, Bunty, ed è nata mentre suo padre, George, era fuori città a raccontare a una signora con un bel vestito verde che lui non era sposato. Un inizio tutt'altro che promettente per Ruby... Anche perché Bunty non aveva nessuna intenzione di sposare George e adesso si ritrova bloccata con quella bambina in un piccolo appartamento sopra un negozio di animali, a due passi dall'antica e maestosa cattedrale di York. Ma i guai della famiglia di Ruby non sono certo iniziati allora, negli anni '50, all'epoca della sua nascita. Pare infatti che l'origine di tutti i disastri passati e futuri sia stata la sua bisnonna Alice, che agli inizi del secolo aveva dato scandalo scappando con un fotografo francese. Insomma, la storia della famiglia Lennox è ben più complessa di quanto non possa apparire a prima vista, ed è popolata da una carrellata di personaggi tutti da scoprire. Ed è proprio Ruby a raccontarcela, fin dal momento del suo concepimento ("Eccomi, esisto!"), coinvolgendoci in un viaggio nel XX secolo visto attraverso gli occhi di una ragazza determinata a ritagliarsi un posto nel mondo.
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Dettagli

2
2017
23 febbraio 2017
368 p., Rilegato
Behind the scenes at the museum
9788842928140
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Indice

Le prime pagine del libro

Esisto! Vengo concepita al rintocco di mezzanotte dell’orologio sul caminetto nella stanza di fronte. Un tempo apparteneva alla mia bisnonna (una donna di nome Alice) e il suo rintocco stanco segna la mia venuta al mondo. La mia fabbricazione comincia al primo tocco e finisce all’ultimo, quando mio padre rotola via da mia madre e precipita in un sonno senza sogni, grazie alle cinque pinte di Smith’s Best Bitter che ha bevuto al Punch Bowl coi suoi amici, Walter e Bernard Belling.
Nel momento in cui sono passata dal nulla all’essere, mia madre fingeva di dormire, come spesso fa in quei momenti. Mio padre, però, è un tipo tosto e non si è lasciato smontare per così poco.
Si chiama George e ha una buona decina d’anni più di mia madre, che ora russa sul cuscino a fianco. Lei si chiama Berenice ma l’hanno sempre chiamata Bunty.
Bunty non mi sembra un nome da donna adulta. Mi starebbe meglio una madre con un nome diverso? La solita Jane, o una materna Mary? O qualcosa di romantico, che non ricordi così tanto un fumetto per ragazzine: un’Aurora, una Camilla? Ormai è troppo tardi.
Naturalmente, per qualche anno ancora il nome di Bunty sarà «mamma», ma in seguito non ci sarà più un solo appellativo materno (mamma, mami, mammina, mammetta, ma’) che sembri adeguato e io finirò praticamente per non chiamarla più in nessun modo. Povera Bunty.
Viviamo in un posto che si chiama «Sopra il Negozio», una definizione non proprio esatta, visto che la cucina e la sala da pranzo sono allo stesso livello del Negozio e la topografia comprende anche l’area adiacente del Cortile. Il Negozio (di animali) è in una delle antiche vie che si acquattano sotto la mole incombente della cattedrale di York. In questa strada vissero i primi tipografi e mastri vetrai che riempirono le finestre della città di luce colorata. La Legio IX Hispana che conquistò il Nord marciò su e giù per la nostra strada, la via prætoria del loro maestoso accampamento, prima di svanire misteriosamente. Qui nacque Guy Fawkes, Dick Turpin venne impiccato qualche via più in là e anche Robinson Crusoe, l’altro grande eroe, è originario di questa città. Chissà quale di loro appartiene alla realtà, e quale alla leggenda?
Queste strade brulicano di storia; l’edificio occupato dal nostro Negozio è vecchio di secoli, ha le pareti inclinate e il pavimento in pendenza come una finta casa medievale al luna park. In questo punto c’è stato un edificio fin dal tempo dei romani e ovviamente ha la sua debita porzione di eterei occupanti che si attorcigliano attorno alle tubazioni e si aggirano cupi alle nostre spalle. I nostri spettri si assiepano soprattutto sulle scale, che qui non mancano.
Hanno molte cose da raccontarsi. Basta tendere l’orecchio per sentire i remi vichinghi che s’immergono nell’acqua, il postale di Harrogate che sferraglia sull’acciottolato, lo scalpiccio di antichi piedi a un ballo nelle Assembly Rooms e il grattare della penna d’oca del reverendo Sterne.
Sopra il Negozio non è solo un luogo geografico, ma anche un regno chiuso in se stesso e brulicante di vita, con le sue primitive regole e i due rivali che si contendono il trono: George e Bunty.
