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Anno edizione: 2002
Anno edizione:
Anno edizione: 1990
“Sono nato a Modena il 14 giugno 1940, dopo pochi mesi mi sono trasferito (o meglio mi hanno portato) a Pàvana (Pistoia) nella casa dei nonni paterni dove ho trascorso i primi anni di vita: là si svolgono le Cròniche. Ho fatto diverse cose, tra queste ho scritto e cantato delle canzoni.” (Francesco Guccini)
“La ballata più lunga e appassionata di Francesco Guccini. Guccini lascia la chitarra e si fa accompagnare da un fiume. Per attraversare lingue musicali e misteriose, un popolo allegro e ribelle, un'isola favolosa in pochi metri d'acqua, che forse esistono ancora appena fuori delle nostre città.” (Stefano Benni)
“ .. . un poema narrativo, una saga familiare. Con rigore, pazienza sorridente, un ' abile fantasia dentro a una verità di atti e fatti accaduti, la ricerca di una poesia controllata e momenti di bel divertimento. E poi... con un linguaggio che sorprende; in queste pagine da leggere, da vedere, da immaginare.” (Roberto Roversi )
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È un libro di racconti nostalgici sull'infanzia dell'autore in quel di Pavana, piccolo paese toscano situato in un lembo di terra che si fa largo nel territorio emiliano e ciò rende la sua lingua e cultura uno strano miscuglio, tanto da far sentire i propri abitanti un popolo a parte che ben si differenzia dai vicini. Le storie si dipanano come il fluire dei ricordi nella testa di Guccini, perciò la costruzione della frase è spesso di non immediata comprensione, a volte persino priva di punteggiatura e con diffuse intrusioni dialettali, molto piacevoli in se, ma non intuibili per un forestiero; a tale scopo alla fine del libro è presente un glossario (anche se l'autore specifica che tale non è), ma questo è incompleto. In questo libro lo scrittore ha riversato tutta la sua sottile ironia, immergendo a volte il lettore in situazioni tragicomiche di assoluto e pieno divertimento, sfiorando a volte un linguaggio sboccato ma mai oltre il lecito. Guccini ci fa viaggiare indietro nel tempo, in un mondo ormai perduto e attraverso gli occhi curiosi di un bambino scopriamo la vita dei suoi/nostri avi, nei sui caratteri di semplicità, tribolazione e saggezza, e resuscitato dal passato oggetti ora dimenticati, cimeli di una civiltà contadina che lo scrittore ama rievocare. In particolare lo scritto tratta delle scorribande giovanili dell'autore, che fomentate da un ambiente di indiscutibile stimolo, travolgono Francesco e i suoi amici, per tuffarli in un mondo idilliaco, dove anche la miseria e la durezza del vivere sono più sopportabili. Malgrado la sopra citata difficoltà di lettura, ne vale la pena.
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