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Caos calmo - Sandro Veronesi - copertina
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Caos calmo

Descrizione


Pietro Paladini è un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni. Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l'imprevedibile, e tutto cambia. Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia, e per lui comincia l'epoca del risveglio, tanto folle nella premessa quanto produttiva nei risultati. Osservando il mondo dal punto in cui s'è inchiodato, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri, di quei capi, di quei colleghi, di quei parenti e di tutti quegli sconosciuti che accorrono a lui e soccombono davanti alla sua incomprensibile calma. Così la sua storia si fa immensa, e li contiene tutti, li ispira fino a un finale inaudito eppure del tutto naturale.
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Dettagli

2014
Tascabile
451 p., Brossura
9788845277368
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Indice


Le prime frasi

PRIMA PARTE

1

– Là! – dico. Abbiamo appena fatto surf, io e Carlo. Surf: come vent’anni fa. Ci siamo fatto prestare le tavole da due pischelli e ci siamo buttati tra le onde alte, lunghe, così insolite nel Tirreno che ha bagnato tutta la nostra vita. Carlo più aggressivo e spericolato, ululante, tatuato, obsoleto, col capello lungo al vento e l’orecchino che sbriluccicava al sole; io più prudente e stilista, più diligente e controllato, più mimetizzato , come sempre.. la sua famigerata classe beat e il mio vecchio understatement su due tavole che filavano al sole, e i nostri due mondi che tornavano a duellare come ai tempi dei formidabili scazzi giovanili – ribellione contro sovversione –, quando volavano le sedie, mica scherzi. Non che si sia dato spettacolo, visto che è già tanto se siamo riusciti a non cadere dalle tavole; o meglio: abbiamo dato lo spettacolo di chi è stato giovane anche lui, e per un breve periodo ha creduto che certe forze potessero veramente prevalere, e in quel periodo ha imparato a fare un sacco di cose che in seguito si sono rivelate sovranamente inutili, tipo suonare le congas, o rotolare una moneta tra le dita come David Hemmings in Blow Up, o rallentare il battito cardiaco per simulare un attacco di bradicardia e venire riformati al servizio militare, o ballare lo ska, o rollare le canne con una mano sola, o tirare con l’arco, o la meditazione trascendentale, o, per l’appunto, il surf. I due pischelli non potevano capire, Lara e Claudia erano già tornate a casa, Nina 2004 è partita stamattina presto (Carlo cambia fidanzata ogni anno, e così io e Lara abbiamo cominciato a millesimarle): non c’era nessuno a goderselo, è stato uno spettacolino tra noi due, uno di quei giochi che hanno senso solo tra fratelli, perché un fratello è il testimone di un’inviolabilità che da un certo momento in poi nessun altro è più disposto a riconoscerti.
– Là! – dico all’improvviso.
Poi ci siamo sdraiati sulla sabbia ad asciugarci, ebeti di fatica, con gli occhi chiusi e il vento che ci arruffava i peli del petto, e siamo rimasti in silenzio, a rilassarci. D’un tratto però mi sono accorto che per godere di quella pace stavamo trascurando qualcosa che da un po’ aveva cominciato a segnalarsi con una propria rumorosa urgenza: grida. Mi sono tirato su a sedere, immediatamente imitato da Carlo.
– Là! – dico all’improvviso, indicando un gruppo di persone molto agitate, un centinaio di metri sopravvento.
Ci alziamo di scatto, i muscoli ancora caldi per la lunga cavalcata tra le onde, e ci dirigiamo di corsa verso quella piccola folla. Lasciamo lì telefonini, occhiali, soldi, tutto: improvvisamente non esiste più nient’altro che quel crocchio e quelle grida. Si fanno senza pensare, certe cose.
Il tempo che segue è una specie di fulminea sequenza medianica, senza altra sensazione che quella di essere tutt’uno con mio fratello: le domande su cosa sia successo, il vecchio esanime sul bagnasciuga, l’uomo dai capelli biondi che cerca di rianimarlo, la disperazione di due bambini che gridano “Mamma!”, i volti smarriti delle persone che indicano il mare, le due testoline perse tra le onde, e nessuno che agisce. In quella stasi frenetica si staglia lo sguardo azzurro di Carlo, intenso, carico di una formidabile energia cinetica: quello sguardo dice che per qualche indiscutibile ragione tocca a noi andare a salvare quei due poveretti, e che in realtà è come se l’avessimo già fatto, sì, è come se fosse già tutto finito, e noi due fratelli fossimo già gli eroi di quella marmaglia di sconosciuti, perché siamo creature acquatiche straordinarie, noi, siamo tritoni, e per salvare vite umane possiamo domare le onde con la stessa naturalezza con cui le abbiamo domate per divertirci sulle tavole da surf, e lì attorno altra gente in grado di farlo non ce n’è.
Entriamo in acqua correndo, e ci trasciniamo fin dove frangono le prime onde. Lì ci imbattiamo in uno strano uomo, allampanato e rosso di capelli, intento a gettare goffamente verso il largo una cima cortissima, mentre le persone da salvare distano perlomeno trenta metri. Gli passiamo accanto di slancio, lui ci guarda con occhi che non dimenticherò mai – gli occhi di chi lascia morire la gente – e con voce vigliacca, degna di quegli occhi, tenta di dissuaderci: “Non andate”, sibila, “Rischiate di rimanerci anche voi”. “Ma vaffanculo”, è la risposta di Carlo un attimo prima di tuffarsi sotto un’onda e cominciare a nuotare. Io faccio altrettanto, e, nuotando, vedo in controluce le ombre nere dei muggini filare orizzontalmente lungo il muro verde che si forma ogni volta che un’onda verde si alza per poi schiantarsi sopra di me: quei pesci fanno il surf, si divertono, come noi pochi minuti fa.