Il concepimento ha lasciato in Bunty un senso d’irritazione, un’emozione con la quale si trova perfettamente a suo agio, ed è solo dopo molto agitarsi e rigirarsi che soccombe a un sonno inquieto, carico di sogni. Nella sua prima notte in qualità di mia madre, e potendo liberamente scegliere dal catalogo dell’impero onirico, Bunty ha scelto il pattume.
Nel sogno del pattume, cerca faticosamente di trascinare due pesanti bidoni attraverso il Cortile. Di tanto in tanto il vento le scompiglia dispettosamente i capelli incollandoglieli agli occhi e alla bocca. A suscitare la sua diffidenza è soprattutto uno dei due bidoni; sospetta che stia cominciando a sviluppare una sua personalità, stranamente simile a quella di George.
All’improvviso, mentre cerca di sollevarlo, un bidone le sfugge di mano e cade con un fracasso di metallo zincato – s-sbam clo-clonc! – spargendo il contenuto sulla spianata di cemento. Spazzatura, proveniente soprattutto dal Negozio, si spande dappertutto: sacchi vuoti di biscotti per cani, pacchetti di Trill schiacciati, scatolette di Kitekat e Ciappi ben stipate di bucce di patata e gusci d’uovo, per non parlare dei misteriosi involti di carta di giornale che hanno l’aria di poter contenere bambini tagliati a pezzi. Nonostante quel disastro, un gongolio di piacere imporpora le guance della sognante Bunty nel vedere com’è ordinata la sua spazzatura. Mentre si china e comincia a raccogliere il tutto si rende conto che qualcosa si muove dietro di lei. Oh, no! Senza neppure voltarsi sa che è il bidone George, cresciuto a dismisura, che torreggia su di lei e sta per risucchiarla nei suoi cupi abissi metallici...
Non so perché, ma ho l’impressione che questo sogno non sia di buon auspicio per il mio futuro. Voglio una madre che faccia sogni diversi.
Che sogni nuvole di gelato, arcobaleni di cristalli di zucchero, soli come carri d’oro zecchino che solcano il cielo... be’, pazienza, è comunque l’inizio di una nuova era. È il 3 maggio e più tardi in giornata il re darà il via alla cerimonia d’apertura del Festival of Britain e fuori della finestra il cinguettio dell’alba annuncia il mio arrivo.
Alla fanfara degli uccelli del giardino ben presto si unisce lo strillo del Pappagallo giù nel Negozio di Animali, dopodiché: drrrrrrr-rrrriiinnn!!! La sveglia sul comodino suona. Bunty si sveglia con un gridolino e dà uno schiaffo al pulsante della suoneria. Rimane immobile per un minuto, ascolta la casa. Il Padiglione della Scoperta presto risuonerà delle esclamazioni di esultanza degli inglesi che guardano gioiosi al futuro, ma a casa nostra tutto tace, a parte qualche cinguettio. Dormono perfino i nostri fantasmi, rannicchiati negli angoli o allungati sulle riloghe.
Il silenzio viene spezzato da George, che all’improvviso sbuffa nel sonno. Quel suono ridesta una parte primitiva del suo cervello e un braccio si abbatte su Bunty, inchiodandola al letto e cominciando a esplorare la regione anatomica su cui è atterrato (una parte non troppo interessante della cintola, che però ospita il mio personalissimo Padiglione della Scoperta). Bunty si divincola sottraendosi al braccio di George: si è già dovuta sorbire un rapporto sessuale nelle ultime dodici ore (io!) e più di uno al giorno sarebbe contro natura. Si dirige verso il bagno dove la cruda luce della plafoniera si rifrange sulle piastrelle bianche e nere e sulle cromature e colpisce la sua pelle nello specchio, disegnando tremende ombre e cavità. Per un istante Bunty somiglia a un teschio, e un attimo dopo a sua madre. Non sa quale delle due cose sia peggio.

Conosci l'autore

Kate Atkinson

1951, York

Kate Atkinson (York, 1951) è autrice di romanzi che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Whitbread Book Award. Dal 2011 è membro dell'Ordine dell'Impero Britannico per meriti letterari. Nel 1997 Frassinelli ha pubblicato in Italia Dietro le quinte al museo, con il quale vince il Costa Book Awards. Per Einaudi pubblica I casi dimenticati (2007) e Un colpo di fortuna (2009), mentre per Marsilio esce Aspettando buone notizie (2015) e Tutti i bambini perduti (2017) - nei quali protagonista è l'investigatore privato Jackson Brodie. La serie, venduta in 28 paesi, è anche fiction televisiva di successo per la Bbc. Le edizioni Nord invece pubblica Vita dopo vita (2014) e Un dio in rovina (2016).È anche...

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