Valutazioni e recensioni

 Flavia
Recensioni: 5/5
Caos calmo

Libro in ottime condizioni, arrivato velocemente. Tutto perfetto!

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GIAMMARCO PIZZICHILLO
Recensioni: 5/5

Al di là di una parte centrale che personalmente ho trovato noiosa, come scritta da un'altra persona, il libro è stato molto carino e coinvolgente. Bellissime idee narrative, molto realistico. Nota negativa: il libro si è praticamente sfaldato! certo non è colpa dello scrittore ma dell'edizione mal fatta.

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Recensioni: 4/5

Veronesi ci parla del lutto, della sua elaborazione fatta in maniera non cnvenzionale e quasi inconscia. Perchè anche se Piero pensa di non stare soffrendo, e di voler trascorrere tutte le sue giornate di fronte alla scuola della figlia solo per non farla sentire sola, scoprirà che si sbaglia e che ognuno soffre a modo suo, ma comunque soffre. Libro vincitore del premio Strega nel 2006, mischia elementi romanzati con storie di vita quotidiana in maniera assolutamente sapiente, mai banale o noiosa.

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Conosci l'autore

Sandro Veronesi

1959, Firenze

Scrittore italiano, fratello del regista Giovanni Veronesi. Ha compiuto i suoi studi nel campo dell'architettura, optando definitivamente per la scrittura a 29 anni. Risale infatti al 1988 il suo primo libro Per dove parte questo treno allegro. Con Gli sfiorati Veronesi inizia a rivelarsi come uno scrittore fantasioso e raffinato. Nel 1992 esce Cronache italiane, raccolta di articoli apparsi per la maggior parte sul supplemento domenicale de il Manifesto negli anni tra il 1988 e il 1991.  Dopo lo studio sulla pena di morte nel mondo (Occhio per occhio), Veronesi scrive Venite, venite B 52 (vincitore del Premio Fiesole nel 1996), con cui si allontana fatalmente dalla narrativa della tradizione italiana, avvicinandosi a certi autori americani della cultura psichedelica, come Thomas...

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